Telesio Malaspina, L’Espresso 18/10/2013, 18 ottobre 2013
ELEZIONI A LUCI ROSSE
Non bastava lo scandalo politico-affaristico-sessuale che ha portato alle dimissioni del primo ministro Petr Necas e alle elezioni anticipate del 25 e 26 ottobre prossimi. Adesso, nella Repubblica Ceca, tocca a Katerina, 19 anni, amatissima figlia del presidente della Repubblica Milos Zeman, far parlare di sé per una festa hard a luci rosse, un party con attrici e attori del porno in cui è stata fotografata con microgonna nera, tacchi a spillo e camicetta molto scollata. Mentre accanto accadono scene esplicite. La stampa scandalistica ha pubblicato gli scatti, lei si è timidamente difesa accennnado a uno scambio di persona, una ragazza che le somiglia insomma. Fragile alibi ai tempi di YouTube e della Rete dove sono subito comparsi video inequivocabili. Il clamore suscitato dalla vicenda è direttamente proporzionale all’esposizione mediatica di Katarina che frequenta l’ultimo anno di un liceo privato a Praga e che è stata il volto della vittoriosa campagna elettorale del padre, un anno fa, al contrario della riservatissima madre Ivana. Ha girato spot elettorali e, una volta asceso il genitore al Castello, sede del Capo dello Stato, è comparsa numerose volte in pubblico in occasioni ufficiali. Tanto da diventare, per il suo esibito entusiasmo, personaggio fisso delle rubriche dei media, per i flirt o per il costume provocante delle vacanze in Croazia: la deriva rosa della politica ormai comune a ogni latitudine.
Non c’era bisogno del nuovo "affaire" in un Paese stremato dalla crisi economica e che arriva alle urne già provato dalla bufera che ha travolto il premier Petr Negas, 49 anni a novembre, oggi un privato cittadino con problemi economici, un matrimonio finito e una seconda moglie, sposata a settembre, che è poi la stessa donna all’origine del suoi guai iniziati nel giugno scorso. Fino ad allora Petr Necas aveva la reputazione di uomo retto, profondamente legato ai valori cristiani. Laureato in fisica, mai convolto prima in vicende poco chiare, la sua era stata una costante ascesa verso i vertici del potere. Entrato nel Partito democratico civico (Ods), una formazione di centrodestra, nel 1991, solo quattro anni dopo era giù ministro della Difesa. Poi, dal 2006 al 2009 vicepremier e ministro del Lavoro e degli Affari sociali. Nel 2010 aveva sostituito Mirek Topolanek (diventato famoso in Italia per le fotografie con nudo a Villa Certosa, ospite di Silvio Berlusconi) alla guida del partito da lui vittoriosamente gestito in due campagne elettorali tanto che da tre anni era diventato primo ministro. Dal 2006 era entrata nella ristretta cerchia dei suoi collaboratori Jana Nagyova, bionda e appariscente coetanea, ragioniera di professione, poi assurta alla poltrona di suo capo di gabinetto. La donna beneficiava dell’assoluta fiducia del primo ministro e alcuni media si erano spinti a ipotizzare un rapporto di natura sentimentale tra i due. Quelle che erano solo congetture sono state confermate quando a giugno sono state rese note da centinaia di ore di intercettazioni telefoniche dove il tenore delle conversazioni tra i due era quello degli amanti. Ed era il problema minore, anche se coinvolgeva una figura pubblica di primo piano, perché da quelle chiacchierate spiate dalla magistratura nell’ambito di un’inchiesta penale in corso è emersa una vicenda di corruzione e abuso di potere che coinvolge anche diversi (ora ex) esponenti del governo, dell’Ods, alcuni dirigenti dei servizi segreti e manager.
Le colpe di Jana? Risulterebbe la figura chiave nell’affare di corruzione politica consistente in una serie di scambi di favori con almeno tre deputati del partito di governo. Non è tutto. Di un altro reato, quello che ha fatto più rumore, è accusata l’ambiziosa Nagyova: aver ordinato a due ex dirigenti degli 007 della Repubblica Ceca di far pedinare Radka Necasova, 47 anni, moglie dell’ex primo ministro e madre dei suoi quattro figli. La donna ha negato che Necas fosse al corrente della sua iniziativa e precisato di aver agito da sola «per interessi esclusivamente privati». Il suo avvocato sostiene che ha fatto seguire la moglie dell’ex primo ministro l’autunno scorso per il sospetto che avesse dei rapporti con i Testimoni di Geova. Secondo l’accusa, invece, avrebbe cercato di incastrarla perché il marito divorziasse, cosa poi effettivamente accaduta dopo 25 anni di matrimonio. E con le inevitabili conseguenze: separazione, veloce nuovo matrimonio con Jana in un castello alle porte di Praga e problemi economici per via del denaro che deve corrispondere per Radka e le due figlie minorenni. Necas lavora adesso in un centro di ricerca dove percepisce uno stipendio di circa 2 mila euro. Secondo la stampa ceca, avrebbe bisogno almeno del triplo, cioè di guadagnare 150 mila corone al mese (circa 6 mila euro): non facile in un Paese dove lo stipendio medio è di 25 mila corone.
I rovesci personali di Petr Necas vanno di pari passo con quelli del suo partito. Dopo la retata nella sede del governo che aveva portato in carcere, tra gli altri, la stessa Jana, si era dovuto dimettere a giugno da premier e da presidente dell’Ods, fondato negli anni Novanta dall’ex presidente della Repubblica Václav Klaus. In vista del voto di fine ottobre l’Ods viene dato in caduta libera, secondo alcuni sondaggi addirittura sotto la soglia di sbarramento del 5 per cento quando aveva il 35,4 nel 2006 e il 20,4 tre anni fa. Un consenso eroso anche a causa di alcune scelte impopolari come le misure di austerità tra cui la riforma del sistema pensioniastico, l’aumento al 17,5 per cento della tassa che equivale alla nostra Iva. Senza contare i guasti provocati dal periodo di recessione più lungo della storia della Repubblica Ceca che ha portato la disoccupazione al 7,5 per cento mentre è cresciuto anche il numero degli "working poor" cioè di coloro che un lavoro ce l’hanno ma sono scivolati ugualmente nella fascia sociale dei cittadini poveri: categoria a cui appartengono soprattutto donne. E con l’Ods schierata contro gli aumenti degli stipendi (che vanno perdendo sempre più il loro potere d’acquisto) perché nuocerebbero all’occupazione e alle imprese. Un disastro di immagine, e anche sostanziale, a cui si era creduto di porre rimedio ricandidando l’ex presidente della Repubblica Václav Klaus, noto per le sue posizioni euroscettiche, che però «dopo lunghe e dolorose riflessioni», ha deciso di declinare l’invito.
I sondaggi, all’opposto, vedono in ascesa i partiti di sinistra, i socialdemocratici del Cssd e i comunisti del Kscm che finora sono stati all’opposizione. Si prevede anche un rafforzamento del piccolo Partito dei diritti civili (Spoz), di sinistra, fondato nel 2009 dal presidente della Repubblica Milos Zeman, che dovrebbe superare la soglia di sbarramento. Sempre che, negli ultimi giorni di campagna elettorale, non pesino l’idiosincrasia più volte manifestata dal capo dello Stato verso i protocolli costituzionali da lui definiti «pure idiozie» e lo scandalo a luci rosse della figlia.
Destra in sfacelo, socialisti e comunisti in forte recupero. Anche se forse i loro voti non saranno sufficienti a formare il governo. Ed ecco che nasce, all’orizzonte, la stella di Andrej Babis, il secondo uomo più ricco della Repubblica Ceca e già ribattezzato, con scarsa fantasia, il "Berlusconi di Praga". Titolare della "Agrofert", settore agricolo-alimentare, ha fondato un partito "Ano 2011" e comprato, a luglio, i due principali quotidiani del Paese. Il suo programma: taglio delle tasse, più posti di lavoro e moralità delle istituzioni (naturalmente). I sondaggi lo accreditano del 14 per cento di consensi, terzo partito dopo i due di sinistra. Fosse vero, sarebbe l’ago della bilancia per il prossimo esecutivo.