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 2013  ottobre 18 Venerdì calendario

TROPPI PROFUGHI SOFIA COSTRUISCE MURO ANTI-SIRIANI


Sarà lungo 30 chilometri e alto tre metri il muro anti-migranti che la Bulgaria si appresta a costruire ai confini con la Turchia. Il progetto è già avviato: più che un muro di cemento, sarà una barriera di filo spinato sostenuta da una base fissa e da colonne in calcestruzzo. Il governo ha intenzione di erigerlo nei pressi di Elhovo, nel sudest del Paese, per frenare l’ondata di immigrati, soprattutto dalla Siria. Il viceministro dell’Interno, Vasil Marinov, ha escluso che il fil di ferro sarà attraversato da corrente elettrica, anche se ci saranno sensori in grado di segnalare tentativi di passaggio. Non è male per il confine terrestre più orientale dell’Unione europea.
Poco più a sud, il confine separa tre nazioni: Turchia, Bulgaria e Grecia. Il fiume Evros è l’ultimo ostacolo per tutti coloro che tentano di approdare in Europa. E in centinaia si tuffano nel tentativo di raggiungere la sponda bulgara. È la «porta orientale», citata anche dal ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, in audizione ieri al Senato: «La rotta che porta via terra in Bulgaria è il punto d’uscita del grande flusso migratorio utilizzato dai siriani, fuoriusciti in Libano e Giordania».
MISURE D’EMERGENZA
«Il governo nel panico per i rifugiati», titolava ieri il quotidiano bulgaro Sega, che spiegava nell’articolo che le autorità bulgare si preparano ad adottare «una serie di misure d’emergenza per la crisi dei rifugiati». Negli ultimi mesi ne sono arrivati nel Paese oltre seimila, il 90% dei quali siriani, mentre secondo le previsioni a breve ne potrebbero arrivare altri 20mila. Il ministero dell’Interno riceverà perciò 13,5 milioni di euro supplementari, di cui 5 milioni dedicati alla costruzione del muro lungo la frontiera con la Turchia. Sofia ha anche chiesto ad Ankara di rafforzare il controllo della frontiera comune, per ridurre l’afflusso di rifugiati. «La parte turca s’è impegnata a rafforzare le misure (di controllo) sulla frontiera – ha fatto sapere il ministro Tsvetlin Yovchev – noi abbiamo ottenuto il loro accordo per creare delle pattuglie comuni». La Bulgaria ha proposto ad Ankara e ad Atene di creare un centro comune di controllo della frontiera nella regione del principale posto di passaggio, Kapitan-Andreevo, e lungo la frontiera con la Grecia. «Ma quasi 1’85% degli immigrati illegali passano la frontiera turca attraverso Elhovo», ha specificato il viceministro, e proprio questa zona, ha aggiunto, è la più difficile da controllare lungo il confine di 259 chilometri con la Turchia.
Obiettivo ufficiale della barriera, ha detto Marinov, non è fermare chi cerca rifugio e scappa dal conflitto siriano, ma aumentare il livello di sicurezza in questa parte della frontiera. Proposto già in passato, ufficialmente il progetto aveva addirittura solo lo scopo di fermare le invasioni di animali malati.
Dall’inizio della crisi siriana, la Bulgaria ha visto aumentare esponenzialmente l’arrivo di profughi e richiedenti asilo dal Paese mediorientale. Tutti arrivano dopo essere transitati in Turchia. Tutti o quasi, vedono nella Bulgaria solo una tappa di passaggio, nel tentativo di raggiungere i Paesi dell’Europa centrale e settentrionale. Molti hanno parenti e amici che li aspettano, ma non possono raggiungerli, almeno fino a che non saranno usciti dal limbo legale in cui sono bloccati. Negli ultimi mesi, secondo i dati ufficiali, il loro numero ha subito una brusca accelerazione. «Se nei mesi passati registravamo 400 arrivi al mese, ad agosto abbiamo toccato i 1500», ha spiegato Marinov. Ogni giorno la polizia di frontiera ferma decine di persone e secondo le autorità bulgare, le limitate strutture di accoglienza del Paese sono già esaurite. Nel caso di un’ulteriore escalation della guerra civile in Siria, però, il peggio potrebbe ancora arrivare. Tanto che il ministero della Difesa ha annunciato la decisione di mettere a disposizione 26 siti in disuso, che potrebbero fornire un tetto provvisorio ad almeno 10mila persone.
Sofia così accarezza l’idea di sigillare le proprie frontiere, ma il progetto appare difficilmente realizzabile. Non tanto perché in aperto contrasto con impegni internazionali (come la convenzione di Ginevra sui rifugiati) ma perché sarà difficile blindare tutta la frontiera.