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 2013  ottobre 20 Domenica calendario

I VERDETTI E LA PARTITA DEI TEMPI TUTTO CONGELATO FINO AL 2014


E adesso? Adesso non succede niente. Niente subito, e pure per parecchi mesi su tutti e tre i versanti sanzionatori di Silvio Berlusconi dopo la sua condanna il primo agosto scorso per frode fiscale sui diritti tv Mediaset: niente subito sulla pena principale di 4 anni di carcere, ridotti a 12 mesi dallo sconto di 3 anni dell’indulto 2006, e destinati a essere eseguiti nella misura alternativa al carcere dell’affidamento in prova ai servizi sociali; niente subito sull’interdizione per 2 anni dai pubblici uffici, fissata ieri dalla Corte d’appello di Milano; e niente subito anche sulla decadenza e incandidabilità per 6 anni, conseguenti all’applicazione dei requisiti di dignità degli eletti che il Parlamento nel 2012 aveva scelto di darsi con la legge Severino.
Servizi sociali
Tanto per cominciare dalla residua pena principale, i 12 mesi del condannato Berlusconi, che in concreto gli verranno ulteriormente ridotti a 10 mesi e mezzo dal beneficio di 45 giorni di «liberazione anticipata» di cui godono tutti coloro che espiano ogni segmento di 6 mesi di pena, saranno infatti decisi, e dunque scatteranno con il loro bagaglio di prescrizioni (non uscire di casa dalle 23 alle 6, non frequentare pregiudicati, non uscire dalla regione), soltanto quando il Tribunale di Sorveglianza di Milano avrà esaminato la pratica: cosa che, con i tempi medi di Milano per i condannati non detenuti, non avverrà prima della primavera.
Decadenza
In Senato prosegue intanto la procedura che, a dispetto dell’avverbio «immediatamente» che campeggia in teoria nella legge Severino, dovrebbe prima o poi sfociare nel voto dell’assemblea di Palazzo Madama sulla decadenza da parlamentare del senatore Berlusconi, il quale, sempre in base al testo votato anche dalla sua maggioranza all’epoca del governo Monti, da quel momento non potrebbe nemmeno più candidarsi alle elezioni per 6 anni. Le resistenze in seno al Pdl che sostiene la non applicabilità della legge a Berlusconi, combinate alle incognite dentro il Pd e alle tensioni che stanno scomponendo e ricomponendo il centro, potrebbero far slittare il voto ancora di altre settimane fino ad approdare alla terra promessa di dicembre, quando ad avere la priorità nelle sedute del Senato sarebbe per forza l’esame e l’approvazione della legge di Stabilità determinante per i conti del Paese. La sensazione è che per l’ennesima volta, dunque, la politica sia tentata dall’idea di frenare i tempi della propria autonomia sulla legge Severino per farsi raggiungere e superare dal fatto compiuto della magistratura, che le toglierebbe le castagne dal fuoco se facesse prima passare in giudicato penale i 2 anni di interdizione di Berlusconi dai pubblici uffici decisi ieri.
Interdizione
Anche questa prospettiva ha però tempi non rapidi. Intanto, meno di due mesi non sarebbero materialmente possibili: i giudici d’Appello, infatti, hanno 15 giorni per depositare le motivazioni, poi i difensori avranno 30 giorni per fare ricorso in Cassazione, quindi i faldoni dovranno essere spediti a Roma, dove anche la più fulminea delle fissazioni in Cassazione dovrà rispettare un preavviso minimo di 30 giorni.
Ma è irrealistico anche immaginare come orizzonte questi soli 2 mesi di tempi forzatamente tecnici, perché il carico delle varie sezioni di Cassazione fa fissare i procedimenti in media dopo circa altri 3/4 mesi; e diversamente dalla pena principale per le imputazioni di cui si discuteva nel processo, dove esisteva un problema di imminente prescrizione che determinò l’anticipazione a fine luglio del giudizio di Cassazione davanti alla sezione feriale, la pena accessoria della interdizione non presenta alcun rischio di prescrizione: insomma, anche in questo caso è improbabile che l’interdizione dai pubblici uffici divenga definitiva prima della primavera. Il che da un lato lascia un margine di manovra politica a Berlusconi, e dall’altro lato rischia di sovrapporsi potenzialmente magari proprio a una campagna elettorale nel caso in cui l’ex premier dovesse riuscire a ottenere il voto anticipato. Senza dimenticare che persino la definitiva interdizione di 2 anni dovrà avere un minipassaggio parlamentare di mera presa d’atto: mini, eppure protrattosi 14 mesi nel caso di Previti nel 2006/2007.
L. Fer.

lferrarella@corriere.it