Piero Negri, La Stampa 14/10/2013, 14 ottobre 2013
“I MIEI TRENT’ANNI DA POPSTAR RILUTTANTE SENZA PENTIMENTI”
La storia di Luca Carboni, popstar riluttante, cambiò, all’improvviso, esattamente trent’anni fa. E la colpa, o il merito, fu di Lucio Dalla: «Registrò la mia voce di nascosto, il giorno in cui cantai agli Stadio un testo che avevo scritto per loro. Quando mi fece ascoltare quella registrazione, fu una rivelazione anche per me. Sognavo di comporre canzoni e fare il chitarrista, mi ritrovai a fare il cantante».
Era il 1983: in quell’autunno Luca Carboni entrò in studio per realizzare Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film, il primo dei suoi album, e l’anniversario non è trascorso senza una celebrazione. Da qualche giorno è uscito Fisico & Politico, un album con tre canzoni nuove e nove del passato, quasi tutte di grande successo, cantate in duetto con Tiziano Ferro, Elisa, Jovanotti, Alice, Miguel Bosè, Franco Battiato, Biagio Antonacci, Cesare Cremonini, Samuele Bersani.
Ma Carboni era riluttante anche a essere festeggiato: «Correvo il rischio di fare un’operazione nostalgica, ma credo, per fortuna, di essere riuscito a raccontare in modo aperto e nuovo questi trent’anni e al tempo stesso di aver dato segnali rivolti al futuro. La canzone con Fabri Fibra (Fisico & Politico), che sta piacendo molto e viene suonata molto alla radio, e pure quella che Ligabue ha scritto per me (C’è sempre una canzone), indicano la strada del prossimo album. Come dice Jovanotti, ho guardato all’indietro solo per prendere la rincorsa».
Ma anche il meno nostalgico dei cantautori, alle prese con un disco di canzoni uscite perlopiù negli Anni Ottanta, non può evitare un bilancio: «Eh sì - dice lui - facendo questo disco sono stato costretto a farlo. E devo ammetterlo, ho concluso che le tracce della mia storia sono molto più numerose di quelle che avrei mai sognato di lasciare da ragazzo. Anche perché - appunto - io non volevo fare il cantante, non mi interessava stare sotto i riflettori. Mi ci sono trovato».
Con qualche disagio, aggiungiamo noi, se da una dozzina d’anni la sua voce si è fatta meno pop, più tenue, ha perso tono e volume. Volutamente: Carboni ha offerto il rarissimo spettacolo di una popstar (per quanto riluttante) che ha scelto da solo, senza essere costretto dagli eventi, di essere meno pop e meno star.
«La verità - dice lui - è che non so mai stato molto lineare, ogni album ha segnato per me una ricerca nuova, è stato un esperimento. Li ho sempre scritti io, i miei dischi, ma non hanno mai ricalcato il cliché del disco precedente. E poi sì, è vero, ultimamente ho cercato strade meno popolari, ma l’ho fatto consapevolmente, non perché volessi sparire agli occhi del pubblico, perché mi piace il concetto di autonomia, di libertà, voglio fare solo i passi che sento istintivamente. Ed è vero che sotto i riflettori non ci sto sempre volentieri, ogni tanto devo fuggire».
Fisico & Politico (l’album intero e anche la canzone con quel titolo) restituiscono alla canzone italiana un protagonista, ma non sono che l’annuncio di un ritorno in grande stile. Almeno, questo è ciò che promette Carboni e sperano in molti, soprattutto quelli che l’hanno amato nei suoi anni migliori, tra gli Ottanta e i Novanta: «Per il nuovo album ho già scritto cinque canzoni che mi convincono molto. E a dicembre mi piacerebbe chiudere questa fase celebrativa con un concerto con tutti gli ospiti del disco a Bologna, la mia città, nel quartiere in cui sono cresciuto, al Paladozza, dove tanto tempo fa vidi Fabrizio De André con la Pfm, il mio primo concerto. Sono il quarto di cinque figli, i miei fratelli portavano a casa i dischi di Guccini, De André, De Gregori, Dalla, Conte. Sono cresciuto così, poi a 14 anni ho scoperto il rock, ho scoperto il punk, i Clash e inevitabilmente ho messo insieme le due cose, l’attenzione alla parola dei cantautori, l’energia del rock inglese. Il rock l’ho citato, per esempio in Inno nazionale o in Ci vuole un fisico bestiale, ma sempre ironicamente. Non riuscirei a prendermi sul serio come rockstar».