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 2013  ottobre 15 Martedì calendario

PAPI E RE, IN CARROZZA


LA MOSTRA
Quando i potenti montavano in carrozza: papi, re, principi, granduchi e nobiltà varia. Anche perché le automobili non esistevano ancora. Ma, oltre che un mezzo di trasporto, le berline, spesso dorate e dipinte, costituivano perfino uno «status symbol»: era quasi una gara a chi le possedeva più belle, più ricche, più appariscenti. Lo spiega una curiosa mostra, alla Venaria Reale di Torino («Carrozze regali, cortei di gala di Papi, Principi e Re», aperta fino al 2 febbraio, a cura di Marco Lattanzi, Andrea Merlotti e Fausta Navarro, cat. Silvana), che raccoglie vari esemplari sparsi nella penisola: al Quirinale, a Palazzo Pitti, ai Musei Vaticani. Dal Settecento, con l’unico modello di gran gala che ci sia giunto, il Berlingotto di Vittorio Emanuele I (dal Quirinale) del 1789, fino all’Ottocento e all’inizio del secolo ormai scorso: del 1909 infatti è la Palombella, un’auto Itala da 35 cavalli, unica, costruita per la regina Margherita, appositamente allestita a Milano. E sono ormai i tempi nuovi: le carrozze vanno in pensione, o in museo.
GLI SCENOGRAFI
Quelle in mostra erano vetture di gran gala, riservate alle rare occasioni in cui i potenti si mostravano in pubblico. Quando occorreva, usavano perfino le imbarcazioni (come, a Torino, Carlo Emanuele III: si fa fabbricare un Bucintoro); ma molti autori delle più belle berline, e non è un caso, erano anche grandi scenografi teatrali: da Filippo Juvarra, a Giacomo Pregliasco.
Mostrarsi, però, non portava sempre bene: è a bordo o salendo sulla loro carrozza che Enrico IV di Francia e Umberto I d’Italia sono uccisi, nel 1610 e nel 1900, dagli anarchici François Ravaillac e Gaetano Bresci. Di solito, però, andava assai meglio: i cortei erano molto fastosi, la gente - di solito - molto stupita. La Venaria, alle vetture affianca dei disegni basati su scene d’epoca: per illustrare un mezzo di trasporto, il suo uso, ma anche un’epoca.
L’esemplare forse più antico, 1750, apparteneva al principe Chigi, e nel 1950 è stato donato al Museo di Roma, quello a Palazzo Braschi: lungo cinque metri, alto due e mezzo, era stato ordinato in Francia per le nozze di Sigismondo con Giovanna Medici d’Ottajano; è dorato, bellissimo, rococò, bronzo dorato a motivi vegetali e perline. E dal Sud arriva un esemplare ancora più fastoso, appartenuto ai Ramundo: in legno dorato mille intagli, scene arcaiche dipinte. Perché chi di dovese si allenasse per tempo, ecco pure, da Genova, una carrozzina da giardino per i bambini, con due posti in fila; magari, anche per fare un po’ di scuola-guida.
PER LE NOZZE
A due posti è pure il coupé chiamato Berlingotto, 1789, torinese, figure femminili allegoriche che reggono putti e stemma con le iniziali, immense ruotone posteriori: nel capoluogo piemontese se ne conservano ancora i disegni del progetto. Anch’esso un esemplare creato per uno sponsorio regale: ai quattro lati, istoriate le virtù; e alla Scala, per la cerimonia, va in scena il ballo Amore e Psiche; un poemetto spiega le attese riposte in quelle nozze: «Lungi lungi l’affanno funesto / di più grande o più lieto di questo / no non vide l’Italia finor», ricorda Lattanzi. Ovviamente, la berlina pontificia comporta un trono: era di Leone XII della Genga, e siamo già nell’Ottocento.
Il mezzo di gala di Ferdinando II di Borbone è finito a Palazzo Pitti: un lusso sfrenato, con l’abitacolo in rame dorato, il sedile del cocchiere retto da grifi scolpiti; si sa chi l’ha fabbricato e chi dipinto, quando è stato usato. Uno dei maggiori allestitori di carrozze era il milanese Cesare Sala; a lui sarà affidata anche l’automobile della Regina Margherita: decorare i veicoli, era una specialità. Nel 1878, per il corteo della regina, ne realizza sei: sono ancora a Castelporziano e una in mostra; costava 7.200 lire dell’epoca.
GIOCHI DA BIMBI
Tra le curiosità, una carrozzella a tre ruote per bambini, creata per Vittorio Emanuele quand’era solo principe, nel 1878, dal solito Sala. E un’immensa «Troika», con tanto di divano invece dell’abitacolo, eseguita a San Pietroburgo a fine Ottocento, e assai rara. Dono dello zar Nicola II a Vittorio Emanuele II, in una visita a Racconigi; e ora a Castelporziano, nella tenuta presidenziale. Una mostra non per vedere «come eravamo», ma «come erano»: in che modo si muovevano, e come i potenti si mostravano al volgo.