Jean Marie Colombani, Corriere della Sera 18/10/2013, 18 ottobre 2013
SINISTRA ARCAICA, DESTRA SCREDITATA DIETRO IL SUCCESSO DI MARINE LE PEN
Esiste un pericolo Fronte nazionale in Francia? Nel momento in cui l’ondata populista rappresenta, su tutto il territorio europeo, una minaccia, quella di sconvolgere l’equilibrio del Parlamento europeo durante le elezioni della prossima primavera, questa domanda non è sorprendente. Se in Austria, che non ha disoccupazione, l’estrema destra sfiora il 30 per cento, in Francia, che ha una disoccupazione di massa, ci sono tutte le ragioni di preoccuparsi per l’ascesa del Partito della famiglia Le Pen, padre e figlia. Inoltre, c’è oggi un male francese che si chiama catastrofismo. Che siate membro dell’opposizione, giornalista, dirigente d’azienda, insomma chiunque voi siate, in Francia vi distinguerete e attirerete l’attenzione solo a condizione di descrivere la realtà sotto il suo aspetto più cupo. Sembra che il Paese non abbia come punto di riferimento nella storia che il Giugno 1940 e la disfatta, e sia irresistibilmente attirato verso l’abisso. A costo di scavare la propria tomba. In politica, questo significherebbe spianare la strada al Fronte nazionale.
Così, a partire da un’elezione cantonale (i dipartimenti sono divisi in cantoni) e da un sondaggio, che situa la lista di Marine Le Pen in cima alle intenzioni di voto nelle elezioni europee, i mass media e numerosi politici hanno decretato, in coro, che il Fronte nazionale è il «primo partito di Francia». La realtà è diversa. L’elezione cantonale di Brignoles, nel dipartimento del Var, vinta dal Fn, è stata esageratamente mediatizzata e interpretata. Ma esiste in effetti il pericolo che l’estrema destra si rinforzi a seconda che altri, in particolare fra gli intellettuali, sostengano sempre più le sue idee.
Brignoles è una piccola città tipica dell’arcata mediterranea, da Perpignano a Nizza, dove l’estrema destra, grazie in particolare all’inizio, a una forte presenza di coloro che sono rimpatriati dall’Algeria, è ben installata. Da moltissimo tempo, in una città come Marsiglia, il cui sindaco è dell’Ump (il Partito della destra classica), all’interno di un dipartimento a maggioranza socialista, gli elettori si dividono in tre terzi: un terzo di destra, un terzo di sinistra e un terzo di estrema destra. Il cantone di Brignoles quindi era di estrema destra già nel 2011. Era stato ripreso dalla sinistra grazie all’annullamento dello scrutinio. Questo porta a due, sui 4.500 cantoni che esistono in Francia, il numero dei seggi detenuti nelle assemblee dipartimentali dall’estrema destra. E’ dunque urgente mantenere il senso della misura.
Quanto al sondaggio, occorre ricordare, come tutte le inchieste d’opinione, che esso non ha valore predittivo. Riflette una costante: i francesi sanno, come gli altri europei, che questo scrutinio non incide sull’esercizio del potere nazionale. E’ quindi tradizionalmente molto favorevole alle «piccole» formazioni, quelle che sono poco o per nulla rappresentate in Parlamento, cioè l’estrema destra, gli ecologisti e il centro. E’ quindi improprio e falso far credere che il Fronte nazionale sia il primo partito. Per ora, il primo resta il partito socialista, non solo perché ha la maggioranza in Parlamento, ma anche perché controlla la quasi totalità delle regioni, i due terzi dei dipartimenti e il 60 per cento delle grandi città. E l’Ump incarna fin da adesso l’alternanza. La prima scadenza che abbiamo davanti, le elezioni municipali per le quali il Fronte nazionale ha difficoltà a trovare candidati, dovrebbe riportare l’estrema destra al suo posto, quello di un Partito protestatario che certamente sconvolge le carte in tavola, ma al quale non si è sicuri, o ci si vieta, di affidare l’esercizio del potere.
Tuttavia, l’estrema destra cresce. E si rafforza nell’opinione pubblica. E’ colpa della crisi? La crisi è una buona scusa. E’ vero che il partito di Marine Le Pen propone, come si dice in Francia, di «raser gratis», cioè promette quel che sa di non poter mantenere: ritorno alla pensione a 60 anni, aumento dei salari, svalutazione massiccia, quindi uscita dall’euro e così via. Tutte promesse assurde che hanno l’effetto di attirare un voto popolare. Ma uno sguardo su trent’anni di insediamento dell’estrema destra nel paesaggio francese non lascia alcun dubbio: le spinte in avanti dell’estrema destra sono direttamente correlate alla questione dell’immigrazione, al suo aumento evidente. Là dove i tassi di immigrazione sono marginali, il Fn resta marginale (è così in tutta la parte occidentale del Paese). E quando si dice immigrazione, bisogna essere consapevoli che si tratta, per una parte dell’opinione pubblica tentata dal Fn, di rifiutare figli di immigrati i cui genitori, per esempio, erano originari del Nord Africa e che oggi sono giovani francesi che aspirano a trovare un lavoro.
In effetti, il Fn oggi approfitta soprattutto delle difficoltà della sinistra, del discredito della destra, e della ripresa da parte di quest’ultima dei temi portanti dell’estrema destra: fra questi, al primo posto c’è il rifiuto dell’immigrazione.
La sinistra? L’impopolarità del potere è tale, oggi come ogni volta che c’è un’elezione parziale a qualunque livello, che l’elettorato della sinistra si astiene. Svanisce. Scompare. Tale evaporazione è aggravata dalle divisioni della sinistra: un Partito socialista che ha mantenuto perlopiù riflessi arcaici, ecologisti che non vedono al di là della gestione del loro piccolo mondo, comunisti prigionieri di Jean-Luc Mélenchon, che si abbandona costantemente a eccessi demagogici devastatori.
In tale contesto, la destra dovrebbe prepararsi a governare. Riconoscere i propri errori passati (cosa che rifiuta di fare), visto che ha lasciato la Francia in un desolante stato economico, ma anche morale. Invece, fa di tutto per rendere isterico il dibattito e proclama il presidente della Repubblica illegittimo. Mentre la sua preoccupazione principale è chiedersi chi, fra Nicolas Sarkozy, François Fillon o Jean-François Copé, presidente dell’Ump, abbia le migliori possibilità di vincere le presidenziali del 2017. A parte Alain Juppé, che oggi appare come il grande saggio, tutti cercano di far trionfare ciascuno il proprio campione. E la battaglia è al culmine. Ma poiché, al tempo stesso, la destra ha rinunciato alla maggior parte delle barriere ideologiche che la distinguono dall’estrema destra, essa facilita il trasferimento a quest’ultima dei propri voti. E quando François Fillon dice che, di fronte alla scelta di votare per i socialisti o per l’ estrema destra, egli sceglie il partito «meno settario», dimentica l’essenziale: la parola «pericoloso». Se il Fn non è più pericoloso, allora gli elettori di destra hanno il permesso di votare per l’estrema destra.
Un presidente che non riesce a tener in riga i suoi, un governo che manca di professionismo, e ancora nessun risultato da mettere in avanti, una destra che si discredita da sola: sono questi i veri atout del Fronte nazionale. Con, in più, i mass media che fanno a gara nel catastrofismo e ogni giorno trovano una qualità supplementare in Marine Le Pen. Omettendo di leggere i suoi discorsi, in cui potrebbero facilmente constatare che lei non aspira ad allearsi con l’Ump e la destra classica, ma a sostituirsi ad essa. Prima o poi, sarà bene che destra e sinistra rinsaviscano...
(traduzione di Daniela Maggioni )