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 2013  ottobre 17 Giovedì calendario

PERCHÉ BUTTIAMO COSÌ TANTO CIBO?


Ieri si è celebrata la Giornata mondiale dell’alimentazione, con iniziative e convegni sul tema in tutto il mondo. Quali sono le sfide più attuali e importanti in questo campo così decisivo?
Sono molte e sarebbe difficile farne una graduatoria. Senza dubbio ad essere sempre più al centro del dibattito sono le questioni legate alla sostenibilità. Evitare gli sprechi, diminuire l’impatto che le scelte a tavola hanno sul pianeta, garantire l’accesso al cibo e a un’alimentazione sana a chi vive in aree più arretrate. Sono queste le priorità indicate dalla Fao, l’organizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura.

In che senso le nostre scelte a tavola hanno un impatto sul pianeta?
Mangiare e fare la spesa implicano scelte che non sono «neutre». Non è solo questione di dieta o benessere. Lo spiega Riccardo Valentini, esperto del Barilla Center for Food and Nutrition, laboratorio sui temi legati al cibo: «La sfida è comprendere le diverse sfaccettature del sistema alimentare e chiedersi cosa si possa fare ogni giorno per assumere comportamenti responsabili per il pianeta e le persone che lo abitano».

Ma che differenza fa per l’ambiente se a cena mangio carne o pasta?
Un solo pasto cambia poco o nulla. Ma a cenare siamo in miliardi nel globo e così la somma di tutte le nostre scelte ha un impatto enorme. Ad influire è soprattutto il ciclo di vita degli alimenti, cioè l’energia che viene consumata per produrre, trattare e trasportare un prodotto fino alle nostre tavole.

C’è un modo per quantificare quest’impatto?
Un indicatore è l’«impronta ecologica»: si misura in metri quadrati e indica quanto pianeta si consuma – anche in termini di CO2 – per ogni alimento. Per esempio, un chilo di pasta richiede 12 metri quadrati di suolo. Su questa base il Barilla Center ha confrontato l’impronta ecologica di diversi regimi alimentari. Una dieta che prevede consumo di carne una volta al giorno «brucia» 9.780 metri quadrati all’anno per persona. Quella mediterranea, con carne e pesce due volte alla settimana, ha un consumo inferiore: 8.370 metri quadrati. Un impatto ancora più piccolo è quello della dieta vegetariana: 7.280 metri quadrati.

A pensare troppo all’ambiente non si rischia di sacrificare il gusto o, peggio, il benessere?
Tutto il contrario. Gran parte dei cibi più sani dal punto di vista nutrizionale sono anche quelli con minore impronta ambientale. Frutta e ortaggi, riso, pane e pasta: da sempre li conosciamo come ingredienti chiave per una dieta salutare e sono anche quelli più ecologici.

Per quanto riguarda la fame nel mondo com’è la situazione?
Sta migliorando, ma la questione è tutt’altro che risolta. Nel 1990 la riduzione della fame nel mondo fu indicata dall’Onu tra gli «obiettivi del millennio». All’epoca soffriva di sottonutrizione il 23,2% della popolazione mondiale. Oggi la quota è scesa al 14,3, vicino all’obiettivo del 12, fissato per il 2015. Certo, il problema riguarda ancora 842 milioni di persone. «Dobbiamo puntare ad eliminarlo del tutto», ha detto ieri il direttore generale della Fao José Graziano da Silva. «Parlando di cifre sulla fame, l’unico numero accettabile è zero».

Resta la questione degli sprechi.
Che è uno degli enormi paradossi del nostro tempo. Ogni anno va buttato o perduto un terzo del cibo prodotto nel mondo, 1,3 miliardi di tonnellate. Ad essere colpevoli sono soprattutto le nazioni più sviluppate, che ogni anno gettano via 222 milioni di tonnellate di alimenti: poco meno della produzione totale di cibo dell’Africa subsahariana (230 milioni di tonnellate).

Su questo come si può intervenire?
Il problema chiama in causa tutti gli anelli della filiera, industria alimentare e distribuzione comprese. Ma anche noi cittadini abbiamo da imparare. Secondo un’indagine di Last Minute Market – spin-off dell’Università di Bologna in prima linea su questo tema – il 60% degli italiani getta via cibo almeno una volta a settimana. C’è poi un tre per cento di popolazione che spreca cibo per 20 euro al mese. Un problema comune a tutta Europa, tanto che per il 2015 Paolo De Castro, presidente della commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, ha proposto l’istituzione dell’anno europeo contro lo spreco alimentare.

A proposito di 2015,non sarà proprio il cibo al centro dell’Expo di Milano?
Sì, il suo slogan e tema principale è «Nutrire il pianeta: energia per la vita». L’obiettivo è che non siano solo parole e che si possa creare una piattaforma internazionale per favorire l’innovazione su questi problemi. Ma sarà anche un’occasione per conoscere le tradizioni alimentari di ogni Paese e scoprire le strategie per uno stile di vita sano e amico dell’ambiente.
A Cura Di Stefano Rizzato