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 2013  ottobre 18 Venerdì calendario

CASO FASTWEB ASSOLTO SCAGLIA A MOKBEL QUINDICI ANNI


IL PROCESSO
ROMA Si conclude con diciotto condanne e sette assoluzioni il mega processo Telecom Italia Sparkle-Fastweb: riciclaggio transnazionale per due miliardi di euro ed evasione fiscale da 400milioni. È l’inchiesta che nel febbraio 2010 aveva portato all’arresto di 56 persone. E tra gli assolti ci sono anche Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb, e Stefano Mazzitelli, ex ad di Telecom Italia Sparkle, entrambi finiti in carcere tre anni fa. Quindici anni di reclusione, invece, è la condanna per Gennaro Mokbel, faccendiere dell’estrema destra e, per i pm, tramite tra l’organizzazione e la criminalità.
«Lei lo sapeva sin dall’inizio che io ero innocente», ha sussurrato dopo la lettura del dispositivo Scaglia al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. E ai giornalisti ha detto: «E’ finito un incubo».
LA SENTENZA
La pena più altra è per Mockbel, ma è pensante anche la sentenza per il consulente Carlo Fiocarelli, considerato insieme al faccendiere di estrema destra ideatore del riciclaggio: undici anni di reclusione. La prima sezione del Tribunale ha invece inflitto otto anni a Giorgia Ricci, moglie di Mokbel, sette a Luca Berriola, ex dirigente della Finanza, cinque anni e quattro mesi all’avvocato Paolo Colosimo, 9 anni per Silvio Fanella e sei anni per Bruno Zito, l’unico dei manager condannato. Oltre a Scaglia e Mazzitelli sono stati assolti per non aver commesso il fatto o perché il fatto non costituisce reato anche Antonio Catanzariti, Massimo Comito, Roberto Contin, Manlio Denaro, Silvio Fanella.
L’INCHIESTA
Le indagini, condotte dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai pm Giovanni Bombardieri e Francesca Passaniti, riguardavano la cosiddetta «frode Carosello». La truffa sarebbe consistita nel creare «ingenti poste passive di bilancio dovute alle apparenti uscite di centinaia di milioni di euro in favore di società ”cartiere”». Secondo l’accusa, le somme apparentemente spese per pagare l’Iva in favore delle ”cartiere” consentivano a Fastweb e Tis di realizzare fondi neri per enormi valori. Il denaro sembrava speso per attività commerciali legittime e in bilancio risultava tra le uscite. Un movimento che per i pm «serviva solo a utilizzare liberamente il denaro incassato attraverso il pagamento dell’Iva versata dai clienti di Fastweb e Telecom Italia Sparkle e che non era mai stato versato all’erario». Agli imputati veniva contestata, a vario titolo, l’associazione a delinquere transnazionale finalizzata al riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni ed evasione fiscale.