Michele Bocci, la Repubblica 20/10/2013, 20 ottobre 2013
SANITÀ SENZA PIÙ FRONTIERE VISITE ALL’ESTERO, PAGA LA ASL
SPOSTARSI in Francia per curare un tumore o in Spagna per un intervento oculistico delicato. Senza costi, senza bisogno di autorizzazioni. E magari informandosi in Rete su quale medico scegliere, grazie ai dati sulla qualità dell’assistenza degli ospedali che ogni Paese dovrà mettere su Internet. La libera circolazione dei pazienti in tutta la Ue sta per diventare realtà.
L’APPUNTAMENTO è tra il 25 ottobre prossimo e il 4 dicembre, quando gli Stati membri dovranno recepire una direttiva Ue del 2011 che applica ai malati i principi già in vigore per merci e servizi. Il senso della norma è chiaro: chi vive nell’Unione deve poter usufruire della sanità ovunque all’interno della stessa, e non solo, come già avviene, per problemi urgenti che possono capitare a turisti e viaggiatori. Un concetto semplice ma di applicazione piuttosto complicata.
Per questo gli Stati stanno pensando di sfruttare gli articoli della direttiva che concedono di mettere alcuni paletti.
Si vuole evitare ad esempio che partano troppe persone dai Paesi poveri verso quelli più ricchi e con ospedali migliori, e allo stesso tempo che questi ultimi si ritrovino a curare molti più malati del previsto, con gravi conseguenze sulle liste di attesa. E così potrebbe essere richiesta un’autorizzazione preventiva da parte delle autorità sanitarie per chi vuole andare all’estero. Anche l’Italia sta pensando di renderla obbligatoria. Del resto, già oggi sono molte di più le persone che dal nostro Paese partono per l’estero di quelle che entrano. Un trend che al ministero vogliono invertire. La nuova normativa metterà in concorrenza la sanità degli Stati membri e a Roma sono convinti che la qualità dei centri di eccellenza italiani attrarrà molti pazienti.
In base alla direttiva, uno Stato che decide di rendere obbligatoria l’autorizzazione preventiva deve dare comunque il via libera a spostarsi quando nelle sue strutture ci sono attese troppo lunghe per quella prestazione. Può invece rifiutare il permesso se rileva un rischio per la salute del paziente nella scarsa qualità della struttura da lui scelta. C’è inoltre un aspetto che rischia di ridurre i casi di emigrazione sanitaria. Secondo le norme tocca al cittadino anticipare il costo dell’intervento all’estero. Dopo, il suo Paese gli rimborserà la spesa in base al valore che riconosce per quel determinato atto sanitario. Se in Francia un’operazione costa 5 mila euro e in Italia 4 mila, chi si sposta spenderà mille euro di tasca sua. Se invece il valore della prestazione all’estero è inferiore, si potrà chiedere il rimborso di una parte del viaggio. Per certe prestazioni di alta specialità esiste già un regolamento europeo che prevede che il paziente non anticipi niente, sempre se autorizzato. Gli Stati dovranno rendere noto ai propri cittadini quale dei due sistemi è più conveniente. A ben guardare la direttiva, che prevede anche la validità delle prescrizioni mediche in tutti gli Stati membri, introduce una innovazione importante anche per chi non vuole spostarsi. Gli Stati infatti devono mettere online i dati sull’assistenza prestata dai propri ospedali. Vanno cioè creati dei siti, e il ministero alla Sanità lo sta già facendo, in cui si elencano le varie strutture e l’efficacia delle cure che offrono. Inoltre devono essere disposti dei “punti di contatto” telefonici attraverso i quali dare informazioni sugli ospedali. Quello italiano è già pronto, all’inizio sarà in grado di rispondere in tre lingue.