Rocco Moliterni, La Stampa 17/10/2013, 17 ottobre 2013
BERENGO E GLI ALTRI: SI FORMA IL SANTUARIO DELLA FOTOGRAFIA
Forma si trasforma: cambia sede e in parte pelle lo spazio aperto a Milano nel 2005 da Roberto Koch, che è diventato in questi anni con le sue mostre di livello internazionale e la sua attività didattica uno dei punti di riferimento più importanti per chi in Italia ama la fotografia. «Abbiamo acquisito - spiega Koch - l’archivio di Gianni Berengo Gardin, uno dei grandi maestri della fotografia italiana e speriamo a breve di fare la stessa cosa con altri archivi di fotografi italiani. Digitalizzeremo gran parte delle istantanee realizzate in oltre sessant’anni di carriera e di reportage in tutto il mondo da Berengo Gardin e catalogheremo gli altri materiali, dai libri agli appunti». L’intento è di creare un archivio della fotografia italiana, puntando anche sul grande patrimonio di aziende private e istituzioni. «Credo che l’Italia sia uno dei pochi Paesi che non valorizza ancora questa ricchezza e noi contiamo di farlo in collaborazione con il ministero dei Beni culturali».
Se questa è indubbiamente una buona notizia, la cattiva è che dopo otto anni Forma chiude la sua sede storica. «Non potevamo - spiega Koch - più andare avanti. Quando siamo nati proponemmo al Comune di Milano e all’Atm (l’azienda dei trasporti cittadina) di ristrutturare e adibire a spazio espositivo i magazzini non più utilizzati del deposito dei tram di Porta Ticinese. Abbiamo messo l’anima e non pochi soldi in questa impresa, ci saremmo aspettati da parte del Comune un sostegno o un interesse che non ci sono stati. Da alcuni anni abbiamo creato una Fondazione, in cui speravamo gli enti locali volessero essere presenti, non tanto e non solo per un discorso economico, ma soprattutto come riconoscimento del valore culturale del lavoro che abbiamo svolto. Ma il dialogo si è arenato sia con la Moratti che con Pisapia. I costi sono diventati insostenibili: così lasciamo piazza Lucrezio Caro e ci spostiamo in via Piranesi nella sede di Frigoriferi Milanesi».
En passant l’insensibilità dei politici milanesi nei confronti di Forma non sembra essere molto dissimile da quella degli assessori torinesi Gianni Oliva e Fiorenzo Alfieri nei confronti della Fondazione Italia per la Fotografia, che hanno lasciato morire senza battere ciglio in anni in cui i soldi per la cultura a differenza di oggi certo non mancavano. «I politici italiani - sottolinea amaramente Koch - amano parlare di cultura a ogni pie’ sospinto ma al dunque, quando si tratta anche solo di valorizzare e difendere quello che già esiste si rivelano insensibili».
Nella nuova sede di Forma sarà possibile proseguire l’attività di conservazione e restauro, gli incontri e la didattica, ma non sarà possibile ospitare le grandi mostre, da Avedon a Jodice, da Cartier-Bresson a Mapplethorpe, da Giacomelli a Gordon Parks, che hanno segnato la storia del vecchio spazio. «Non abbandoniamo - aggiunge Koch - però di certo l’organizzazione delle mostre, stiamo varando infatti un cartellone itinerante. Abbiamo contatti con città come Verona, dove tra breve agli Scavi Scaligeri approderà la mostra di Berengo Gardin che è già stata a Milano e Venezia, o come Roma, dove negli spazi dell’Auditorium inaugureremo una grande personale di Herb Ritts. Senza dimenticare Salgado, la cui Genesi stiamo facendo girare».
E per chi ha voglia di ripercorrere l’avventura di Forma, si apre oggi un’antologica che ripropone immagini dalle mostre realizzate nel vecchio deposito di tram nel corso di questi anni. Sarà un’immersione nella storia della fotografia e anche nell’attività culturale per valorizzarla. C’è la speranza che gli enti locali si ravvedano? «A volte per continuare ad essere visionari, bisogna essere realisti. Oggi la situazione è questa e non ha senso nutrire speranze. Se ci fosse un cambio di marcia da parte dei politici, sarei felice. Ma oggi credo che si tratti di guardare avanti, cercando di mettere insieme tutte le forze che in Italia cercano di valorizzare la fotografia. Per questo contiamo a primavera di organizzare un grande convegno che le metta a confronto».