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 2013  ottobre 14 Lunedì calendario

SOLO IL 6% HA RECUPERATO I CREDITI TROPPI ENTI PAGATORI GENERANO CAOS


[PARLA MAURIZIO GARDINI, CAPO DI CONFCOOPERATIVE, LA CENTRALE “BIANCA” A CUI FANNO CAPO 20 MILA COOP, 550 MILA ADDETTI E 66,7 MILIARDI DI RICAVI. “RIUSCIREMO A MANTENERE L’0CCUPAZIONE MA ORA SERVONO VERI TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA”]

Potrebbe suonare come uno slogan, se non fosse lo specchio di una realtà mai così cruda: non basta la speranza. In forma un po’ più estesa ma inequivoca, sta codificato in una pagina del rapporto appena arrivato sul tavolo di Maurizio Gardini, presidente nazionale di Confcooperative: “La speranza non rappresenta una strategia di crescita. I cooperatori richiedono politiche di sviluppo, riforme fiscali, sostegno alla capitalizzazione”. E’ un passaggio della periodica indagine congiunturale sulle imprese aderenti all’organizzazione, che conta 20mila cooperative, 3,1 milioni di soci, 550mila occupati, per un fatturato di 66,7 miliardi di euro: riflette la situazione del terzo quadrimestre 2013, e in più le previsioni per la fine dell’anno. Ed è un quadro per nulla confortante: rispetto al primo quadrimestre, solo il 17 per cento delle realtà associate ha registrato un incremento degli ordini; la timida risalita del fatturato non basta a compensare la situazione di stallo della domanda interna; per il 66 per cento il livello di liquidità rispetto alle esigenze operative rimane insoddisfacente; meno del 6 per cento delle cooperative ha registrato un accorciamento dei tempi nell’incasso dei crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione; non si attenua la rigidità del sistema bancario nella concessione del credito, mentre rimangono elevate le richieste di rientro delle banche stesse, che hanno interessato il 14 per cento delle cooperative con finanziamenti in essere.
I segnali anche di questi giorni non inducono certo Gardini all’ottimismo, anzi: “La priorità delle priorità per noi è rappresentata dagli interventi per scongiurare l’aumento dell’Iva sulle prestazioni socio-sanitarie ed educative. Una questione che riguarda soprattutto gli enti pubblici, per i quali queste voci rappresentano i due terzi del paniere della spesa. Su un incremento Iva di 150 milioni, 100 fanno capo al pubblico, e 50 alle famiglie; le quali rischiano così di venire risospinte nel nero. Su questo abbiamo espresso la nostra preoccupazione in varie occasioni, e le ribadiremo a breve al presidente Letta”.
A questo dolente tasto si aggiungono vari altri dossier aperti, a partire da quello sul cuneo fiscale, sul quale Gardini invita a non farsi illusioni: “I 10 miliardi per ridurlo, di cui si parla, tradotti in busta-paga significano 15-20 euro al mese. Che, per carità, rappresentano pur sempre qualcosa per chi prende 1.000 euro, ma non risolvono certo il problema”. E poi ci sono tante altre misure da mettere in fila, anche perché rimangono sul tappeto questioni di fondo che lasciano intravedere un percorso ancora lungo e tutto in salita per uscire davvero dal tunnel: incluso quel “fiscal compact” con cui l’Italia si è impegnata con l’Europa a ridurre drasticamente il rapporto deficitpil.
Per tutto questo, il presidente di Confcooperative punta i riflettori su quello che ritiene il nodo di fondo, la spesa pubblica: “Sono stati raggiunti limiti invalicabili, ma non si fanno che ripetere vecchi discorsi già sentiti dai precedenti governi: lotta agli sprechi, contrasto dell’evasione, vendita dei beni pubblici… Bisogna decidersi ad aggredire quella che è diventata un’autentica voragine, e a battersi per dare vita a uno Stato più moderno, disposto a mettere in discussione pezzi vitali della sua organizzazione ormai non più sostenibili. Con 800 miliardi di spesa, ci sono autentiche caverne da scoperchiare”. Significa dover fare i conti prima di tutto con una burocrazia arroccata a difesa delle proprie rendite di potere. Gardini ne è consapevole, ma insiste: “Dietro all’apparato burocratico c’è la realtà di dipendenti che lavorano, quindi capisco certe resistenze. Ma nella mia cooperativa, se una persona in un determinato ruolo non serve più, cerco di riqualificarla per farle fare qualcos’altro”.
Ma intanto c’è da fare i conti con la cruda realtà: meno dell’8 per cento degli associati, segnala l’indagine Confcooperative, prevede un miglioramento dell’economia nazionale nei prossimi mesi. Malgrado questo, l’85 per cento non taglierà posti di lavoro. Gardini ci tiene a sottolinearlo: “Se anche non cambierà il quadro congiunturale della crisi, sono pronto a scommettere che nel 2014 l’occupazione per noi terrà. Le cooperative le provano tutte per non licenziare, perché la salvaguardia dei posti di lavoro è il nostro primo pilastro. Ma certo, nessuno è in grado di fare miracoli per sempre”.
Resta il nodo dei crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione: “Qualcosa è stato fatto, ma la parte più significativa degli 11 miliardi finora pagati dalla PA, 4,4 miliardi, deriva da spazi legati ai patti di stabilità; si tratta quindi di risorse congelate, non fresche. E rimane un problema strutturale: la mancanza di un unico soggetto pagatore. Oggi esiste una miriade di soggetti, ognuno con una propria logica, per cui diventa difficile già il solo accertare a quanto ammontino i singoli debiti”.