Federico Rampini, la Repubblica 14/10/2013, 14 ottobre 2013
IL GIGANTE DI NEW YORK
NEW York avrà un sindaco comunista, o magari "sandinista"? L’ immenso vantaggio di cui gode nei sondaggi il candidato democratico Bill de Blasio, l’ italo-americano che sembra destinato a sostituire Michael Bloomberg, sta creando un allarme senza precedenti nell’ establishment capitalistico della metropoli più ricca del mondo. I banchieri di Wall Street, i grandi costruttori edili,i colossi degli shopping mall, le catene di fast-food: tuttii poteri forti della città sembrano svegliarsi da un sogno durato 12 anni, per precipitare in un incubo. "Bill de Blasio, da Managua a Manhattan", s’ intitola un velenoso ritratto che gli dedica la columnist del Wall Street Journal Anastasia O’ Grady, rievocando la gioventù del candidato, le sue simpatie marxiste, il periodo che trascorse nel Nicaragua governato dai sandinisti. Ma non è solo nella sua biografia, negli anni ormai lontanucci della sua giovinezza, che il quotidiano di Rupert Murdoch va a pescare le ragioni per allarmarsi. I motivi sono ben più attuali e concreti. Un’ inchiesta dello stesso Wall Street Journal annuncia: «In vista una battaglia sul salario minimo contro de Blasio». Tra le sue promesse in campagna elettorale, ricorda l’ inchiesta, c’ è «la garanzia di salari più alti per tutti i settori economici che godono di appalti o finanziamenti da parte dell’ amministrazione cittadina». Questo impegno solenne del candidato sindaco «pone le premesse per una guerra con il mondo del businesse gli interessi immobiliari». Il Wall Street Journal cita la "sorpresa" dei gruppi capitalistici più in vista davanti all’ obiettivo di «alzare il salario minimo legale a 11,75 dollari l’ ora». Un livello minimo che includerebbe «perfino i dipendenti della grande distribuzione e della ristorazione». Se approvato dal City Council, il consiglio comunale, il nuovo livello minimo delle retribuzioni «rappresenterebbe una svolta drastica, potenzialmente estenderebbe aumenti salariali a decine di migliaia di mansioni che hanno avuto un boom nell’ amministrazione Bloomberg». La denuncia non viene solo dal quotidiano di Murdoch, tradizionalmente vicino all’ establishment economico-finanziario della città. Perfino sul quotidiano liberal per eccellenza, quel New York Times i cui lettori sono a stragrande maggioranza democratici e progressisti, si affaccia qualche perplessità. Se ne fa portavoce l’ ex direttore del giornale, Bill Keller, tuttora una delle firme più autorevoli. In una column nella pagina dei commenti, Keller insinua il sospetto che de Blasio possa soffrire di «inesperienza nel management», in confronto al suo rivale repubblicano Joseph Lhota. È sorprendente, perchè Lhota ha come principale "fiore all’ occhiello" nel suo curriculum vitae il fatto di avere diretto sotto Bloomberg la Metropolitan Transit Authority (Mta), l’ ente che gestisce i trasporti pubblici. Vantare la gestione della Mta come una prova di competenza manageriale, forse può farlo chi non usa tutti i giorni la Subway di New York: un metrò scassato, obsoleto, fatiscente, afflitto da disservizi continui, dissanguato da tagli del personale e chiusure di intere linee. Ma tant’ è, de Blasio fa paura anche a uno spicchio di intellighenzia liberal, per quei suoi propositi "estremisti". Eppure lo stesso New York Times non ha lesinato le inchieste sul dramma della povertà newyorchese. 50.000 abitanti di questa metropoli vivono sotto la soglia della povertà ufficiale. Non sono i "senzatetto" dello stereotipo più diffuso, non sono solo neri disoccupatie magari tossicodipendenti. Una percentuale crescente della popolazione che dorme negli "shelter" comunali, i rifugi per poveri, è fatta di lavoratori dipendenti. Ci sono tra loro delle guardie giurate, agenti del traffico, camerieri di fastfood, perfino impiegati di banca. Che timbrano il cartellino, ricevono un salario a fine mese, ma con quel reddito non possono permettersi neppure una camera in affitto nel South Bronx. Il "comunismo" di de Blasio naturalmente è una forzatura. Il salario minimo legale che lui vorrebbe imporre è leggermente superiore a quello di San Francisco. Ma l’ establishment newyorchese si è abituato a considerare "il modello Bloomberg" come un diritto acquisito. Il sindaco uscente ha molti meriti, le sue straordinarie capacità gli sono valse non a caso una "tripletta" di mandati consecutivi, fatto unico nella storia. La rinascita di Manhattan, e anche di Brooklyn, dopo la crisi del 2008-2009 è un fatto innegabile. Bloomberg ha permesso alla Grande Mela di rifiorire. Ha promosso una rinascita urbanistica straordinaria, con progetti meravigliosi come la High Line (antica ferrovia sopraelevata trasformata in giardino pensile), o il nuovo campus della Columbia University progettato da Renzo Piano. Ha creato isole pedonali e piste ciclabili. È stato il sindaco piu` "verde" che si ricordi. Bloomberg aveva il cuore a sinistra su molte altre battaglie valoriali: si è speso coraggiosamente contro la cultura delle armi promuovendo una mobilitazione nazionale per affrontare la lobby della National Rifle Association. È sempre stato a favore dei matrimoni gay, e uno dei primi a celebrarli nella storia degli Stati Uniti. In questo Bloomberg non è diverso dai banchieri di Wall Street - un mondo che gli è familiare poichè la sua azienda e la sua fortuna si sono costruite vendendo terminali d’ informazione finanziaria per le sale di trading delle banche. Anche i vertici di Goldman Sachs si sono schierati con donazioni generose in favore della campagna per i matrimoni gay. Cuore a sinistra, ma portafoglio a destra. Tanto era progressista su temi etici e di "life-style", tanto Bloomberg era conservatore sulle questioni economiche. Guai a proporgli nuove tassi sui super-ricchi, nonostante che Manhattan abbia visto gonfiarsi dopo la crisi una nuova bolla immobiliare, con le penthouse (attici) da 100 milioni vendute nei nuovi grattacieli con vista su Central Park. Guai a suggerire che i muratori di quei cantieri possano ricevere dei salari meno inadeguati.I 40.000 nuovi edifici che sono sorti nei 12 anni di amministrazione Bloomberg, sono anche il risultato di una politica che non ha mai negato nulla al capitalismo immobiliare. Alzare il salario minimo significa creare disoccupazione, secondo il credo liberista di Bloomberg. Ora l’ establishment scopre che quell’ equilibrio magico potrebbe spezzarsi. "Sandinista", "comunista", soprattutto "fautore della lotta di classe"? De Blasio improvvisamente rende possibile una nuova fase del governo di New York, dove l’ un per cento non avrà sempre ragione.