Edoardo Boncinelli, Corriere della Sera 20/10/2013, 20 ottobre 2013
VITA PIÙ LUNGA DI TRE MESI OGNI ANNO LA RIVOLUZIONE CHE NON VEDIAMO
È noto che da un po’ di tempo la nostra vita si sta allungando con ritmo costante: guadagniamo più di un trimestre di vita ogni anno che passa. Con un bonus per le donne, che vivono in media sei-sette anni più dei maschi. Questi dati valgono più o meno per tutti i Paesi sviluppati, ma anche per molti di quelli meno sviluppati, anche se lì la vita media può essere assai più bassa.
Tutto ciò sta accadendo, in maniera strisciante e quasi in sordina, perché abbiamo cambiato il nostro stile di vita: si mangia quasi regolarmente, ci si cura e si lavora generalmente in maniera meno disumana. Se guardiamo nel dettaglio le ragioni del cambiamento, osserviamo che all’inizio del fenomeno stesso la causa principale di questo allungamento della nostra vita media era dovuto alla riduzione della mortalità infantile. È chiaro che quando i bambini morivano spesso in tenera o tenerissima età, il valore della vita media ne risultava molto ridotto. Per i Paesi sviluppati, ciò non è quasi più vero, anche se non ci possiamo legittimamente ancora ritenere soddisfatti dei risultati ottenuti. È subentrata quindi da queste parti una seconda fase, di natura assai diversa: la vita media si sta allungando per i progressi della medicina della terza e quarta età; ci si cura meglio anche da anziani e si vive di conseguenza una vita migliore anche a una certa età. Come risultato la vita si è allungata ulteriormente, praticamente senza aver messo in atto nessuna diavoleria.
L’età avanzata comporta malattie abbastanza particolari, alcune delle quali sono aumentate con l’allungamento della vita media, mentre di altre non si era quasi sentito parlare prima. Si può trattare di tumori di vari tipi, di malattie cardiocircolatorie, di diverse patologie neurodegenerative, di diabete senile o di disturbi della risposta immune, sordità, cecità e simili. Per tutte queste la medicina ha fatto enormi progressi e si comincia a sentire parlare addirittura di medicina rigenerativa. Non si tratta di un capitolo simpatico della medicina, ma è quanto di più attuale ci sia in ballo in questo momento e in un prevedibile futuro. L’ostacolo più consistente è probabilmente rappresentato dalle malattie neurodegenerative, anche per i contorni tragici del loro decorso per i pazienti e per le loro famiglie, una vera piaga. Pure se la diagnosi di tumore è ancor oggi la più temuta, enormi passi avanti sono stati fatti e vengono fatti ogni anno in questo campo, con grande sollievo per tutti.
Se le cose continueranno così, e non c’è motivo di pensare il contrario, occorrerà dare un nuovo assetto alla nostra società, in modo da fornire una vita piacevole e interessante alle nuove masse di persone di una certa età che saranno sempre più consistenti. Le motivazioni dei trent’anni sono diverse da quelle dei cinquanta anni e ancora di più da quelle dei settanta. E le motivazioni sono l’essenza e l’anima della vita, a tutte le età. Non si può vivere bene senza vere motivazioni. Occorrono quindi proposte nuove e un profondo ripensamento della struttura della società. Ciò non è ancora successo perché i cambiamenti sono stati troppo lenti e continui per poter essere percepiti a fondo. Va da sé inoltre che le condizioni di salute dei nuovi anziani sono fondamentali. Non ha senso essere ancora in vita, se le condizioni di salute non sono buone, almeno per lunghi periodi. La medicina di domani dovrà quindi assicurare la sopravvivenza a persone di età sempre più avanzata, ma anche assicurare loro una condizione fisica sempre più soddisfacente.
La medicina di domani dovrà essere conservativa, se non rigenerativa. E infondere soprattutto speranza.