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 2013  ottobre 15 Martedì calendario

DISTRUTTE 57.000 TONNELLATE DI GAS LETALI IN 16 ANNI


Vietnam, Iraq. E ora Siria. Scenari diversi, per un’unica apocalisse: quella delle armi chimiche. Per censirle, e distruggerle, è nata l’Opac, l’ente intergovernativo che ha il compito di far applicare la Convenzione di Parigi del 1993 sul bando delle armi chimiche. L’Opac, costituita nel 1997, in 16 anni di attività ha distrutto nel complesso 57.000 tonnellate di armamenti, per lo più prelevati dagli arsenali americani e russi risalenti all’epoca della Guerra Fredda.
L’Organizzazione ha sede all’Aja e ha lo scopo di promuovere e verificare l’adesione alla Convenzione sulle anni chimiche del 1993 che proibisce l’uso di tali armi e ne chiede la distruzione. Nell’Opac lavorano 500 persone, il budget annuale è di circa 70 milioni di euro.
Al Consiglio esecutivo, di cui l’Italia è vicepresidente, appartengono 41 Paesi, nominati dalla Conferenza (principale corpo dell’organizzazione) con un mandato biennale. Cinque i Paesi che non hanno ancora aderito alla Convenzione di Parigi: Angola, Corea del Nord, Egitto e Sud Sudan. Israele e Myanmar, per quanto firmatari della Convenzione, non hanno ancora ratificato il documento.
LA MAPPA
Gli Stati che ratificato la Convenzione sono ad oggi 188. A sedici anni di distanza, però, sia gli Usa che la Russia non hanno ancora distrutto completamente i loro arsenali, poiché non hanno osservato le scadenze stabilite. Secondo i dati ufficiali, gli Usa conservano circa 5.500 tonnellate di armi chimiche. La Russia ne ha molte di più, circa 21.500, ereditate dagli arsenali sovietici. Grosse quantità sarebbero in possesso anche di Israele, Cina, Giappone, ma anche di Germania, Francia, Regno Unito, Albania, Algeria, Argentina, Australia, Brasile, Bulgaria, Myanmar, Canada, Egitto. India, Iran, Libia, Messico, Olanda, Corea del Nord, Pakistan, Polonia, Romania, Russia, Arabia Saudita, Sud Africa, Corea del Sud, Svezia, Taiwan, Ucraina.
Tra le armi chimiche le più pericolose e le più rapide ad agire sono i gas nervini, come il sarin e il vx. Il primo Paese a usare il gas nervino in battaglia è stato l’Iraq, nella guerra contro l’Iran (1980-1988). Documenti della Cia pubblicati dalla rivista statunitense Foreign Policy il 26 agosto 2013 dimostrano che gli Stati Uniti sapevano dell’uso sistematico di armi chimiche da parte dell’Iraq e non hanno fatto niente per fermarlo. Si stima che più di 20mila soldati iraniani siano uccisi con il gas nervino e altri composti chimici nel corso del conflitto. Il regime iracheno ha usato agenti chimici anche nel Kurdistan iracheno nel 1988: decine di centri abitati, tra cui la città di Halabja, sono stati colpiti, almeno cinquemila i civili curdi rimasti uccisi.
Per sganciare gli agenti chimici sull’obiettivo sono impiegati appositi proiettili da artiglieria, bombe o dispositivi di dispersione impiegati da aerei, razzi e missili balistici. Oggi la maggiore minaccia, per la popolazione civile, è rappresentata da missili balistici, armati con agenti nervini che vengano lanciati su aree ad alta densità abitativa. Gli agenti nervini possono determinare sia la morte che gravi inabilità. Le armi chimiche e batteriologiche incombono sui conflitti del Terzo millennio. I «cacciatori» di queste armi sono stati insigniti del Nobel per la pace 2013. Un investimento sul presente, una scommessa sul futuro.
IL FAI-DA-TE
Uno motivo di forte preoccupazione è la relativa facilità di produzione: bastano semplici laboratori di ricerca, convertibili in pochissimo tempo; anche semplici stabilimenti per la produzione di particolari fertilizzanti e prodotti destinati all’agricoltura possono rivelarsi pericolosi. Una vasca di fermentazione da cinquemila litri utile per la produzione di proteine per l’alimentazione animale può essere convertita alla produzione di batteri a scopo bellico senza alcuna difficoltà.