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 2013  ottobre 18 Venerdì calendario

UNA ECATOMBE DI SEZIONI DEL PDL

Senza soldi. Chiude la sede del Pdl a Modena. Potrebbe essere la prima di tante se nessuno, nell’incertezza del futuro del partito, metterà mano al portafoglio a Roma e in sede locale. Quello che sta succedendo a Modena è emblematico. Da alcuni mesi non arrivano più contributi dal centro, dove per altro è stato inoltrato l’incasso del tesseramento.

Ma neppure alcune sottoscrizioni in loco hanno ottenuto risultati apprezzabili poiché chi è fautore di un passaggio a Forza Italia non vuole sostenere il vecchio Pdl, e chi al contrario rimarrà nel Pdl (come il leader locale Carlo Giovanardi) teme che i forzisti chiederanno una parte del gruzzolo in cassa e quindi non versa. Conclusione: conti sottozero e porta chiusa. Le chiavi sono state riconsegnate al proprietario. Chi vivrà vedrà. Le riunioni si terranno dove capita, per ora ci si ritrova al bar. In attesa di capire che ne sarà del centrodestra.

Aaa affittasi 120 metri quadrati in via Castellaro. Ancora ci sono le insegne della sede comunale e provinciale pidiessina. Per poco. Il trasloco è previsto entro pochi giorni per chiudere ogni conto col proprietario. Anche perché non c’è solo il problema dell’affitto. L’ultima campagna elettorale è costata, a Modena, circa 50 milioni, con l’assicurazione arrivata dalla sede centrale che sarebbero stati interamente coperti. Invece non si è visto un euro. E i creditori incalzano. Il finanziamento pubblico rimane bloccato al centro e il Cavaliere se ne guarda bene da attingere dal suo patrimonio, dopo essere stato messo all’angolo.

Il fatto è che le divisioni pesano. A livello locale, per esempio, il Pdl ha due deputati, Carlo Giovanardi, sostenitore della continuità del Pdl e che ha ribadito che mai andrà in Forza Italia, ed Enrico Aimi, propenso invece al trasloco per tornare al «primo amore». In questa situazione risulta difficile mettere in moto meccanismi di solidarietà, che significherebbe coprire i costi dell’organizzazione coi propri emolumenti. Modena issa bandiera bianca e tante altre sedi arrancano mentre Roma non risponde agli appelli, anzi. Vorrebbe uno sforzo dalle esausti periferie. «Il partito - dice Ignazio Alberani, dirigente del Pdl - sta lavorando a un meccanismo che porti all’autonomia finanziaria, predisponendo forme di autogestione territoriale, affidata ai coordinatori locali e a tutti i parlamentari».

I dirigenti modenesi allargano le braccia. Anche perché lo stesso Alberani parla di un deficit assai pesante: 33 milioni per il Pdl più 88,2 milioni della vecchia Forza Italia, che il Pdl ha ereditato. Da aggiungere ai costi della periferia. Impossibile farcela pur con tutta la buona volontà delle sezioni. Quando Berlusconi era in forma non c’erano problemi, adesso sì. Come sanno bene anche a L’Aquila, dove è stata addirittura compilata una lista nera, quella dei pidiellini che occupano posti di rilievo e ben remunerati ma non versano nulla al partito, che a corto di soldi potrebbe essere costretto, pure qui, a chiudere la sede in brevissimo tempo. Uno della lista è il consigliere regionale (gruppo Pdl) Giuseppe Tagliente, che dà una curiosa giustificazione: «Io non sono il Pdl, sono Giuseppe Tagliente, appartengo solo a me stesso. Che stia in quel gruppo è un dettaglio, d’altronde la mia attività politica lo dimostra».

Divisi tra lealisti, falchi e colombe ma uniti nel non tirare fuori una lira. Perfino l’imprenditrice dei confetti, senatrice Paola Pelino risulta, secondo questo elenco, morosa. Al pari di Giandonato Morra, anch’egli consigliere regionale, nel gruppo Pdl, che assicura però di essere vicino al trasloco (nella Destra), perciò niente soldi agli ex-amici.

Altro consigliere, altra giustificazione: Riccardo Chiavaroli rivela che ogni consigliere dovrebbe versare al partito 500 euro al mese e ogni parlamentare 800. E lui precisa di essere stato puntuale, nel 2012. Ma adesso che c’è il caos, ha smesso. Si chiuderà la sede? Che si faccia chiarezza nel partito. Del resto i consiglieri non sono solo restii a sborsare a favore del partito, ma lasciano anche i conti da pagare. La società Alice ha citato in giudizio il coordinatore regionale Pdl, Filippo Piccone, perchè deve ancora pagare 24 mila euro di manifesti e altri servizi per la campagna elettorale 2007. Mentre l’assessore regionale all’Agricoltura, Mauro Febbo, ha addirittura scritto una lettera-aperta, stanco - sostiene - di essere pressochè l’unico a versare soldi: «Solo 6 consiglieri regionali su 25 hanno adempiuto interamente o in parte al versamento della quota. Quindi è auspicabile un confronto al fine di chiarire sia l’attuale posizione degli assessori e consiglieri regionali sia quella dei deputati». Modena e L’Aquila sono solo due esempi. E’ di oltre 6 milioni di euro il mancato introito delle quote promesse da parlamentari e consiglieri regionali: il 61% dei parlamentari nazionali ed europei non ha mai versato nulla oppure lo ha fatto assai sporadicamente così come il 90 % dei consiglieri regionali.

Un tempo si diceva: Berlusconi, pensaci tu. Adesso lui volta le spalle. E il rischio non è solo quello di chiudere le sedi ma anche di dovere portare i libri in tribunale. Se il Cavaliere decidesse di cancellare la sua garanzia alle fidejussioni sarebbe il crack. Infatti la sua firma garantisce 102,7 milioni di euro di linee di creduto da parte di alcuni istituti bancari, di cui risultano utilizzati 72,2 milioni.

Questa situazione di stallo politico-economico rischia di colpire al cuore il Pdl e tutto il centrodestra. Chiuse le sedi, potrebbe chiudere anche il Secolo d’Italia, giornale di area al quale la fondazione An ha annunciato di non avere più risorse da destinarvi e lo stesso ha fatto il Pdl. Risultato: chi vi lavora non ha ricevuto lo stipendio di settembre. E così dai fasti berlusconiani il Pdl si ritrova con le pezze sul sedere.