la Repubblica 18/10/2013, 18 ottobre 2013
ADDIO A ELIO MATASSI TRA CALCIO E METAFISICA
ROMA - Non era affatto una provocazione. Amava discutere con passione di come Arrigo Sacchi (ebbene sì, l’allenatore) individuasse lo stesso problema che si pose Leibnitz: la totalità funziona meglio se è autosufficiente o se eterodiretta? Idem per Mourinho, che ripeteva «chi sa solo di calcio non sa nulla di calcio», esattamente quel che è giusto e corretto dire della filosofia. Elio Matassi, morto ieri a 68 anni, negli anni più recenti veniva spesso intervistato per questa “deriva” calcistica del suo pensiero (materializzatasi in due libri, La pausa del calcio e Pensare il calcio, editi da Il Ramo), ma il suo pensiero veniva da lontano: da Hegel, da Lukács e dalla scuola di Francoforte, tanto per cominciare. Professore di filosofia morale e direttore del Dipartimento di Filosofia a Roma3, Matassi aveva allargato la sua ricerca alla filosofia della musica: in particolare, la sua sfida è stata quella di partire da Bloch, Benjamin e Adorno per arrivare ad elaborare una propria peculiare “filosofia dell’ascolto”. L’inizio di una vera e propria “rivoluzione formativa”, diceva lui, il cui sole non poteva che essere Mozart, il «più ascoltante tra gli ascoltanti », per dirla con Heidegger. Perché, calcio o Amadeus, sempre di metafisica si tratta.