Piero Negri, La Stampa 17/10/2013, 17 ottobre 2013
“ROMINA VUOLE CHE MI ABBASSI DI DUE TONI; COME SE UNO ALTO SI TOGLIESSE MEZZO METRO”
[Albano Carrisi]
Al bano Carrisi, per tutti Al Bano, è in hotel, a Mosca, e sta per raggiungere il teatro per le prove dei tre concerti moscoviti: «Stavo guardando la tv italiana - racconta - parlavano di Papa Francesco, uno dei pochi segni di speranza del nostro disgraziato Paese. L’altro giorno ha invitato a dire più spesso quelle tre parole: scusa permesso e grazie. Perfetto! Che altro c’è da dire? In tre parole un modo diverso di vivere. E invece noi cerchiamo di distruggere tutto, siamo un Paese da favola rovinato dalle immondizie e dalle strumentalizzazioni. Perfino Sanremo hanno cercato di distruggere, senza riuscirci, per fortuna».
E ora Sanremo lo fate a Mosca?
«No, no. Questi concerti non sono un festival, qui li chiamano Jubilaeum Concert, sono una festa per i miei 70 anni».
Quindi è lei il protagonista assoluto?
«No, siamo tutti protagonisti alla pari, io come il grandissimo Gianni Morandi, Toto Cutugno, Antonella Ruggiero, Riccardo Fogli e tutti gli altri. Semplicemente, io canterò più canzoni degli altri, perché duetterò con tutti».
E c’è anche Romina Power…
«Certo, e il coro dell’Armata Rossa, con cui farò Va’ Pensiero, più un paio di cantanti russe molto famose. Manca solo Montserrat Caballé, di cui sono amico e che avrei voluto qui con me. Purtroppo aveva un altro impegno. Con lei la festa sarebbe stata completa».
Lei capita spesso da queste parti?
«Mettiamola così: ogni volta che posso, vengo a cantare in Russia o nei Paesi vicini. Ho moltissime richieste, cerco di accontentarle nei limiti del tempo che ho a disposizione».
Quando iniziò la campagna di Russia?
«Nel 1984, con Romina girammo uno speciale nell’allora Leningrado, per la regia di Eugenij Ginzburg. E La Stampa titolò: Al Bano e Romina in una magica notte russa. Ci vide tutta l’Unione Sovietica, e diventammo famosissimi».
Quindi non è merito di Sanremo?
«Anche Sanremo ha contribuito: sa che il Festival era l’unico programma occidentale che Ceausescu faceva vedere ai romeni?».
Lei cantò nella Romania di Ceausescu?
«No, ci sono arrivato dopo la rivoluzione. Ma sono stato in Russia, Polonia, Romania, Lettonia, nell’ex Cecoslovacchia, Armenia, Azerbaigian. Cecenia, Kazakhstan. Sa che una decina di giorni fa ho cantato in Daghestan?».
Questi concerti sono un’idea sua?
«No, è il mio impresario in questa parte di mondo, Andrei Agapov, che li ha ideati e li ha voluti. In passato ha già organizzato due manifestazioni come questa. Con lui ho cantato anche per Eltsin e per Putin».
E’ lui che ha ideato anche il ritorno con Romina Power, a quasi vent’anni dagli ultimi concerti di coppia?
«Sì, onestamente pensavo che non accettasse. Ma il signor Agapov si è messo in testa che la voleva a tutti i costi e così è stato. Capisco che la notizia c’è, ma per il momento non voglio dire nulla. Non vorrei che le aspettative andassero deluse. Per ora posso solo dire che mi ha chiesto di abbassare di due toni le canzoni che facciamo insieme».
E lei?
«E io sono un po’ perplesso. E’ come chiedere all’uomo più alto d’Italia di abbassarsi di mezzo metro».
Ma in passato non l’ha mai fatto?
«Mai. Solo che ora Romina è fuori allenamento. Non canta da diversi anni e le corde vocali hanno bisogno di esercizio quotidiano. Comunque, questa sarà un’esperienza eccezionale, la scenografia è fantastica, so che qui in Russia hanno speso tutto quello che è possibile spendere per creare un grande evento, c’è un’orchestra di sessanta elementi».
E qualcosa di simile in Italia?
«Scordiamocelo. Pensiamo ad altro, a come farci del male, a dividerci… Sa qual è la verità? Che tutti dovrebbero venire qui a Mosca a vedere l’Italia come la vedono gli altri. A capire il potenziale che noi sottovalutiamo».
E così a festeggia i 70 anni in Russia...
«Festeggio lavorando, come ho sempre fatto e come faceva mio padre. Solo che lui faceva il contadino, io canto a Mosca. Mi è andata bene, no?».