Paolo Siepi, ItaliaOggi 17/10/2013, 17 ottobre 2013
PERISCOPIO
Sembra passata un’eternità, eppure Massimo D’Alema, appena due anni fa, sintetizzò la maledizione di Alfano con una della sue battute: «È rischioso essere il Delfino d’un pescecane». QN.
È in cerca dei numeri, Letta, «per durare fino al 2015». Letta desidera ogni singolo voto del Pdl in Parlamento per poter lanciare riforme di carattere costituzionale che ha nel cassetto, per intrappolare la tracotanza mocciosa di Matteo Renzi e poi chissà, anche per nuovi, impensabili orizzonti, diverse aggregazioni politiche, la Terza repubblica dei quarantenni. E, per ottenere tutto questo, per durare, sia Letta sia Giorgio Napolitano sono persino disposti ad accettare che ci sia Berlusconi da qualche parte, purché monumentalizzato, «padre nobile», rinchiuso in una teca con le manette, incaramellato come la vela di una barca nel pieno della tempesta. Salvatore Merlo. Il Foglio.
Nel suo recente libretto «Oltre la rottamazione» il candidato segretario del Pd, Matteo Renzi, inanella una serie di posizioni (più della Fiat è meglio preoccuparsi degli artigiani; meglio dell’Alta Velocità è la manutenzione delle strade provinciali; la Costituzione, piuttosto che cambiarla, andrebbe applicata) o di non posizioni tipo «vorrei pace nel mondo e cacca che profumasse di violette» (piuttosto che fare leggi sul lavoro, creiamo più lavoro, ci spiega per esempio) che indicano un nuovo posizionamento politico: piuttosto che nel centro della società per creare una serie di alternative costruttive, il sindaco di Firenze cerca la sponsorizzazione di la Repubblica, di Grillo e Vendola, cerca una vittoria «prodiana»: mettiamo insieme tutto il possibile e chissenefrega se non funzionerà. Ludovico Festa. Tempi.
Ridotto nei consensi dentro e fuori il suo partito, più poveri dei 500 milioni di euro pagati a Carlo De Benedetti per il lodo Mondadori, con un piede già nella fossa giudiziaria, il Cavaliere ha ancora molta forza contrattuale. Fedele Confalonieri, il presidente di Mediaset, lui che rappresenta la roba, la mobilia, era per la pace, per la stabilità, favorevole al governo di Enrico Letta, una super colomba, un avversario indomito di quei falchi crisaioli di cui ha diffidato. Ma Confalonieri (e non è un dettaglio) non si fida nemmeno delle colombe di Alfano, malgrado conservi in tasca una remota simpatia per Gaetano Quagliariello. Salvatore Merlo. il Foglio.
Napolitano ha nominato Giuliano Amato, ex tesoriere di Craxi e pensionato d’oro, giudice della Corte costituzionale. Ad insaputa della Costituzione. Riccardo Fracaro, segretario di presidenza della Corte costituzionale. La Stampa.
Le forze politiche istituzionali sono tutte prigioniere dell’ideologia manettara e di una folla radunata da mesi per l’erezione del patibolo. Vogliono, non già un cambio politico, ma il regime. Vogliono lo sradicamento della destra che c’è, e la creazione di una destra di comodo che chiamano adulta, europea, democratica, populista. Balle. Giuliano Ferrara, il Foglio.
Lo stato assistenziale è un progetto secondo il quale tutti vogliono vivere a spese degli altri. Laura Borselli. Tempi.
Descritto dai suoi detrattori e dai suoi sostenitori come un «animale a sangue freddo», un «negoziatore terribile», Serguei Lavrov, 63 anni è, da nove anni, la faccia della politica straniera russa. Se non ha ancora raggiunto la longevità del suo lontano predecessore, Andrei Gromyko, restato per ventotto anni alla testa della diplomazia sovietica, egli divide con lui il soprannome di «Signor niet», signor no. Marie Jégo. le Monde.
Matteo, nel Pd fa paura. Non vogliono avere in casa gente che non è della tribù. Jovanotti. AdnKronos.
«Se Berlusconi sta con i traditori, se per lui va bene, sta bene anche a me», s’abbandona Daniela Santanché, la Pitonessa che recita, enfatizza, affetta distacco, distanza e rassegnazione, mentre, per la verità, ancora tesse le sue trame e passa da una riunione all’altra, trafelata, e chissà cosa starà davvero preparando... QN.
Dopo la pubblicazione dell’Arte della guerra a Machiavelli fu concesso l’onore di sostituire Giovanni dalle Bande Nere nello schieramento di tremila fanti. Dopo aver fallito tanti tentativi lo scrittore toscano dovette gettare la spugna per manifesta incapacità (com’è capitato a Mario Monti) e in un batter d’occhio l’esercito fu guidato dal vecchio e un po’ annoiato condottiero, a riprova che i teorici della politica (o dell’economia) sanno sempre perché, ma non riescono a capire come mai. Antonio Gurrado. Il Foglio.
Siamo passati dalla protesta alla resistenza, quando tutte le nostre proteste hanno fatto un buco nell’acqua. Wolf Biermann, cabarettista politico e dissidente tedesco. Il Foglio.
La prima funzione di controllo in un paese, in una democrazia normale, non spetta alla magistratura e nemmeno al giornalismo. I primi che devono controllare il buon funzionamento delle istituzioni sono coloro che stanno nelle istituzioni, è la minoranza che controlla l’operato della maggioranza. Ma se la minoranza e la maggioranza, di notte si dividono fra di loro le tangenti, di quale democrazia stiamo parlando? Peter Gomez. Il fatto quotidiano.
Sto qui in campagna nella casetta che Franca ama, e anch’io, se non facesse venire due coglioni così, di tanto in tanto. Costa, tra l’altro, l’adorata casetta. Obbliga a uscire per molti motivi. Sposterei perfino il culo dal divano, fosse per me. Invece niente. Corre l’obbligo di restare in casa. Mi avvisano infatti, data la quantità di carteggi intercorrenti ormai tra papi e finti papi con relativi minchioni, che devo aspettarmi anch’io, personalmente io, una raccomandata di contenuto teologico dal prevosto di qui. Andrea Marcenaro. Il Foglio.
Ogni giorno almeno 10 mila persone, con punte di ventimila nei periodi di massima affluenza turistica, entrano in Cappella Sistina. È gente di ogni provenienza, lingua e cultura. Di ogni religione, di nessuna religione. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani. L’Osservatore romano.
Mia moglie ha un leggero difetto nei suoi discorsi. Infatti, di tanto in tanto, lei si ferma per poter respirare. Jimmy Durante.
Il giorno più bello della mia vita ancora lo aspetto, e so che non arriverà mai. Roberto Gervaso. il Messaggero.