Giuseppe Vespo, L’Unità 15/10/2013, 15 ottobre 2013
DE TOMASO CRAC LICENZIAMENTO
PER MILLE OPERAI –
MILANO Corre ma verso la chiusura definitiva la De Tomaso, storico marchio automobilistico da anni in attesa di un rilancio.
Ieri il curatore fallimentare Enrico Stasi ha inviato le lettere di licenziamento ai novecento dipendenti della fabbrica di Grugliasco, Torino, e ai circa cento dello stabilimento livornese. Una decisione obbligata, alla luce dell’assenza di concrete manifestazioni di interesse verso l’azienda, che dopo l’inchiesta che ha travolto gli ultimi proprietari aspetta e spera in un cavaliere bianco.
Nel frattempo, però, il curatore nominato dal Tribunale è obbligato a rispettare i termini previsti dalla procedura. Da qui l’invio delle lettere di licenziamento, che devono essere recapitate 75 giorni prima della scadenza degli ammortizzatori sociali. Il quattro gennaio, infatti, gli operai perderanno pure quelli, e a quel punto la partita sarà ancora più complicata. L’auspicio è che prima dell’anno nuovo possa palesarsi qualcuno interessato a rilanciare il marchio fondato dal pilota argentino Alejandro De Tomaso.
Di fronte a una manifestazione d’interesse, ovviamente, Stasi ritirerebbe i licenziamenti. Al momento, almeno stando alle dichiarazioni dell’assessore al Lavoro del Piemonte, Claudia Porchietto, sembra che il principale ostacolo all’eventuale ingresso di gruppi o imprenditori sia «il problema legato al marchio».
Il riferimento è al contenzioso legale che vede la casa automobilistica contrapposta ad un’azienda di occhiali che utilizza, legittimamente, lo stesso marchio De Tomaso. Dalle cronache torinesi delle ultime settimane sembra però che tra le due parti sia possibile un accordo, che dovrebbe essere sottoscritto entro il venti di novembre. L’intesa prevede che ad entrambe le aziende resterà l’esclusività del nome nel settore commerciale di riferimento: auto e occhiali.
Quello del marchio è chiaramente un nodo fondamentale per attrarre eventuali investitori, di cui finora si è parlato tanto senza mai vederne i nomi ne le facce. Una manifestazione d’interesse permetterebbe al curatore fallimentare di chiedere altro tempo, cioè nuovi ammortizzatori sociali per i dipendenti, e tenere vive le speranze. «Lavoriamo per trovare al più presto una soluzione positiva per i lavoratori», dice Porchietto.
È quello che chiedono anche loro, che insieme ai sindacati hanno organizzato per martedì una manifestazione proprio davanti alla sede della Regione Piemonte, in piazza Castello. «Per far sentire la loro voce», dice il segretario della Fiom-Cgil di Torino, Federico Bellono, ma soprattutto per «accelerare qualsiasi tipo di verifica» su potenziali investitori. La «situazione è grave», continua il sindacalista, «e non può che far salire la tensione. Serve un rapido confronto con la Regione». «Invito tutti alla calma replica l’assessore al Lavoro e a non giocare allo scarica barile: ci sono dei lavoratori da tutelare e la Regione l’ha sempre fatto mettendoci la faccia così come in altre vicende».
ULTIMI GIRI
Ma il tempo stringe e la corsa verso la chiusura è ormai agli ultimi giri. La De Tomaso, fondata a Modena negli anni Sessanta, è fallita nel 2012. Tre anni prima era stata rilevata dalla famiglia dell’imprenditore Gian Mario Rossignolo, che ne aveva spostato la sede nello stabilimento ex Pininfarina di Grugliasco, Torino, proprio dove si trova la sede di un altro marchio storico dell’automotive, quello delle Carrozzerie Bertone, rilevate nel 2009 dalla Fiat per farne il nuovo centro di produzione della Maserati.
Nel luglio del 2012, Rossignolo è finito invece al centro di un’inchiesta della procura di Torino per una presunta truffa legata a sette milioni di euro di finanziamenti pubblici. Soldi ricevuti dall’imprenditore per organizzare dei corsi di formazione per gli operai della De Tomaso, corsi che non sono mai partiti. A differenza delle lettere di licenziamento spedite ieri all’indirizzo degli operai.