Marco Cobianchi, Panorama 17/10/2013, 17 ottobre 2013
INTERVISTA OSCAR FARINETTI
Buono, che vende cose buone per le persone buone. Buono al punto che se una persona buona gli parla scopre di essere un po’ cattiva. Oscar Farinetti è talmente buono che definire la sua creatura, Eataly, una catena di ristoranti e negozi specializzati nel cibo e nel vino italiani d’eccellenza è tremendamente riduttivo. Anzi, ridicolo. Nel 2012 ha fatturato 110 milioni, che saliranno a 140 quest’anno, dà lavoro a 2.700 persone (1.200 in Italia) ed è presente in 20 fra ristoranti e punti vendita tra Italia, Giappone e Stati Uniti, ma non è questo il punto. Il punto è che Eataly è una filosofia, una Weltanschauung con uno scopo antropologico e psicologico: far sentire le persone più buone mentre mangiano spaghetti cacio e pepe.
Lei è talmente buono che a volte sembra un po’ furbacchione...
No, questo non me lo può dire, ho tantissimi difetti, ma non questo.
Sostiene Matteo Renzi che…
Ma che cosa c’entra? Io, che sono un imprenditore privato, se sbaglio fallisco. Giusto?
Oddio, con l’Alitalia non è andata esattamente così.
Ma io faccio un discorso generale: un manager che sbaglia viene licenziato, giusto? Un caporeparto che sbaglia viene licenziato, giusto? Ecco, invece i politici che sbagliano non vanno mai a casa ed è per questo che io sto con Renzi: per cambiare la classe dirigente.
Lei è socio di Carlo Petrini, legge Alessandro Baricco, ascolta Jovanotti, naviga con Giovanni Soldini, vede Fabio Fazio, e, ovviamente, sostiene Renzi. Lei incarna lo spirito dei tempi.
Che c’entra? Sono tutte persone che mi piacciono e con le quali sto bene. Se invece vuol dire che sono di parte, è vero: sono di parte, contrariamente a quello che converrebbe a un commerciante.
Nel senso che non le conviene dire di essere di sinistra?
Di sinistra, ma non comunista. Nessuna delle persone citate lo è. Nemmeno Petrini.
Beh, ma i comunisti non ci sono più. O no?
E invece io vedo che ci sono ancora dei ragionamenti da comunisti, anche dentro il Pd. Quelli che, quando si parla di lavoro, il problema è trovare soldi per i cassaintegrati: sono poco proattivi, non mi piacciono.
Infatti lei fa parte della sinistra buonista. Solo lei poteva dire: «Sogno una donna che dica: “Non esco con quello perché ha parcheggiato in seconda fila”». Ma lei una così l’ha mai incontrata?
Mai. Ma dobbiamo arrivarci al grande cambio di mentalità, quando sarà fico comportarsi bene. Come dev’essere fico mangiare bene, scegliere le cose migliori, buone, sane. Pensi che bello, un giorno, sentire due mamme che parlano di una bistecca di manzo con lo stesso entusiasmo di quando discutono di una borsa di Gucci.
Lei vuole farci diventare tutti buoni. È così politically correct da essere uno dei pochi in Italia ad avere fatto una pubblicità lesbica.
Sì, per solidarizzare con l’Ikea che venne attaccata quando ne fece una con due uomini.
Dall’altra parte c’è Guido Barilla, che ha detto di preferire la famiglia tradizionale.
Non condivido la sostanza di quello che ha detto; ma siccome conosco bene Barilla e so che è una persona straperbene e molto aperta, posso dire che quella frase gli è stata un po’ estorta. Infatti l’ho difeso in ogni modo, anche all’estero. Ero a New York e avevo il Financial Times e il Washington Post che mi dicevano: se non togli la loro pasta dagli scaffali, sei connivente.
E l’ha tolta?
Nemmeno per sogno.
Connivente è un termine un po’ violento.
All’interno del mondo dei gay ci sono dei violenti e dei fascisti, come ci sono violenti e fascisti tra gli eterosessuali. Però io penso che l’idea che un gay non possa farsi una famiglia sia una cosa brutale.
Lei è talmente buono che è a favore di una tassa patrimoniale sui ricchi.
La stragrande maggioranza delle persone che ha avuto successo è gente generosa.
Ma non sarebbe meglio ridurre le spese dello Stato?
Ah, sì, certo; ma non è che si possa fare tantissimo. Lo dicono i numeri. Bisogna invece fare arrivare una marea di soldi nelle nostre cinque vocazioni: raddoppiare il numero di turisti, raddoppiare l’esportazione di agroalimentare, migliorare le performance della nostra industria manifatturiera di precisione e migliorare la moda e il design.
Comunque anche lei non piace a quei «comunisti » della Cgil.
In che senso?
A Bari l’hanno fatta a fette perché aveva 160 precari.
Ah, sì: per la prima volta in vita mia ho avuto problemi con il sindacato, ma è stata colpa di un’incomprensione. Avevo un’autorizzazione temporanea e non potevo assumere a tempo indeterminato. Ora sono tutti a tempo determinato, in attesa che ci rinnovino la licenza, e sono sicuro che lo faranno.
Bari non le ha dato la licenza definitiva?
È tutto risolto, la stampa amplifica.
Anche a Milano? L’apertura è stata rinviata…
Ecco, poi la stampa scrive anche cose non vere, nel senso che io non ho avuto problemi con la burocrazia a Milano. Zero, ma proprio zero.
Ma non è stato lei a dire di avere aperto sette-otto negozi senza licenza?
Si, ma a parte che parlavo anche di alcuni Unieuro, volevo dire che magari la licenza non ce l’avevo la mattina e mi arrivava nel pomeriggio. Io non mi sono mai fermato per un foglio che mancava.
Da 1 a 10, che peso dà alla burocrazia come ostacolo al fare impresa?
È un fattore negativo, ma non il più importante. Anche in America c’è una fortissima burocrazia. La nostra è diversa, è… lenta.
Lei è talmente buono che il suo mito è Adriano Olivetti. Ma Olivetti costruiva le case per i dipendenti.
Sì, ma erano altri tempi. Io do la quindicesima, negli anni in cui guadagno.
Lei è talmente buono che quando era all’Unieuro inventò lo slogan: «L’ottimismo è il profumo della vita». Però ha anche detto: «L’Italia è nella merda da 1.700 anni».
Ho detto che il declino è iniziato da 1.700 anni, ma che in questo periodo abbiamo avuto il Rinascimento, il Risorgimento e il miracolo economico. Quando tocchiamo il fondo, noi ripartiamo.
Ah, bene, tra un po’ si riparte.
Il fondo non l’abbiamo ancora toccato. Il vero numero che conta è quello dei disoccupati, e quando si oltrepassa una certa soglia poi scoppia il casino.
Qual è la soglia?
A pelle direi 12 milioni di disoccupati. E tra male occupati e disoccupati veri e propri io dico che siamo già a 10 milioni.
A volte trovare lavoro è questione di fortuna.
La fortuna esiste. Ma anche la sfiga.
Cioè?
Vede: mediamente a una persona succedono nella vita un 50 per cento di cose positive e un 50 di cose negative. Lo sfigato è colui che ricorda solo il 50 delle cose negative. E poi cerca qualcuno a cui raccontarle e quando lo trova raggiunge l’orgasmo da consolazione.
Quindi lei non consola nessuno?
Evito. In Italia c’è l’abitudine di salutare dicendo: come va? Se l’altro ti risponde: male, allora ti tocca fermarti e consolarlo. Io invece saluto con un: tutto a posto? Sottinteso: tutto bene, vero? È difficile che l’altro risponda no, in genere risponde di sì.
Quindi a lei sono capitate un 50 per cento di sfighe che non ha mai raccontato.
E certo!
Ne dica una.
Non me le ricordo.