Alberto Mattioli, La Stampa 15/10/2013, 15 ottobre 2013
“FRANCIA, NON TI RICONOSCO HOLLANDE HA SPENTO LE LUCI”
[Cécilia Attias]
Detiene un record francese, o forse mondiale: è l’unica première dame ad aver piantato un Presidente della Repubblica in carica, anzi appena eletto (e anche grazie a lei). Ma al cuore non si comanda e così Cécilia Ciganier, ex Martin, ex Sarkozy, si chiama adesso Cécilia Attias, dal nome del terzo marito Richard, pubblicitario, con il quale vive a New York.
Lasciò Nicolas Sarkozy dopo un lungo tira e molla: «Mi sono allontanata nel 2005 per tornare nel 2006 e ripartire definitivamente nel 2007». All’epoca, divenne per qualche giorno una delle donne più famose del mondo. Poi cercò di farsi dimenticare; adesso ha deciso di farsi ricordare pubblicando un’autobiografia un po’ reticente ma assai godibile, «Une envie de vérité», una voglia di verità, con conseguente tournée mediatica. L’incontro avviene all’hotel Bristol, guarda caso a cento metri dall’Eliseo sì bello e perduto. Oggi, a 55 anni, dopo tre figli e molte vicende («Sono una persona semplice che ha avuto una vita complicata»), Cécilia è una bella signora elegante e intelligente che non ha voglia di fare rivelazioni, men che meno polemiche. E, se proprio deve, sono felpatissime.
Madame Attias, perché il suo ex marito ha perso le elezioni?
«Forse perché i contenuti erano giusti, ma la forma non era quella che i francesi si aspettavano».
Si dice che con lei Sarkò non abbia solo perso una moglie, ma anche la miglior consigliera...
«No, mio marito non aveva bisogno di consigli. Per lui, io ero una finestra aperta sul mondo. I politici sono spesso isolati. Le mogli raccontano loro quel che succede fuori dai palazzi».
Come sono Carlà e Valérie come prime signore di Francia?
«Non le giudico, anche se loro hanno spesso giudicato me. Ognuna interpreta il ruolo come può e come vuole. Ma l’importante è che il ruolo sia chiaro. Per questo bisognerebbe inquadrare con chiarezza la première dame e i suoi poteri. Come del resto succede in America. Michelle Obama è bravissima, ma ha una struttura che lavora per lei».
Dica almeno se le canzoni di Carlà le piacciono.
«Non saprei. Le conosco poco. Io poi ho una passione per le grandi voci, che so?, Whitney Houston o Céline Dion».
Capito. Lei fece un blitz in Libia e ottenne da Gheddafi la liberazione delle famose infermiere bulgare. Nel libro, lo descrive come una specie di psicopatico drogato. Ma non pensa che eliminarlo sia stato un errore?
«Di certo non si può dire che un uomo è un assassino e poi assassinarlo. Gheddafi meritava di essere giudicato dal suo popolo, ma in tribunale. Quanto all’intervento, credo che se ci si sbarazza di un regime bisogna preparare un’alternativa, altrimenti il risultato è il caos. Come appunto è successo in Libia».
Guardi che l’iniziativa di liquidare Gheddafi la prese la Francia, anzi suo marito.
«Non da solo, mi sembra. Regno Unito e Stati Uniti erano d’accordo. E anche l’Onu».
Vista dall’America, la Francia di Hollande come le sembra?
«Ho l’impressione che nel mio Paese si sia spenta la luce. La Francia sta diventando un museo, o uno spaccio di formaggi. Invece un genio francese c’è ancora. Aspetta solo di essere risvegliato».
Confessi: un po’ di rimpianto per l’Eliseo l’ha?
«Ci sono rimasta così poco...».
Rispetto a Buckingham, o al Quirinale, è un palazzotto modesto...
«I francesi pensano l’esatto contrario. In realtà è un luogo carico di storia e anche di bellezza».
Madame Bruni disse una volta che il giardino è piccolo, molto più piccolo di quello del suo castello in riva al Po...
«Il parco io lo amavo molto. Non mi sembrava così piccolo, anche perché è nel cuore di una grande capitale, non in campagna...».
Suo figlio Louis, cioè suo e di Sarkozy, frequenta una scuola militare in America. Farà il soldato? E americano o francese?
«Lo deciderà lui. Al momento dice che è felice. E a una mamma basta questo».
Ma Sarkozy cos’ha detto quando lei ha deciso di scrivere il libro?
«Gli ho telefonato, mi ha fatto i complimenti. Gli è sempre piaciuto il mio modo di scrivere».
Qual è la sua principale qualità?
«Ne ha tante. Altrimenti, mi creda, non si arriva all’Eliseo. Forse, la principale è la passione».
E il suo peggior difetto?
«Lo chieda a sua moglie».