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 2013  ottobre 17 Giovedì calendario

L’AVVOCATO ITALIANO DEI NAZISTI UN PO’ TUTORE E UN PO’ STRATEGA


A seconda dei punti di vista, l’avvocato Paolo Giachini ha «rimesso il mandato di procuratore» oppure è cessato dal ruolo essendo un «tutore del defunto, il cui mandato scade automaticamente alla sua morte». In ogni caso, con la fine del Caso Priebke, Giachini è sul punto di uscire di scena. E un po’ gli dispiacerà, lo spegnersi dei riflettori, a questo marchigiano sessantenne, segaligno, ricco commerciante del pellame che ha scoperto in tarda età la passione per i codici, al punto da laurearsi in legge, giurare da avvocato, e diventare il legale di Priebke.
Nel 2008 Giachini diventò il difensore anche di un altro anziano nazista, il criminale di guerra conosciuto come il «boia di Bolzano», Michel Misha Seifert. Una passione incontenibile, quella di Giachini, per le icone del nazifascismo. Ma non deve meravigliare. Le idee sono quella là. Non per nulla già al suo primo apparire sulla scena, nel 1996, organizzando una messa «di solidarietà» a favore del detenuto Priebke, a fianco di Giachini c’era l’ideologo nero Paolo Signorelli, ispiratore del movimento Ordine Nuovo. Un gruppo incline alla violenza e al terrorismo che catalizzò la destra extraparlamentare dal 1969 al 1973.
Poco alla volta, diventando Giachini sempre più un personaggio pubblico, sono venute alla luce altre frequentazioni «nerissime». È amico di un altro ex ordinovista come Delfo Zorzi, imputato e poi assolto per la bomba di Piazza Fontana. Con Zorzi, che ha raccontato di averlo conosciuto da soldato di leva, negli anni c’è stata una gran frequentazione telefonica, che è stata anche intercettata in una fase delle indagini sulla strage. Oggi Giachini risulta essere difensore di Zorzi in Italia e suo partner commerciale.
Giachini ha poi vantato una certa amicizia con Clemente Graziani, l’ex soldato dell’esercito nella Repubblica sociale italiana, poi leader della destra in Italia, e infine fondatore di Ordine Nuovo. Graziani a un certo punto era espatriato in Paraguay e lì il giovane Giachini l’ha incontrato e «ci siamo fatti delle gran bevute».
Priebke l’ha ospitato in casa sua per quindici anni, gli ha pagato le spese, badante compresa, e l’ha pure assunto come assistente di studio quando s’è trattato di trovargli un lavoro che permettesse all’anziano nazista di uscire di casa «per motivi di lavoro». Per aiutarlo, Giachini ha fondato persino un’associazione, «Uomo e Libertà». Ha poi organizzato convegni, raccolto firme a sostegno di una richiesta di grazia, pubblicato la poderosa autobiografia «Vae Victis» di 900 pagine. Ha prodotto persino un dvd storico-biografico che un parlamentare di destra s’incaricò di far avere a tutto il Parlamento.
Tra i due c’era una evidente consonanza di idee. Basti leggere le «Considerazioni finali» del volumone di Priebke, scritte da Giachini. Un condensato dell’ideologia dell’ultradestra. C’è il solito armamentario ideologico: Israele che specula sulla Shoah, gli Stati Uniti che dominano il mondo, le guerre umanitarie come occasione di affarismo. E poi però c’è lui, l’anziano amico Erich. «Il caso Priebke, - scrive Giachini - creato per affermare ancora una volta i principi su cui si fondano le suggestioni politiche e sociali del mondo attuale, ha paradossalmente prodotto un opposto risultato. Doveva essere l’ennesimo occasione per usare il soldato tedesco come simbolo del male, contrapposto a tutto ciò che in termini sempre più categorici viene proposto come il bene: gli effimeri orizzonti del “mondo moderno”. Al contrario, la persecuzione ha stretto attorno a questo anziano una reazione di solidarietà, un fronte tenace, tanto più forte perché composto da chi non si è lasciato costringere nel solito cliché dello skinhead truculento e microcefalo o in quello del torbido cospiratore».
In verità ad Albano è successo proprio questo. La strategia di «normalità» adottata da Giachini, che ha indubbiamente messo in crisi l’apparato dello Stato, è stata minata dall’irruzione dei militanti «truculenti» che fanno capo a Maurizio Boccacci. Si sono scontrati con gli abitanti e con la polizia. Hanno provato a forzare il divieto del prefetto presentandosi al cancello della Fraternità. Hanno trasformato un funerale in una manifestazione sediziosa, al punto da far saltare tutto. E questo è il commento di Boccacci: «Il prefetto che era in contatto con l’avvocato Giachini. Quello alla fine si è calato le braghe, ha avuto paura ed ha mollato tutto».