Franco Bechis, Libero 15/10/2013, 15 ottobre 2013
CHI PAGA (E CHI INVECE NO) NEL PDL
Nei conti del Pdl c’è un buco di 6 milioni e 247.284 euro dovuto all’avarizia degli eletti al parlamento nazionale, a quello europeo e ai consiglieri regionali che non versano da anni al partito la quota della loro indennità prevista dai regolamenti interni. Dovrebbe essere di 9.600 euro per i parlamentari nazionali e di 6 mila euro per europarlamentari e consiglieri regionali. Ma in tantissimi si prendono ben guardia dal farlo. Ha un bel dire il povero segretario amministrativo del partito, Maurizio Bianconi, che «sembra sempre più impellente il recupero più ampio possibile degli arretrati dei versamenti mensili dovuti dai parlamentari e dai consiglieri regionali», fatto sta che gli eletti infedeli alla decima sono ogni anno di più. Il Pdl incassava da loro 4,8 milioni di euro nel 2010. Nel 2011 la somma è diventata 3,7 milioni di euro. Nel 2012 è scesa ancora a 2,8 milioni di euro. Considerato che nel 2013 i parlamentari Pdl si sono dimezzati, ormai quella voce di incasso rischia di essere poco superiore al milione di euro. Per il partito che insieme a Forza Italia ha una situazione economico-finanziaria drammatica (sono tenuti in piedi solo da finanziamenti, prestiti e fidejussioni bancarie di Silvio Berlusconi), diventa ora essenziale recuperare quei versamenti arretrati. Ma deve inventarsi una sorta di Equitalia per raggiungere l’obiettivo. Anche perchè molti dei debitori hanno ormai cambiato tessera e fede politica, e difficilmente saranno disposti a saldare debiti passati con il Pdl.
Nel bilancio 2012 pubblicato con tutte le note sul supplemento straordinario della Gazzetta Ufficiale del 9 ottobre scorso, per la prima volta appare l’elenco di tutti i finanziatori del Pdl per somme superiori a 5 mila euro (la legge lo impone solo dal 2012, prima era obbligatoria la trasparenza solo per donazioni superiori ai 50 mila euro). Quindi anche tutti i parlamentari e i consiglieri regionali in regola con la loro decima. Basta controllare chi non figura in lista, e si capisce subito chi ha bigiato l’obbligo di contributo finanziario. Potrebbe fare parte della lista di chi non ha mai versato nemmeno un cent (il 21% dei parlamentari nazionali ed europei e il 30% dei consiglieri regionali), o di chi qualcosa ha versato tenendo però il braccino corto (40% dei parlamentari e addirittura 60% dei consiglieri regionali).
A non essere in regola con il partito sono molti nomi famosi della politica. Fra i morosi più clamorosi - salvo eventuali errori della Gazzetta Ufficiale - spiccano i nomi di Claudio Scajola, dell’attuale ministro delle Risorse Agricole, Nunzia De Girolamo e perfino di Michaela Biancofiore. O non hanno versato un euro al Pdl nel 2012 o non appaiono in lista perché hanno versato meno di 5 mila euro invece dei 9.600 euro previsti. Stessa condizione hanno Paolo Romani, Giuseppe Ciarrapico, Salvatore Cicu, Giuseppe Galati, Gianfranco Rotondi, Enrico La Loggia, Dorina Bianchi, Antonio Angelucci, Sandro Biasotti (ex governatore della Liguria), Antonio Martino, Alessandra Mussolini, Paola Pelino (imprenditrice abruzzese, regina degli omonimi confetti), Roberto Speciale (ex comandante della Gdf) e Guido Viceconte, la cui firma era ora nella lista dei senatori disposti a rompere con Silvio Berlusconi pur di sostenere il governo di Enrico Letta. Vero che poi hanno cambiato partito, ma fa una certa impressione leggere nella lista dei morosi storici che quella quota dovuta non versavano ex leader Pdl come Giulio Tremonti (e come lui in debito anche Marco Milanese), Marcello Dell’Utri, Guido Crosetto, Maria Teresa Armosino, Giovanni Dell’Elce, Domenico Nania, Vincenzo Nespoli, Alfredo Mantica, Mauro Cutrufo Giuseppe Saro, perfino Massimo Maria Berruti, Melania Rizzoli, Giuseppe Cossiga e Piero Testoni. Non hai mai pagato pegno uno come Sergio De Gregorio, e c’era da immaginarselo. Stupisce però trovare nell’elenco morosi anche il senatore Pdl che domina da anni la provincia di Latina, Claudio Fazzone, o il ricco romano Stefano De Lillo. Inutile dirlo, supermoroso risulta fra i consiglieri regionali anche il celebre Franco Fiorito, cui pure (anche grazie al ruolo conquistato nel Pdl) non mancavano le disponibilità economiche. Al suo confronto i 500 euro di morosità di Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia (una mensilità forse versata in ritardo) impallidiscono. Risultano fra gli altri nel 2012 morosi per 1.600 euro Alessio Butti, Fabrizio Di Stefano, Enzo Ghigo (ex presidente della Regione Piemonte), Eugenio Minasso, Agostino Ghiglia, Antonino Minardo, Eugenia Roccella, Francesco Aracri e Massimo Corsaro. Più alti i debiti che risulterebbero di Manuela Di Centa (4 mila euro), Deborah Bergamini e Carlo Nola (3.200 euro), Enrico Costa, Franco Frattini e Giacomo Santini (2.400 euro). Mancherebbero alla conta 800 euro infine da Francesco Maria Amoruso, Alberto Balboni, Filippo Berselli, Luciano Rossi, Francesco Colucci, Carlo Ciccioli, Edmondo Cirielli, Amedeo Laboccetta, Alberto Giorgetti e Alfredo Mantovano. Alcuni di loro però hanno dato le dimissioni dal gruppo Pdl nel dicembre scorso e probabilmente per quello hanno smesso di pagare la decima come avevano fatto fino a quel momento.