Alberto Mattioli, La Stampa 15/10/2013, 15 ottobre 2013
TROPPO PROTETTI? LA FRANCIA LITIGA SUL DESTINO DEI LUPI
Attenti al lupo. È una specie protetta dal lontano 1979, quindi a forza di non cacciarla si sta moltiplicando in Francia come nel resto d’Europa. Ma si moltiplicano anche i massacri di pecore. Allevatori ed ecologisti litigano con sfoggio di carte bollate. Sono entrambe due lobby importanti, quindi adesso quello del lupo sta diventando un serio problema, oltre che per gli ovini, anche per i politici.
I lupi sono tornati in Francia all’inizio degli Anni 90 attraverso le Alpi. A poco a poco hanno conquistato il Sud-Est e adesso sono segnalati anche sui Pirenei e in Lorena. Dovrebbero essere circa 250, con una cinquantina di lupacchiotti in arrivo ogni anno. Risultato: la strage degli innocenti. Nel 2012 gli ovini ammazzati sono stati esattamente 5.848. La reazione delle autorità? Tipicamente francese: un Piano lupo quinquennale, dal 2013 al 2017, approvato nel marzo scorso da tutti gli interessati (lupi esclusi), cioè i rappresentanti degli allevatori, quelli delle associazioni ecologiste e il Gnl, Gruppo nazionale del lupo, presieduto dal deputato socialista Christophe Castaner. Il piano prevede di aumentare da 11 a 24 il numero degli animali ammazzabili ogni anno, beninteso su autorizzazione.
Fatta la regola, però, è subito scattata l’eccezione. Dopo un’estate durante la quale i lupi hanno banchettato alla grande, il ministro dell’Ecologia, Philippe Martin, ha autorizzato la regione Paca (Provence-Alpes-Côte-d’Azur: dopo la regolamentazione di tutto il regolamentabile, le sigle sono l’altra grande passione nazionale) a includere il lupo nelle battute già previste per la selvaggina come cervi e cinghiali. Contromossa degli animalisti, che hanno fatto ricorso al Tar di Nizza. Il tribunale ha dato ragione a loro (e ai lupi). Gli allevatori hanno presentato un controricorso al Consiglio di Stato, che però deve ancora pronunciarsi. Da qui lo stallo.
Il Piano lupo prevede in effetti i «tiri di difesa rinforzati». In pratica, dopo tre attacchi allo stesso gregge, si tratta di autorizzare i cacciatori a fare la posta al predatore che torna sul luogo del delitto. Purtroppo il sistema non funziona perché il lupo non mangia solo l’agnello ma anche la foglia. «È un animale scaltro e mobile - spiega Castaner -. Se si organizza il dispositivo vicino al gregge, due ore dopo il lupo è altrove e l’indomani l’attacco si ripete a tre chilometri di distanza».
A questo punto, per restare agli animali, il governo non sa più che pesci pigliare, mentre ecologisti e allevatori hanno ripreso a litigare come prima e più di prima. «La tensione è forte», ammette Castaner. Il ministro Martin difende la pianificazione. Ma è chiaro che il suo Piano balla. Coi lupi.