Sara Bennewitz, la Repubblica 17/10/2013, 17 ottobre 2013
NESTLÉ METTE IL DITO NELLA NUTELLA ALLO STUDIO UN’OFFERTA PER LA FERRERO
L’uomo più ricco d’Italia, uno degli imprenditori che hanno fatto la storia economica del paese, avrebbe ricevuto un’offerta per la sua azienda difficile da rifiutare. Il colosso mondiale dell’alimentare Nestlé, secondo ricostruzioni attendibili, avrebbe bussato alla porta di Michele Ferrero, classe 1925, seconda generazione del gruppo di Alba e inventore della Nutella. I contorni dell’operazione sarebbero ancora sfumati, ma per sedurre la famiglia Ferrero ci vuole un progetto, non solo un prezzo molto generoso.
Fonti ufficiali del gruppo di Alba precisano che «il gruppo non è in vendita». Dalla sede della multinazionale svizzera, a Vevey, invece preferiscono «non commentare le voci di mercato». Ma le voci rimbalzano dal Piemonte a Milano, e nelle sedi di diverse primarie banche nazionali da giorni si parla di una «proposta indecente » di Nestlè per la Ferrero. Qualcuno si spinge perfino a dire che Banca Imi (gruppo Intesa Sanpaolo), informalmente, si starebbe occupando della questione. Fatto sta che la trattativa è in una fase talmente embrionale e delicata, che si ha perfino paura a parlarne, per evitare di far saltare l’affare prima di essersi seduti a discutere i dettagli.
Il gruppo Ferrero è uno dei big mondiali del settore dolciario: Ferrero International fattura circa 7,8 miliardi di euro, di cui 2,55 miliardi da parte della consociata italiana. Un dato consolidato che è molto vicino agli 8,3 miliardi della divisione confectionery del gigante Nestlé. Il gruppo Ferrero da anni è diventato una multinazionale dell’alimentare, tant’è che oramai realizza in Italia solo il 20% dei suoi ricavi, ed esporta quasi un terzo della sua produzione locale (circa 750 milioni su 2,5 miliardi). Due terzi del fatturato del gruppo vengono invece realizzati in Europa, e il resto in varie aree del mondo. Ferrero non ha bisogno né di visibilità internazionale né di nuove risorse per crescere: i bilanci del gruppo sono sani. Certo è che entrare a far parte del colosso per eccellenza del settore darebbe all’azienda che ha sempre voluto rimanere familiare un altro passo.
Chi conosce la famiglia piemontese si dice certo che se l’offerta sarà talmente seducente da essere presa in considerazione, il motivo non sarà puramente economico. E del resto il gruppo piemontese con 70 anni di storia si trova ad affrontare un delicato passaggio generazionale, perché Michele Ferrero non solo ha compiuto 88 anni, ma ha dovuto sopravvivere al primogenito Pietro, morto per infarto nell’aprile 2011. Certo il figlio Giovanni, che insieme al fratello dal 1997 era a capo del gruppo, continua a essere l’amministratore delegato di Ferrero, ma gestire un colosso da 23mila dipendenti che ha l’ambizione di voler continuare a crescere non è cosa da poco.
Con Nestlè, peraltro, la famiglia Ferrero si era trovata a gareggiare nel 2009 per la conquista della britannica Cadbury, che grazie a un un’Opa da 19 miliardi di dollari era stata rilevata dal colosso americano Kraft, ora ribattezzato Mondelez International. All’epoca i fratelli Pietro e Giovanni avevano lavorato insieme agli advisor Mediobanca e Banca Imi, studiando una parallela acquisizione al fianco della rivale americana Hershey; ma poi avevano deciso di gettare la spugna. Segno che solo cinque anni fa la famiglia Ferrero aveva l’ambizione di far crescere il gruppo per linee esterne. Tuttavia anche diventare, per ipotesi, il primo azionista del maggior colosso dell’alimentare mondiale, che capitalizza 200 miliardi di franchi (162 miliardi di euro), potrebbe essere una via per garantire ai produttori della Nutella e affini un futuro ancora più luminoso di quello attuale.