Anna Peyron, la Stampa 18/10/2013, 18 ottobre 2013
DEDICATA ALLA BELLA AIMÉE REGINA NELL’HAREM DI TOPKAPI
La Belle Sultane, nome intrigante per una rosa. Arriverà sicuramente dall’Oriente, si presenterà ricca di petali che si schiudono lentamente e solo in ultimo si aprono a mostrare un cuore ricco di stami d’oro, dove tuffare il naso per carpirne più intenso il profumo. Non è così, e la curiosità aumenta. Raccontano che ha origini olandesi, che si tratta di un ibrido di Rosa gallica, che è stata introdotta e si è diffusa in Francia intorno al 1811, e il mistero s’infittisce. Viene anche chiamata Violacea, Maleka, Rose du sérail, Rose Sultane, Sultane... Chi è questa bella sultana? È vissuta realmente? Dove? Quando?
La Belle Sultane è una fra le tante che all’epoca del Primo Impero furono introdotte sul mercato come rose da giardino. Seguiamo allora questa pista: Primo Impero, Napoleone I, l’imperatrice Giuseppina e scopriamo di una sua cugina, arrivata con lei in Francia dalla Martinica per compiere gli studi. Il suo nome è Aimée Dubucq de Rivéry, la nostra sultana! Ecco la sua fantastica storia. A 18 anni, terminati gli studi, s’imbarca per tornare in famiglia. Durante la traversata, il bastimento è assalito dai pirati. I barbareschi, colpiti dalla grande bellezza della giovane passeggera, la vendono all’harem del Bey di Algeri e questi, a sua volta, la offre in dono al sultano.
È il 1873, Aimée si ritrova a Istanbul nell’harem di Topkapi. In poco tempo, da favorita accede al rango di quarta concubina del vecchio sultano e gli dà un figlio. Intanto in Francia inizia la campagna d’Egitto e i Francesi entrano in conflitto con la Sublime Porta. Quando Bonaparte diverrà imperatore, la sultana francese scriverà alla cugina Giuseppina per cercare di ottenere un riavvicinamento dei due imperi.
Nel frattempo è scoppiata una rivolta nel palazzo, il sultano Selim III è assassinato e la stessa Aimée rischia un’uguale sorte. L’anno seguente sarà proprio suo figlio a sedere sul trono e con lui siederà sua madre, come sultana. Ha trascorso 25 anni di una vita nascosta ma tumultuosa, morirà nove anni dopo, da Sultana, dopo aver ricevuto i sacramenti da un monaco francese, probabilmente il primo e solo religioso cattolico a essere entrato in un harem.
Il figlio che la venerava teneramente, la fa seppellire nel giardino della moschea di Maometto il Conquistatore e compone per lei quest’epitaffio: «La sua grandezza e la sua fama hanno fatto di questo Paese un giardino di rose».