Stefano da Empoli, Milano Finanza 15/10/2013, 15 ottobre 2013
MONETA ELETTRONICA A RISCHIO CON LA PROPOSTA DI REGOLAMENTO UE SULLE COMMISSIONI
Il mercato dei pagamenti in Europa è frammentato e caro. Non si tratta di un problema di poco conto, soprattutto in tempi di crisi, visto che l’attuale situazione di inefficienza costa a cittadini e imprese 130 miliardi di euro l’anno, secondo le stime della Commissione europea. Che giustamente ha avvertito l’esigenza di intervenire, attraverso un pacchetto legislativo adottato a fine luglio, composto da una nuova direttiva sui servizi di pagamento e una proposta di regolamento relativa alle commissioni interbancarie applicate sulle operazioni di pagamento con carta. Se c’è un ampio consenso sui benefici della direttiva, che riduce oneri e rischi per i consumatori, molti dubbi sono emersi sulla proposta di regolamento delle cosiddette interchange fees (IFs), che remunerano i benefici che gli esercenti si assicurano in termini di gestione più efficiente e sicura del contante, a fronte dei servizi offerti ma anche dei rischi tutt’altro che trascurabili che vengono presi in carico dalle controparti bancarie.
La Commissione Europea propone l’adozione di un tetto unico alle IFs a livello Ue, che interesserebbe inizialmente solo le transazioni cross-border e dopo 22 mesi tutti i pagamenti con carta di credito e bancomat. Facendo dunque indossare a banche, esercenti e consumatori un vestito unico dalla Finlandia alla Grecia. Un obiettivo nobile e auspicabile da perseguire nel lungo periodo ma che, nel breve termine, rischia di essere un’utopia carica di conseguenze negative. Basti pensare ai differenti rischi Paese, che oggi determinano condizioni creditizie totalmente diverse non solo nei 28 Stati membri dell’Unione Europea ma anche nei 17 aderenti all’euro. Dunque, se in alcune nazioni i tetti si rivelassero troppo bassi per compensare i rischi Paese (o quelli di particolari tipologie di clientela, tipicamente i consumatori con redditi medio-bassi e le piccole imprese), per molti possessori di carte le condizioni creditizie peggiorerebbero e addirittura si potrebbe arrivare a fenomeni estesi di razionamento, se non di espulsione dal sistema. È dunque giusto incentivare l’utilizzo dei pagamenti elettronici, come vuol fare la Commissione Europea, ma occorre farlo con gli strumenti giusti, evitando effetti boomerang che sono sempre dietro l’angolo quando la regolazione si sostituisce d’imperio al mercato. D’altronde, l’esperienza dovrebbe insegnare qualcosa. In Spagna, che nel 2005 adottò ante litteram una riduzione delle commissioni interbancarie, si è determinata nel periodo successivo una diminuzione media annua dell’1,07% nella diffusione delle carte di credito. Secondo un recente studio I-Com, a parità di condizioni, per l’Italia questo potrebbe voler dire un minor gettito fiscale, a causa dell’aumento del sommerso, pari a oltre 2,2 miliardi di euro l’anno. Per questo occorre guardare con estrema preoccupazione al nuovo regolamento comunitario e tentare di cambiarne nei prossimi mesi gli aspetti più controversi, non solo sulle IFs ma anche sul venir meno della cosiddetta «Honour All Cards Rule», che fin qui ha consentito ai possessori di carta di vedersele riconosciute dagli esercenti in maniera trasparente e certa. Secondo la proposta della Commissione Europea, i merchant potrebbero discriminare tra una tipologia di carta e l’altra dello stesso brand, con inevitabili effetti di grande incertezza e confusione per i consumatori.
Per incentivare seriamente la diffusione della moneta elettronica molto meglio sarebbe rivolgersi direttamente ai consumatori, per esempio approfondendo la strada della defiscalizzazione dei pagamenti effettuati elettronicamente già percorsa con successo da altre nazioni, come la Corea del Sud e l’Argentina, che ha portato benefici diretti ai possessori di carta e in ultima analisi anche alle casse statali, grazie al minore sommerso. Con i tempi che corrono, per Paesi come l’Italia, ma non solo, potrebbe essere una manna dal cielo e un aiuto insperato alla ripresa economica e finanziaria.