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 2013  ottobre 17 Giovedì calendario

“DAI TEA PARTY UNA LINEA SUICIDA NEL 2016 IL PARTITO SI SPACCHERÀ”


[Bill Schneider]

«I repubblicani hanno perso e, se continuano di questo passo, rischiano la scissione alle presidenziali del 2016». In genere il professore Bill Schneider, decano dei politologi americani, è una persona moderata e ponderata. Proprio per questo il suo giudizio colpisce ancora di più.
Come valuta l’accordo per evitare il default?
«Hanno dato un calcio alla lattina, per allontanarla un po’».
Perché?
«Credete davvero che sarà possibile trovare un accordo sul bilancio entro dicembre, dopo che non ci siamo riusciti per anni? Auguri. Io temo che a febbraio saremo di nuovo in crisi».
Ma allora chi ha vinto in questo braccio di ferro?
«Non c’è dubbio che i repubblicani abbiano perso: volevano uccidere “Obamacare” e hanno fallito, perché era impossibile. Hanno ottenuto solo il minimo indispensabile per salvare la faccia, e non sono neanche sicuro che l’abbiano salvata. Il Presidente non ha vinto su tutta la linea, perché sperava di eliminare per sempre la minaccia del negoziato costante sul tetto del debito, però non c’è dubbio che abbia prevalso. Ha guadagnato molti punti nel suo partito, perché ha dimostrato la determinazione a non cedere».
Come mai ci troviamo davanti a queste crisi ricorrenti sul debito?
«Finora avevamo alzato il tetto oltre settanta volte, senza problemi. Veniva inserito in qualche altra legge, per nasconderlo alla gente, scontenta di vedere che alziamo il fido della “carta di credito” federale, dopo aver speso tutto. In genere il partito del presidente votava a favore, e l’opposizione contro. I senatori Obama, Biden, Hillary Clinton e Kerry bocciarono tutti la richiesta di alzare il tetto del debito avanzata da Bush, ma alla fine passò, perché era una consuetudine automatica. Ora c’è una fazione fondamentalista del Gop, il Tea Party, che ha deciso di usare questa prassi come arma di ricatto. Loro ritengono che avere debiti sia peccato e spendere sia diabolico, e sono disposti a far fallire lo Stato, perché così non avrà più soldi da usare. Sono anche felici che la reputazione degli Usa crolli nel mondo, perché se gli altri Paesi smetteranno di investire nei nostri titoli, il governo non avrà più le risorse per spendere. Questi repubblicani non rinunceranno mai alla loro arma principale, e quindi a febbraio saremo di nuovo in crisi».
Così non rischiano di perdere le elezioni dell’anno prossimo?
«Non penso, perché il modo in cui hanno ridisegnato i distretti li mette al sicuro alla Camera. In politica, poi, dodici mesi sono un’eternità. Questa crisi avrà un effetto sul voto midterm solo se rallenterà la ripresa economica, ma in quel caso pagherebbe anche il partito di Obama. Il Gop però è in crisi profonda, e rischia la scissione alle presidenziali del 2016».
Addirittura?
«Lo speaker Boehner resterà al suo posto, ma non si candiderà per un altro mandato, e sostituirlo sarà molto difficile, perché i conservatori non si fidano neppure del suo vice Cantor. L’ala moderata del partito, soprattutto quella legata a Wall Street, non sopporta più questi eccessi. Il senatore Cruz, del Tea Party, ha condotto la battaglia sul debito per posizionarsi in vista delle presidenziali: se nel 2016 il Gop sceglierà lui, o Rand Paul, l’ala moderata non li voterà, e potrebbe presentare un candidato alternativo».
Per uscire da questo stallo bisogna cambiare la Costituzione?
«No. Ha funzionato bene per due secoli, proprio perché spinge i partiti a negoziare e fare compromessi. Bisogna eleggere politici che riscoprano le virtù di questo metodo».