Francesca Filippi, Il Messaggero 17/10/2013, 17 ottobre 2013
«DALLE ANDE LA PIANTA CONTRO LA MALNUTRIZIONE»
[Nadine Heredia]
L’INTERVISTA
ROMA È dal 1945, anno della sua fondazione, che la Fao combatte la fame nel mondo. Ed è dal 1980 che l’Assemblea generale dell’Onu ha istituito il World Food Day. Da allora, ogni 16 ottobre, in tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale dell’alimentazione: eventi, conferenze, incontri e iniziative per sensibilizzare i cittadini sul tema dell’alimentazione. Un impegno costante e oneroso perché, dati alla mano, sono 870 milioni nel mondo le persone che ancora oggi soffrono la fame: il 98% nei Paesi in via di sviluppo. Figura centrale di questa battaglia contro la malnutrizione è Nadine Heredia. Trentasette anni, tre figli, first lady del Perù (è sposata con il presidente Ollanta Humala), per tutto il 2013 ha ricoperto il ruolo di ambasciatrice speciale della Fao per l’Anno Internazionale della Quinoa, il cereale di origine vegetale coltivato da 5000 anni sugli altopiani pietrosi delle Ande, ricco di aminoacidi e di omega 6, rivelatosi prezioso nei regimi di carenza alimentare.
Da quando tempo, signora Heredia, conduce questa importante missione?
«Già prima che mio marito diventasse presidente combattevo la malnutrizione infantile nel mio Paese e so che senza una adeguata e corretta nutrizione non ci possono essere per i bambini né sviluppo, né crescita. Insieme a mio marito siamo riusciti a mettere a punto politiche mirate ad estendere sul territorio programmi per la nutrizione razionale dei bambini».
Quali risultati avete raggiunto?
«Dopo numerosi sforzi, anche per coordinare al meglio l’attività dei collaboratori impegnati nel progetto, da circa sei mesi siamo riusciti ad assicurare interventi capillari sull’intero territorio peruviano. Oggi si distribuiscono colazione e pranzo ai bambini in tutte le scuole, anche nelle zone impenetrabili delle Ande e dell’Amazzonia. Ma non basta. Dobbiamo fare molto di più».
Vi siete dati un tempo per raggiungere una riduzione significativa della malnutrizione?
«Ci confortano gli obiettivi già raggiunti: basti pensare che oggi abbiamo ottenuto risultati che avevamo previsto di centrare a fine 2015. E questo è accaduto in un arco temporale breve, cioè dal 2011 ad oggi».
Quanto ancora c’è da fare?
«Molto. Per avere un’idea del problema, si deve far riferimento alla diffusa malnutrizione infantile in molti paesi dell’America Latina, compreso il Perù. Intervenire per tentare di risolverlo è un’impresa molto impegnativa, che impone anche un’intensa azione di preparazione culturale, insieme a progetti di distribuzione razionale degli interventi alimentari in comunità che vivono in zone inaccessibili».
In che modo la quinoa può essere utile a risolvere il problema della malnutrizione?
«Può fare tanto. Questa pianta molto simile ad un cereale contiene tutti gli aminoacidi essenziali, micronutrienti e vitamine, e ha la capacità di adattarsi a climi e ambienti ecologici differenti. Poi viene dalla nostra terra, dalle Ande, e può essere inserita nella dieta alimentare anche dei celiaci e dei diabetici».
Un grande vantaggio per le aree più povere della terra.
«Infatti. E non ha controindicazioni e può essere consumata a tutte le età. La quinoa può rivelarsi preziosa soprattutto in Africa, dove il 35 per cento della popolazione soffre ancora la fame. In Kenya e in Mali la sua coltivazione sta mostrando alte rese e studi preliminari della Fao mostrano che la quinoa potrebbe essere coltivata anche sull’Himalaya, nelle pianure del nord dell’India, nel Sahel, nello Yemen ed in altre regioni aride del mondo».
Francesca Filippi