Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 15/10/2013, 15 ottobre 2013
PER NAVI E AEREI 4 MILIONI AL MESE
Missione militare umanitaria ma con un obiettivo preciso: stanare gli scafisti. E dunque il dispositivo che sarà operativo dal 18 ottobre e costerà almeno 4 milioni di euro al mese prevede l’impiego della nave San Marco come «base», due fregate, due pattugliatori, oltre a elicotteri e aerei dotati di visori notturni che possano pattugliare costantemente il Mediterraneo.
Si chiama «Mare nostrum» l’operazione varata dal governo dopo i due naufragi al largo di Lampedusa e arriverà in acque internazionali, tanto che il ministro dell’Interno Angelino Alfano chiarisce: «Esistono le regole del diritto internazionale di navigazione e non è detto che, se interviene una nave italiana, i migranti soccorsi debbano essere portati in un porto italiano. Si valuterà in base al luogo dell’intervento». E il suo collega della Difesa Mario Mauro chiarisce che «non c’è ancora una data di scadenza, perché tutto dipenderà da quello che accede e in ogni caso si deciderà dopo la riunione dell’Unione Europea del 24 ottobre che ha all’ordine del giorno proprio l’emergenza legata all’arrivo dei migranti».
Dura poco meno di un’ora la riunione fissata a Palazzo Chigi per mettere a punto i dettagli dell’operazione che era stata annunciata dal premier Enrico Letta la scorsa settimana. E un ruolo fondamentale, oltre che alla Marina Militare, viene assegnato al comando delle Capitanerie di porto che in queste ultime settimane hanno salvato decine e decine di persone. Viene stabilito che il comando in mare sarà assegnato appunto alla San Marco equipaggiata con gli elicotteri e i gommoni, ma soprattutto dotata di un ospedale a bordo che può servire per il primo soccorso di eventuali naufraghi o comunque di persone che vagano a bordo delle piccole imbarcazioni utilizzate dagli scafisti quando arrivano in prossimità della costa.
Saranno proprio i velivoli, soprattutto i droni (naturalmente non armati) e gli Atlantic a poter individuare le cosiddette «navi madri» che i trafficanti utilizzano per caricare il massimo di persone possibile sulle coste libiche e cominciare il viaggio verso la Sicilia.
La scelta del governo appare chiara: non solo potenziare il numero dei mezzi e degli uomini impiegati, ma aumentare la qualità dell’intervento con navi più grandi e maggiormente sofisticate, con velivoli di alta tecnologia che generalmente si usano nelle missioni di guerra. Perché di fronte all’offensiva degli scafisti ormai proprio di guerra si tratta, visto l’incremento di partenze che si sono registrate nelle ultime settimane. E tenuto conto del drammatico bilancio dei naufragi che soltanto nell’ultima settimana ha superato le 400 persone con decine di donne e bambini morti in mare.
Alfano e Mauro assicurano che la missione si integrerà con Frontex (dispositivo europeo che dovrebbe pattugliare il mare, ma sinora ha mostrato vistose lacune) e con Eurosur (sistema di rilevamento che in realtà entrerà in vigore soltanto il 12 dicembre). In realtà appare confermato che sarà questo deciso dal governo italiano l’unico intervento pianificato nel Mediterraneo e non è escluso che i problemi si porranno al momento di individuare il porto dove trasferire i migranti eventualmente soccorsi in acque internazionali. Non a caso in queste ore si stanno intensificando i contatti diplomatici con le autorità maltesi e si sta cercando una sponda dell’Ue in vista del vertice della prossima settimana. Anche per rinnovare la richiesta, già avanzata da Alfano, di rivedere il trattato di Dublino sull’accoglienza dei profughi.
Fiorenza Sarzanini
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