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 2013  ottobre 18 Venerdì calendario

MARTELLI: NON CI SONO PRECEDENTI, È CHIARO CHE NON C’ENTRA NULLA


ROMA Claudio Martelli, ex vicepremier e ministro della Giustizia, è sconcertato: «Il capo dello Stato chiamato a testimoniare? Si tratta di una novità assoluta, almeno che io ricordi. Sappiamo che alle spalle c’è stato un conflitto di attribuzioni tra il Colle e la Procura di Palermo, e la Corte d’Assise ha accolto, almeno in parte, le richieste del Pm. E’ palese che Napolitano con la presunta trattativa Stato-mafia del ’92 non c’entra nulla».

Un Presidente della Repubblica in un’aula di tribunale: brutto segno dei tempi...

«Ma non credo che questo sia scontato o che accadrà comunque. Come è giusto e doveroso saranno salvaguardate le prerogative del Presidente: se renderà testimonianza lo farà dal Quirinale o in teleconferenza. Non è escluso che vengano ravvisati motivi che corroborino e giustifichino un eventuale no alla testimonianza stessa. Vedremo».

Lei ha appena scritto un libro, “Ricordati di vivere”, in cui ripercorre la sua traiettoria politica e parla anche del ’92, dell’ex Guardasigilli Conso che attenuò il 41 bis. «Decisione così eccentrica da risultare incredibile», la definisce. Perché?

«Su questa vicenda di una presunta trattativa Stato-mafia faccio fatica a vedere responsabilità penali. Rilevo invece enormi responsabilità politiche. Faccio fatica ad immaginare che si siano seduti attorno ad un tavolo, per trattare, rappresentanti dello Stato da una parte e dall’altra emissari di Cosa Nostra. Anche se c’è una deposizione del generale Mori nella quale parla esplicitamente di una trattativa intavolata con Vito Ciancimino».

E «l’enorme responsabilità politica» qual è e a chi fa capo?

«E’ quella di Conso e di chi con Conso - e uso le sue parole - ha deciso “di mandare un messaggio di disponibilità all’ala moderata di Cosa Nostra guidata da Bernardo Provenzano al fine di fermare le stragi”. E’ una responsabilità enorme perché nel momento in cui lo Stato - all’insegna di una strategia di contrasto durissimo, carcere duro compreso - ingaggia un duello mortale con la mafia dopo le stragi di Capaci e via d’Amelio in cui furono trucidati Falcone, Borsellino e gli uomini di scorta, c’è invece un pezzo della politica che manda un segnale completamente diverso, di disponibilità. Si tratta di un crimine politico: Cosa Nostra è autorizzata a pensare che se affonda ancora di più il coltello, di più otterrà».

Ma può Conso aver deciso tutto da solo?

«Il suo è un atteggiamento nobile. Si piglia tutta la responsabilità per non darla alla sola persona che può averlo autorizzato: il Presidente della Repubblica dell’epoca, Oscar Luigi Scalfaro».

Lei scrive nel libro: tutti sanno, nessuno ricorda. Il male oscuro della Prima e Seconda repubblica?

«Il male oscuro è di non avere memoria. L’unica strada è dire la verità. A partire dal riconoscimento delle responsabilità, ciascuno per la sua parte».