Danilo Taino, CorrierEconomia 14/10/2013, 14 ottobre 2013
FED ALLA COLOMBA JANET SERVIRANNO OCCHI DI FALCO
Se sarà confermata dal Senato americano, Janet Yellen non sarà solo la prima donna presidente della Federal Reserve (Fed). Sarà anche la prima «colomba» da molto tempo, almeno da quando la crisi petrolifera degli Anni Settanta del secolo scorso fece esplodere l’inflazione e richiese la nomina di governatori «falco» alla banca centrale di Washington per combatterla: Paul Volcker, Alan Greenspan e l’attuale presidente in carica Ben Bernanke. Falchi, gli ultimi due, a dire il vero virati verso pratiche sempre meno rapaci e ortodosse via via che hanno cercato di domare i mercati e affrontare le bolle speculative. Fatto sta che la signora Yellen arriverà alla Fed con un mandato con il quale nessuno è arrivato da quarant’anni: non combattere l’inflazione ma dare ulteriore aria — e denaro — all’economia.
Il mandato
E’ il sigillo sul cambiamento di stagione storico a cui si sono adattate le banche centrali a causa della crisi. Di fronte a governi poco capaci di affrontare il crollo delle economie e dei sistemi finanziari, le varie Fed, Bce, Banca d’Inghilterra, Banca del Giappone e via dicendo hanno dovuto schierarsi in prima linea e imparare in fretta le regole del nuovo mondo, quello in cui l’inflazione non si vede, l’economia cresce poco quando cresce, l’occupazione langue.
La professoressa Yellen è stata tra i primi banchieri centrali (dal 2010 è la vice di Bernanke e prima era la numero uno della Fed di San Francisco) a riconoscere, a studiare e a proporre soluzioni per il mondo diverso che si è improvvisamente creato. Oggi che sta per diventare la forza numero uno tra i banchieri centrali, la questione è: ha la piena comprensione e il pieno controllo delle politiche che ha enormemente contribuito a fare prendere alla Fed, in particolare dell’acquisto di titoli sul mercato per 85 miliardi di dollari al mese per stimolare l’economia (il cosiddetto quantitative easing)? Fino a che punto ritiene che queste misure non convenzionali di politica monetaria possano essere finalizzate a ridurre la disoccupazione, di solito obiettivo delle politiche economiche dei governi e non dei banchieri centrali, senza creare disequilibri letali nel sistema economico?
Previsioni
La capacità di previsione della signora Yellen negli ultimi anni è stata impressionante. E’ forse l’economista che meglio ha saputo vedere gli sviluppi dell’economia. All’interno della Fed ci sono però posizioni discordanti rispetto alle sue e negli ultimi tempi sono venute alla luce. C’è chi sostiene che l’acquisto così massiccio di titoli sui mercati abbia l’effetto di manipolarli, cioè di falsare i prezzi; di incoraggiare il rischio tanto c’è la banca centrale che tiene su i mercati; quindi di creare bolle; e di togliere dalle spalle dei governi la pressione che i mercati diversamente farebbero (alzando i tassi d’interesse) se lasciati a se stessi di fronte a un’economia debole. La replica della signora Yellen e delle colombe è che senza questi interventi straordinari l’economia starebbe ancora peggio e la disoccupazione sarebbe più alta.
Che gli interventi della Fed interferiscano sull’andamento dei mercati è difficile da negare. Quando in maggio Bernanke ha fatto sapere che sarebbe iniziata una riduzione degli acquisti di titoli già quest’anno per poi azzerarla entro il prossimo (il famoso tapering), i tassi d’interesse americani hanno iniziato a salire e grandi flussi di capitale sono usciti da alcuni Paesi emergenti deboli — India, Brasile, Indonesia, Turchia — per dirigersi in America. Indice che la fine dello stimolo spinge verso una normalità diversa dalla realtà drogata di oggi. Ciò nonostante, è probabile che la signora Yellen rinvii il tapering, un pò perché l’economia le sembra ancora debole, incapace di farcela senza stimoli e un pò perché le divisioni politiche a Washington costringono la Fed a una supplenza. Lo scontro sul bilancio 2014 che ha portato alla serrata del governo federale e lo scontro sul tetto del debito potrebbero spingere le colombe della Fed addirittura a aumentare gli acquisti di titoli, cioè l’immissione di liquidità nell’economia: per cercare di contrastare l’effetto congelamento prodotto dal blocco a Washington sulla politica economica.
Passaggio delicato
Una scelta del genere rischierebbe di produrre, nel breve periodo, contrasti dentro la Fed: che una volta diventati pubblici avrebbero un effetto devastante sui mercati perché creerebbero incertezze e confusione. Sul lungo periodo, invece, la professoressa Yellen dovrà comunque porsi il problema del ritorno alla normalità della politica monetaria. E questo sarà il passaggio più delicato per l’economia globale: quando la superpotenza economica cambia stagione, anche il resto del mondo deve adeguarsi alla nuova temperatura. E dal momento che i mercati non sono gradualisti ma reagiscono immediatamente, la gestione della fine del tapering sarà difficilissima.
La colomba della Fed avrà bisogno di avere una visione perfetta della realtà. Le serviranno occhi di falco.
@danilotaino