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 2013  ottobre 15 Martedì calendario

DISSEPOLTI, CREMATI E BUTTATI VIA LA FINE MISTERIOSA DEI GERARCHI


Ceneri gettate nel fiume, in mare o anche in un anonimo canale di scolo. Cadaveri sepolti senza croce e nome e poi trafugati da presunti nostalgici. Lapidi distrutte per non lasciare segni di identificazione. Tombe fasulle per confondere le tracce. Corpi inumati con una falsa identità. Tutto per evitare commemorazioni, raduni, assembramenti «sgradevoli» e pericolosi per l’ordine pubblico. Ma anche per cancellare la memoria dell’orrore, nascondere un passato che non si è voluto metabolizzare, affrontare con onestà intellettuale e, finalmente, «digerire».

Lo stesso dilemma che si pose, a partire dal dopoguerra, per molti uomini-simbolo del nazismo, si pone oggi per le spoglie mortali di Eric Priebke, il capitano delle Ss che spuntava la lista dei martiri delle Ardeatine. Seppellirlo o no? E dove? Ecco come finirono i resti dei nazionalsocialisti più famosi, da Bormann a Mengele, da Dollman a Hess.

Il reichsfuhrer Heinrich Himmler, capo di Priebke e suicida con il cianuro, venne sepolto in un luogo segreto nella pianura di Lunerburg, nel nord della Germania. I gerarchi nazisti Goering, Ribbentrop e Keitel, impiccati dopo Norimberga, furono trasportati in tutto segreto a Monaco e cremati. Le loro ceneri disperse in un anonimo canale di irrigazione tra i campi. Quelle di Adolf Eichmann buttate nel Mediterraneo dagli israeliani, che l’avevano catturato in Argentina, processato nel 1962 e condannato alla pena capitale. Martin Bormann finì sotto terra in Paraguay in un piccolo cimitero. Al posto del nome, sulla tomba c’era il numero 731. Ma il cadavere venne asportato di nascosto da alcuni sedicenti giornalisti stranieri nel 1968. Uno dei più stretti collaboratori di Himmler, Reinhard Heydrich, ucciso da partigiani ceki nel ’42, fu sepolto nel cimitero degli invalidi di Berlino, ma i sovietici distrussero il cippo funebre durante l’occupazione della città.

Il «boia di Mauthausen» Albert Heim riposerebbe al Cairo sotto il nome di Tarek Farid Hussein, ma i cacciatori di nazisti sostengono che lì ci sarebbe uno sconosciuto e che il «dottor Morte» è ancora vivo. Se fosse così, avrebbe 98 anni. L’epilogo dell’ex caporale ucraino delle Ss Misha Seifert, noto anche come il «boia di Bolzano» e morto nell’ospedale di Caserta nel 2010 (era stato estradato dal Canada due anni prima), fu diverso: venne «regolarmente» inumato nel cimitero di S. Maria Capua Vetere. Un discorso a parte anche per la «volpe del deserto», il feldmaresciallo Erwin Rommel, che si tolse la vita su ordine di Hitler e che non è mai stato considerato un criminale di guerra. Il suo corpo giace nel camposanto di Herrlingen, nei pressi di Ulma, in Germania.

L’«angelo della morte» dei campi di sterminio, Josef Mengele, è stato seppellito nel cimitero brasiliano di Embu, non lontano da San Paolo, sotto la falsa identità di Wolfgang Gerhard. I suoi resti, esumati, furono rispediti nel 1985 alle autorità tedesche.

E ancora. Il colonnello Eugene Dollmann giace nella semplice terra, senza nome né altri elementi utili per la sua identificazione, a Monaco. Le spoglie di Klaus Barbie, morto a Lione nel ’91, furono cremate e l’urna consegnata alla figlia, che le portò in Austria, dove risiede. Il cadavere di Rudolf Hess, braccio destro del fuhrer, era sepolto a Wunsiedel, in Bavaria. Ma nel 2011 i suoi resti vennero strappati alla terra, bruciati e dispersi in mare e la sua tomba distrutta dopo che era diventata meta di pellegrinaggio dei simpatizzanti neonazisti. Sdegno e proteste provocarono nel 2005 la notizia che Leonardo Conti, medico di Hitler, responsabile del programma di «eutanasia» e suicida dopo Norimberga, riposava accanto a centinaia di vittime del Terzo Reich nella città dove avvenne il processo. Nel ’91 i funerali dell’ex ufficiale Walter Reder, il «boia di Marzabotto», nel cimitero austriaco di Gmuden, divennero occasione per un raduno di qualche migliaio di nostalgici. Fece scalpore la scoperta, nel marzo 2006, che i resti di 4000 soldati della Wehrmacht giacevano in una fossa comune nel cimitero di Praga-Dablice accanto a quelli dei partigiani trucidati dai nazisti. Stesso discorso per 112 ustascia (fascisti croati) tumulati in Dalmazia, a Omis, dove sorge un mausoleo dedicato ai partigiani antifascisti. Il vice di Eichmann, l’austriaco Alois Brunner, dovrebbe riposare nel cimitero musulmano di Damasco. Il condizionale è obbligatorio, perché molti non credono che la sua morte, come annunciato dai familiari, sia avvenuta in Siria nel 1992.

L’eccezione è a Costermano, sul lago di Garda, dove giacciono le salme del criminale di guerra Christian Wirth, di Gottfried Schwarz e di Franz Reichleitner, noto come «il massacratore di Sobibor». Anche in questo caso, polemiche, proteste, indignazione, interrogazioni parlamentari per chiedere la traslazione delle salme fuori dal territorio nazionale. Ma, a quanto pare, i corpi non sono stati rimossi. E per concludere, la leggenda circonda la fine del «padre di tutti i nazisti», che ordinò di bruciare le sue spoglie dopo il suicidio. Secondo alcune fonti, infatti, i sovietici si impadronirono dei resti di Hitler scampati alle fiamme e se ne «liberarono»solo nel 1970 nelle acque di un fiume tedesco. Obiettivo: cancellare ogni traccia del dittatore. E del passato.