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 2013  ottobre 14 Lunedì calendario

IL VIGNAIOLO CHE FA IL BARBERA NEL CUORE DI LONDRA


Quattro tonnellate di uve Barbera sono in viaggio dalle colline del Roero verso l’Inghilterra. Viaggiano in prima classe, su un Tir refrigerato e divise in larghi cassoni, per evitare che si macerino e si schiaccino. Tante accortezze sono necessarie, perché i grappoli dovranno arrivare intatti nel cuore di Londra, sulla Seagrave Road, poco distante dall’Earls Court Exhibition Centre. Lì, in una vecchia distilleria di Gin con i classici mattoni rossi e un grande murales con una bottiglia multicolore all’ingresso, il wine merchant Cliff Roberson, il giovane uomo d’affari Will Tomlinson e l’enologo australiano Gavin Monery stanno realizzando un sogno molto audace. Si chiama London Cru ed è la prima cantina urbana mai esistita nella capitale inglese, dove sono ben più familiari le fabbriche di birra e le distillerie di whisky.
L’idea è semplice e azzardata: portare a due passi da Hyde Park l’uva raccolta a mano nei migliori vigneti, per produrre vino di qualità con una filosofia opposta al km zero. L’avventura è iniziata qualche mese fa, con l’arrivo di tini e barriques al posto degli alambicchi. L’obiettivo è di raggiungere una produzione iniziale di 17.000 bottiglie e aprire la cantina al pubblico da novembre.
E poiché gli inglesi, in fatto di vino, sono sempre stati estremamente filofrancesi, i «winemakers» metropolitani avevano deciso di fare incetta di materia prima nella zona del Bordeaux e della Languedoc-Roussillon. Ma la natura ci ha messo lo zampino e dieci giorni fa, proprio quando erano pronti a iniziare la loro prima vendemmia oltrefrontiera, i tre sono stati costretti a prendere una drastica decisione: rinunciare a quattro tonnellate di uve Sauvignon Blanc della Loira e tre tonnellate di Merlot bordolese, rimaste in Francia vittime di un’annata talmente difficile da rendere impossibile un trasporto sicuro. Il pericolo maggiore, riconosciuto dagli stessi produttori, era di far arrivare Oltremanica tonnellate di uva marcia e inutilizzabile.
E qui entra in scena la Barbera d’Alba. Perché trovatasi improvvisamente senza Sauvignon e senza Merlot, la London Cru ha spostato l’attenzione sull’Italia, e in particolare sul Piemonte.
Come sia andata, ce lo racconta lo stesso Will Tomlinson: «Per il primo anno, non avevamo assolutamente in programma di fare la vendemmia in due Paesi differenti. Ma la perdita di uve ci ha costretti ad anticipare i nostri piani». E spiega: «Ho la fortuna di conoscere da tempo un grande produttore di Barbaresco come Luca Roagna, dell’azienda agricola I Paglieri, e gli ho chiesto un aiuto a trovare dell’uva in vendita. Avrei tanto voluto mettere le mani su una partita di Nebbiolo, uno dei miei vitigni preferiti insieme con il Pinot Noir, ma ho subito capito che sarebbe stato impossibile, perché in Langa chi ha del buon Nebbiolo se lo tiene stretto per fare il proprio Barolo o Barbaresco».
Così la scelta è caduta sulla Barbera, vino che in Gran Bretagna ha già una tradizione consolidata. «Io mi sono limitato a fare da tramite - svela Luca Roagna -. Ho messo in contatto Will con i Cordero, una famiglia di viticoltori che coltivano splendide vigne sulle colline di Priocca, nel Roero, ma non producono vino. E in poco tempo hanno trovato un accordo. Per ringraziarmi, Will da grande intenditore qual è mi ha portato uno Château Haut-Brion del 1959, una bottiglia pazzesca».
Terminata la vendemmia in terra di Francia, dove London Cru è comunque riuscita a ottenere uve Chardonnay, Syrah e Cabernet Sauvignon nei vigneti di Château de Corneilla e di Jean-François Coutelou, nella Languedoc-Roussillon, i vignaioli globetrotter si sono trasferiti a Priocca per curare da vicino ogni fase della raccolta. Anzi, hanno preso forbici e stivali e sono direttamente saliti in vigna con la famiglia Cordero e con Luca Roagna.
«È stata la prima vendemmia della mia vita e sono contento di averla fatta su queste colline» dice Will Tomlinson, che ieri è già ripartito alla volta dell’Inghilterra per organizzare l’arrivo dei grappoli di Barbera alla London Cru e iniziare il processo di vinificazione. «Il nostro obiettivo è di realizzare vino di qualità, ma a prezzi accessibili. Le prime bottiglie andranno sul mercato al costo medio di quindici sterline».
Il nome Barbera d’Alba non potranno utilizzarlo in etichetta, perché il disciplinare di produzione non lo consente: «Useremo un nome di fantasia, spiegando poi in qualche modo la provenienza delle uve e il nostro progetto. Siamo convinti che l’idea di portare la fase produttiva in terra londinese possa favorire una maggior conoscenza della filiera da parte del consumatore britannico che, pur amando il vino, non è consapevole della fatica che comporta la sua produzione».
Per questo London Cru da novembre proporrà anche visite guidate, degustazioni e mille altre iniziative. Come sarà la prima Barbera cresciuta nel Roero e made in London? Ce lo diranno le bottiglie che arriveranno sul mercato tra poco meno di un anno.