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 2013  ottobre 17 Giovedì calendario

ALITALIA, I DEBITI SONO 2,5 MILIARDI


«Le vendite hanno registrato un progressivo deterioramento, (...) anche nel timore di un blocco dell’operatività di Alitalia. Enac ha costantemente monitorato la situazione, giungendo ieri a minacciare l’applicazione della provvisorietà della nostra licenza. Tale circostanza è stata per il momento evitata. Tesissimi, come avete potuto leggere, sono i rapporti con alcuni fornitori strategici, i quali hanno più volte minacciato il blocco delle forniture con conseguente fermo degli aerei». È un estratto dell’intervento che Gabriele Del Torchio, amministratore delegato di Alitalia, ha fatto all’assemblea degli azionisti di lunedì scorso che ha approvato la manovra straordinaria per cercare di mantenere in piedi e operativa la compagnia. Un’assemblea drammatica, iniziata nel pomeriggio del 14 e terminata alle 3,30 del mattino del 15, con una interruzione per tenere il cda. E arrivata dopo giorni di tensione durante i quali, racconta una fonte coinvolta nelle trattative, il rischio di dover lasciare gli aerei a terra è stato sfiorato più volte e scongiurato grazie all’intervento del governo, peraltro assai irritato per essere stato avvertito solo in extremis della situazione. Ai soci è sottoposta una situazione drammatica. L’indebitamento consolidato ha raggiunto il livello di 2,537 miliardi al 30 giugno, con un incremento di 400 milioni rispetto alla fine del 2012. Era zero quando la compagnia è «risorta» dalle sue ceneri nel 2008. Di questi, 813 milioni sono verso le banche e 785 verso i fornitori. La voce «biglietti prepagati» iscritta tra i debiti, vale 480 milioni e sale di 200 milioni in sei mesi. A livello consolidato, la perdita di 294 milioni nel semestre si somma ai 962 milioni di perdite portate a nuovo. Una situazione drammatica aggravata, alla ripresa dei lavori assembleari il 15 pomeriggio, dalla lettura da parte dell’avvocato Sergio Erede di una lettera arrivata da Intesa e Unicredit e rivolta ai soci. Nella lettera, le banche spiegano che quanto riporta nella relazione preparata per l’assemblea, ovvero la disponibilità degli istituti a concedere nuove linee di credito - un passaggio fondamentale per assicurare la continuità aziendale -, «non corrisponde alla realtà». In definitiva, spiega Erede, «le due banche intendono sostenere la ricapitalizzazione ma saranno disposte ad esaminare un incremento dell’esposizione finanziaria solo dopo aver preso conoscenza del piano industriale, nella sua forma eventualmente rivista e i relativi fabbisogni finanziari e purché siano fornite adeguate garanzie». Tradotto, niente 200 milioni di nuova finanza. I soci, all’unanimità dei presenti, danno il via libera al piano di ricapitalizzazione. Ma nel punto precedente all’ordine del giorno, l’analisi della situazione patrimoniale ai sensi dell’articolo 2446 del codice civile e la conseguente riduzione del capitale sociale per perdite - Air France, che pesa per il 25%, vota contro. Il collegio sindacale ricorda che la situazione patrimoniale a livello civilistico era già difficile al 31 dicembre 2012, ma che ulteriori interventi erano stati scongiurati con il conferimento del ramo d’azienda MilleMiglia ad una controllata per 150 milioni di euro che aveva fatto emergere una plusvalenza.
Ancora, la complessa situazione con i fornitori: tolte le altre compagnie aeree e gli agenti di viaggio, la voce «fornitori diversi» vale oltre 666 milioni di euro. Si tratta in maggior parte di debiti a breve per carburante, servizi aeroportuali, forniture varie. Altro numero sorprendente è quello che emerge tra i conti d’ordine alla voce «impegni di acquisto e vendita». Alitalia è impegnata nei confronti di Air France per 1,4 miliardi di euro per la manutenzione di aerei e motori della flotta.
Ancora, viene data lettura della fairness opinion preparata da Credit Suisse, già emersa sui giornali nei giorni scorsi, sul valore della compagnia: «Assumendo che la società avrà accesso alle risorse finanziarie necessarie per eseguire il business plan, Credit Suisse ritiene che che la stima del valore della compagnia sia tra euro 0 ed euro 150 milioni». L’assemblea fisserà in 50 milioni il valore della compagnia. Da ultimo, la fotografia dei sottoscrittori del bond (95 milioni sottoscritti su 150 milioni deliberati) mostra i mutati equilibri all’interno dell’azionariato. Tra i soci che hanno comprato il bond convertibile - ai quali spetteranno ulteriori diritti per l’aumento in caso di conversione - c’è la Fire dei Riva (circa 16 milioni). Altri 14 milioni li ha messi Intesa, 13 Atlantia e 11 la Immsi di Colaninno. Si è chiamato fuori, tra gli altri, il gruppo Toto, così come Fondiaria e la Equinocse di Salvatore Mancuso.