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 2013  ottobre 15 Martedì calendario

IL MERCATO GUARDA AI NUOVI EQUILIBRI DOPO L’ACCORDO


Definito, a fatica, il destino del patto di Rcs, sul mercato i riflettori sono ora puntati sui potenziali «destinatari» di quel pacchetto di oltre il 20% ormai formalmente svincolato. Già perché anche se il patto è sciolto per tutti e dunque i vecchi pattisti possono smobilizzare le loro azioni in ogni momento, ce ne sono almeno tre, ma potrebbero essere molti di più, che rientrano nei «venditori dichiarati» dato che hanno fatto sapere di puntare alla disponibilità della quota Rcs perché non considerata più strategica: si tratta di Mediobanca (15%), Fonsai (5,6%) e Generali (1%). Ed ecco che si arriva almeno al 20%.
Il punto è che nonostante tempi e modalità di vendita siano tutti da definire, queste quote rischiano di ribaltare gli assetti proprietari di Rcs, in un momento in cui peraltro non risulta esserci alcun punto di incontro o dialogo tra Fiat, primo socio con il 20%, e Diego Della Valle che con l’8,9% è il terzo azionista dopo Mediobanca. Proprio qualche giorno fa il patron di Tod’s ha ribadito la sua contrarietà a qualsiasi patto invitando i «tre o quattro» azionisti forti del gruppo a sedersi a un tavolo per deciderne le strategie.
Ma cosa succederebbe, se Della Valle decidesse di rafforzarsi e salire nel Corriere? O se Fiat puntasse a crescere ancora? La strada per «trattare» con alcuni soci del vecchio patto potenzialmente c’è. Bisogna solo vedere se quegli stessi soci venditori saranno pronti a «schierarsi» con una o l’altra parte. Secondo quanto si apprende, Mediobanca, proprietaria del pacchetto più consistente in Rcs, sembrerebbe orientata a "proteggere" la quota in suo possesso da eventuali battaglie tra azionisti. In altre parole, allo stato attuale e considerando che l’obiettivo per Rcs è la stabilità, l’istituto di piazzetta Cuccia, disponibile a coordinarsi con gli altri soci per accompagnare lo sviluppo del gruppo editoriale, punterebbe a liquidare ordinatamente la sua quota nel corso del triennio del piano industriale. Questo nonostante, riferiscono alcune fonti, in prima battuta Mediobanca pareva essere intenzionata a cedere una parte del pacchetto entro la fine dell’anno. Un piano poi modificato nelle ultime settimane.
Altri, però, potrebbero invece ragionare diversamente. È il caso di Unipol, che attraverso Fonsai è socia con il 5,6%, che pur seguendo l’aumento di capitale del gruppo editoriale, aveva fatto sapere di non voler vincolare le azioni. «Usciremo dal patto attuale perchè per noi uno dei punti chiavi è entrare nella piena disponibilità della partecipazione per essere liberi di gestirla», aveva dichiarato il numero uno Carlo Cimbri. La stessa Unipol ha appena smobilizzato l’intero pacchetto del 3,8% detenuto in Mediobanca, come da obblighi Antitrust. E probabilmente di fronte a offerte interessanti potrebbe decidere di mollare la presa. Infine c’è Generali, con l’1%, con l’ad Mario Greco che ha deciso di smobilizzare le "vecchie" partecipazioni, ma anche gruppi come la Italmobiliare della famiglia Pesenti (3,8%) indicata da qualcuno nel gruppo dei potenziali venditori. Uno scenario, dunque, in piena evoluzione, tanto più che oggi non c’è più distinzione tra soci dentro e fuori il patto.