Attilio Barbieri, Libero 17/10/2013, 17 ottobre 2013
ARCHIVIATI I COSTI STANDARD ADDIO AL TAGLIO DEGLI SPRECHI SANITARI
Dieci miliardi di euro: a tanto ammontano i risparmi che il servizio sanitario nazionale potrebbe ottenere se le regioni con il disavanzo maggiore, vale a dire Lazio, Campania, Puglia e Sicilia, copiassero il modello di quelle più virtuose: Lombardia e Venero in testa. Fra l’altro il livello qualitativo delle prestazioni offerte è decisamente superiore dove si spende meno: code meno insopportabili, tempi di prenotazione degli esami più umani, servizi in corsia decorosi. Nonostante i tagli lineari di Monti abbiano colpito anche chi risparmiava.
Ebbene, questi risparmi, con tutta probabilità non si faranno mai. «Non è più possibile pensare a un modello di assistenza orientato a rendere competitivi tra loro i singoli sistemi regionali», ha affermato ieri il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, «i tempi sono maturi e la parola d’ordine dev’essere rendere competitivo il modello sanitario in Europa». L’affermazione è contenuta in un messaggio inviato dalla Lorenzin agli organizzatori del convegno “Federalismo in (poca) salute: una ricetta da riscrivere?”. «Il nostro servizio sanitario nazionale, ispirato ai principi di universalità, uguaglianza e globalità -prosegue la ministra - è ancora oggi considerato dall’Organizzazione mondiale della sanità uno dei primi in Europa, se non al mondo. L’impegno comune deve essere quello di mantenere e migliorare i risultati che ci vengono riconosciuti e garantire la sostenibilità del sistema per le future generazioni». Da ieri, è ufficiale, va in pensione il sistema dei costi standard, dedicato proprio a definire un costo di riferimento per ogni prestazione sanitaria (inclusi i servizi come la mensa e le pulizie) a cui tutte le regioni e le singole Asl dovevano adeguarsi. E non si sarebbe trattato dei costi sostenuti dalle regioni più virtuose, ma di una media ponderata fra il livello più alto e quello più basso, in relazione ai bacini di utenza serviti.
«È la prima volta in 10 anni che non ci sono tagli alla sanità. Sono veramente contenta perchè in questo modo abbiamo messo in sicurezza la salute degli italiani per i prossimi anni. Ora abbiamo le basi per fare buona sanità». Così ha twittato la ministra Lorenzin commentando il via libera del governo alla legge di stabilità. Di più: «Per le regioni ora è il tempo della responsabilità, con l’obiettivo di contenere gli sprechi e ottenere lo sblocco del turnover per il personale». Con quali risorse finanziare le nuove assunzioni la ministra non lo spiega. Escludendo i risparmi ottenibili con il meccanismo dei costi standard non è dato sapere da quali fonti possano uscire i soldi necessari. Né si capisce con quali mezzi la titolare della Salute pensi di tagliare la spesa improduttiva nelle Asl e negli ospedali. «È il momento di dare vita al Patto della Salute», si è limitata ad aggiungere, «che metta fine ai tanti sprechi che ancora ci sono nel nostro sistema sanitario. Dobbiamo far prevalere un grande senso di responsabilità: non possiamo perdere un’altra occasione, potrebbe essere l’ultima per la sanità italiana ». O forse no: probabilmente l’ultimo treno per raddrizzare i conti del servizio sanitario nazionale è già passato ma è finito sul binario morto. In stazione, col berretto rosso e il fischietto, c’era la Lorenzin.