Giovanni Pons, la Repubblica 15/10/2013, 15 ottobre 2013
SENZA ACCORDI È LA FINE DI UN’EPOCA ADESSO SARÀ BATTAGLIA SULLA GESTIONE
MILANO — John Elkann, riferiscono alcuni soci importanti di Rcs, ha fatto un ultimo tentativo, nei giorni scorsi, per tenere insieme almeno il diritto di prelazione sulle azioni. Ma non ce l’ha fatta a codificare le eventuali uscite, essendo riuscito a strappare soltanto degli impegni verbali a non vedersi alcune quote finire improvvisamente nel portafoglio di Diego Della Valle. Il quale si sta compiacendo per la fine di un’epoca che ha osteggiato in prima persona in tutti i modi.
Il suo appello al ricambio generazionale, alla fine, è stato esaudito soprattutto grazie all’importante svolta impressa dalla Mediobanca di Alberto Nagel e da altri che hanno seguito a ruota. Così le Generali di Mario Greco e la Fonsai di Carlo Cimbri hanno mantenuto la barra dritta sulla “liberazione” delle azioni dal patto, in modo da poterne disporre al meglio. Ma anche l’Ital-mobiliare della famiglia Pesenti ha avuto sussulti, soprattutto dopo le dichiarazioni di Carlo, un altro della nuova generazione, che hanno mandato in soffitta i vecchi e polverosi patti di sindacato. A formare un blocco intorno alla Fiat, con il 20,5%, rimangono comunque Intesa Sanpaolo con il 5,97%, la Mittel con l’1,3%, finanziaria di riferimento di Giovanni Bazoli, e anche la Pirelli (5,4%) di Marco Tronchetti Provera. Un blocco che supera il 30% e che dunque aspira a governare in via Solferino anche senza alcun preciso accordo tra soci. La riunione post patto in piazzetta Cuccia tra Elkann, Nagel e Fabrizio Palenzona (vicepresidente di Unicredit, primo azionista di Mediobanca) sta a significare che tra vecchi amici meglio non pugnalarsi alle spalle. Ma non sarà facile come in precedenza tenere compatto il gruppo dei soci. Della Valle ha già detto che secondo lui i principali azionisti della casa editrice dovranno sedersi intorno a un tavolo per discutere e condividere le strategie. E dopo lo scioglimento ufficiale del patto il fondatore della Tod’s si aspetta che qualcuno nel cda faccia un passo indietro, rimetta il mandato magari per far entrare i rappresentanti degli altri azionisti che erano usciti dopo l’ultimo ribaltone della primavera- estate 2012.
Tuttavia sarà difficile che tutto ciò avvenga “motu proprio”, senza ulteriori scossoni. L’attuale management, per esempio, non ha alcuna intenzione di rimettersi in discussione soltanto perché si è sciolto il patto e continuerà sulla sua strada. Le tensioni potrebbero tornare a manifestarsi se verranno portate avanti operazioni di avvicinamento tra La Stampa e il Corriere della Sera, ventilate nei giorni scorsi, come la fusione tra le concessionarie di pubblicità o altre sinergie che potrebbero attivarsi tra le due case editrici. Perché sarebbero da considerarsi operazioni con parti correlate essendo la Fiat socio di riferimento di Rcs e totalitario della Itedi. Così come la potenziale messa in vendita del quotidiano spagnolo El Mundo, per il quale sembra esserci l’interesse di un editore locale, non potrebbe prescindere da un via libera degli azionisti oltre che del consiglio. Lo stesso dicasi per la vendita degli immobili di San Marco e Solferino, per i quali è stata avviata una trattativa con il fondo americano Blackstone. Lo scioglimento del patto, dunque, per alcuni non significa niente mentre per altri è il segnale di un cambio di rotta nella governance e dunque nella gestione della Rcs. Si vedrà nelle prossime settimane quale di queste due anime riuscirà a prendere il sopravvento.