Marcel Proust, la Repubblica 20/10/2013, 20 ottobre 2013
MONSIEUR PROUST E IL CONDOMINIO
(1909)
102 boulevard Haussmann
Monsieur, poiché assai spesso vi impongo il contraccolpo dei miei problemi mandando a pregarvi, quando le mie crisi d’asma sono troppo forti, di procurarmi un po’ di silenzio, credo che sia più che giusto che quando ho qualcosa di gradevole vi chieda di condividerla con me. Spero che vorrete accettare questi quattro fagiani con la stessa semplicità con cui io ve li offro come vicino. Mi raccomando a voi per lunedi 19, dopodomani. Devo fare il grande sforzo di cercare di uscire la sera, e poiché tutta la notte ho delle crisi d’asma, se il mattino ci sono colpi di martello sopra di me non posso più sperare di riposare per tutto il giorno, la crisi non si ferma più e la mia uscita diventa impossibile.
Vi prego di gradire i sensi della mia più devota stima.
(1909)
Madame,
siete gentile a pensare al rumore. Finora è moderato e si approssima relativamente al silenzio. In questi giorni è venuto un idraulico tutte le mattine dalle 7 alle 9: evidente era la sua ora prediletta. Non posso dire che a questo riguardo le mie preferenze concordassero con le sue! Ma è stato più che sopportabile. Vogliate gradire, Madame, i miei rispettosi omaggi di sincero attaccamento.
Spero che abbiate buone notizie del Dottore. Vi chiedo di presentargli i miei omaggi.
(1911)
Madame,
ho sempre pensato che il rumore sarebbe sopportabile se fosse continuo. Dal momento che la notte riparano il boulevard Haussmann, di giorno rifanno il vostro appartamento e negli intervalli demoliscono il negozio del 98 bis, è probabile che quando questa armoniosa squadra si disperderà, il silenzio risuonerà al mio orecchio in modo così anormale che rimpiangerò la mia Ninnananna. Degnatevi di accettare i miei rispettosi omaggi.
(estate 1915)
Madame,
spero che non mi troverete troppo indiscreto. Ho avuto molto rumore in questi giorni e poiché non sto bene sono più sensibile al riguardo. Ho saputo che dopodomani il Dottore lascerà Parigi e immagino tutto ciò che questo comporta per domani in termini di “inchiodatura” di casse. Sarebbe possibile inchiodare queste casse stasera, oppure inchiodarle domani, ma solo a partire dalle 4 o dalle 5 della sera (se la mia crisi finisse prima mi affretterei a farvelo sapere)? Oppure, se è indispensabile inchiodarle di mattina, inchiodarle nella parte del vostro appartamento che si trova sopra la mia cucina, e non quella che sta sopra alla mia camera. Quando dico sopra alla mia camera intendo anche sopra alle stanze contigue, perché un rumore così discontinuo, e così “eclatante” come il battere di colpi, si sente anche in quelle dove è leggermente attutito. Vi confesso che mi secca molto parlarvi di cose del genere e ne sono mortificato oltre ogni dire. Ho forse come scusante, se lo faccio oggi, innanzitutto di non averlo fatto per tutto l’anno, e in secondo luogo il fatto che le circolari del ministro della guerra si succedono a ritmo così rapido e contraddittorio che la mia situazione militare, già tre volte risolta, a quanto sembrava, è nuovamente rimessa in discussione. Attendo la visita del Maggiore, annunciata da dieci giorni e che ancora non è avvenuta, cosa che mi dà ancora più motivi per vivere “con l’orecchio teso”, mi disturba nelle mie fumigazioni che potrebbero infastidirlo (dato che ignoro il giorno e l’ora della sua venuta) e mi lascia ancora più disarmato di fronte alle malattie.
Vogliate gradire i miei più rispettosi omaggi. Non vi affaticate a rispondermi!
(10 agosto 1915)
Madame,
poiché avete avuto la bontà di chiedermelo, mi consentite di parlarvi con molta franchezza. Ieri, verso le 7?, oggi verso le 8, 8¼ mi ha un po’ disturbato, e capirete il motivo. Avendo ricevuto ieri (finalmente) la visita del Maggiore che mi ha dichiarato rivedibile fra qualche mese, mi ero ripromesso di cambiare i miei orari per riuscire a vivere un poco di giorno. E per cominciare, non avendo dormito per diversi giorni, mi ero concesso quattro ore di sonno per calmare una crisi. E alle 10 del mattino mi dovevo alzare. Ma alle 8, i colpettini leggeri sul parquet sopra di me sono stati così precisi che il Veronal non è servito a niente e mi sono svegliato, solo troppo presto perché la crisi si fosse calmata. Ho dovuto rinunciare ai miei bei progetti di cambiare orari (che forse riprenderò, ma non dipende dalla mia volontà ma dalla mia salute), riprendere (poiché la crisi infuriava) medicine su medicine, troppe, cosa che ha peggiorato tutto. Ve lo dico poiché me lo chiedete, perché so che lo comprendete, il dispiacere di una mia riforma aspetterà molto a lungo, intralciato da rumori tanto piccoli (a cui fra qualche giorno la riforma, se fosse andata a buon fine, mi avrebbe forse reso indifferente). Ciò che mi disturba non è mai il rumore continuo, anche forte, purché non sia battuto, sul parquet, (forse il più delle volte è nell’angolo del corridoio, più che nella camera stessa). E tutto quello che viene trascinato sul parquet, che ci cade, ci corre sopra.
Sono quattro giorni che voglio inviarvi la replica vegetale alle vostre Rose. L’attesa del Maggiore mi impediva di inviarla. Finalmente potrò farlo. Ma sono deluso: avevate promesso di chiedermi dei libri, dei libri illustrati, dei Ruskin? Forse è pesante sul vostro letto… Penso a voi continuamente, vogliate gradire la mia rispettosa riconoscenza.
(1915)
Madame,
avete lasciato tanti operai e una Dame Terre – che non oso chiamare semmai «Terribile», (poiché quando ho ottenuto che gli operai prolungassero un po’ l’orario nel pomeriggio per portare avanti i lavori senza svegliarmi troppo, lei ingiunse loro con violenza e forse per sadismo di cominciare a picchiare alle 7 del mattino sopra la mia testa, nella stanza immediatamente sopra la mia camera, ordine a cui sono costretti a ubbidire) che non ho alcuna forza per scrivere e ho dovuto rinunciare ad assentarmi. Poiché stanno rifacendo un negozio a fianco avevo ottenuto con gran fatica che cominciassero a lavorare tutti i giorni non prima delle due. Ma questo successo è distrutto, poiché molto più vicino, di sopra, cominciano alle 7. Aggiungo, per essere giusto, che i vostri operai che non ho l’onore di conoscere (come nemmeno la terribile dama) devono essere incantevoli. E i vostri pittori (o il vostro pittore), caso unico nel loro genere e nella loro corporazione, non praticano l’Unione delle Arti, non cantano! Generalmente un pittore, soprattutto un imbianchino, crede proprio di dovere coltivare insieme all’arte di Giotto quella di Reszké. Costui tace, mentre l’elettricista batte. Spero che rientrando a casa non troviate intorno a voi niente di meno che gli affreschi della Cappella Sistina… Vorrei tanto che il vostro viaggio fosse andato bene.
(autunno 1915)
Madame,
questa qui è soltanto una parola da vicino. Sono costretto a uscire molto malato, e non so in che stato rientrerò! Ora, domani è domenica, giorno che d’abitudine mi offre il contrario del riposo settimanale, perché nel cortiletto contiguo alla mia camera viene sbattuto il tappeto del vostro appartamento, con estrema violenza. Posso per domani domandare grazia? Oppure farvi avvertire quando procederò alle mie fumigazioni, perché approfittiate di quel momento. Spero che non mi troverete troppo indiscreto e pongo ai vostri piedi i miei rispettosi omaggi.
(novembre 1915)
Madame,
temo che l’arrivo inopinato, questa sera a mezzanotte, del mio amico Reynaldo Hahn, che per la prima volta da quindici mesi tornava dal fronte e che è entrato «in battaglia», non vi abbia occasionato un rumore che avrebbe ricompensato assai male quello che voi mi evitate. Ero molto emozionato di rivederlo. Gli chiederò di non essere più così rumoroso. Mi chiedo anche se la voce della mia cameriera, così acuta, non salga fino a voi. Resta da me fino a tarda ora e non fa alcun rumore nei suoi movimenti. Ma se si sentisse la sua voce, vi prego di dirmelo. Prescrivendomi certe modifiche nel mio modo di fare, non so dirvi l’intimo piacere che mi fareste. Il loro ritorno quotidiano mischierebbe la vostra immagine alla mia obbedienza. Clary mi ha detto quanto eravate brava a suonare. Non potrei una volta salire ad ascoltarvi?
(Traduzione di Fabio Galimberti)
Da Lettres à sa voisine
Correspondance
© Editions Gallimard 2013