Enrico Franceschini, la Repubblica 14/10/2013, 14 ottobre 2013
DALLA FICTION ALLA REALTÀ ECCO REX, L’UOMO BIONICO DA UN MILIONE DI DOLLARI
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA — Era una fantasia della fantascienza anni Settanta, un’idea da fumetto o da effetti speciali cinematografici. Adesso l’Uomo Bionico è diventato realtà. Parla, sente, vede, cammina, muove le braccia, ha cuore, polmoni e altri organi essenziali, Non pensa, almeno non ancora. Non è vivo, ma lo sembra in tutto e per tutto, a cominciare dal suo volto. Eppure è completamente artificiale, dalla testa ai piedi, fatto di protesi, plastica, acciaio, cavi, viti, bulloni. Per il momento non serve a niente, tranne che a dimostrare di poter esistere: la prova che l’Homo Sapiens in carne e ossa, se necessario, può già oggi essere ricostruito in tutte o quasi le sue parti, in tutte o quasi le sue funzioni. È un prototipo del futuro prossimo venturo, se non di un presente in cui medicina, scienza e high-tech offrono una risposta, una soluzione, quando il prodotto originale, cioè l’essere umano, perde dei pezzi come conseguenza di malattie, difetti genetici, incidenti.
Rex, questo il nome del primo Bionic Man, ha iniziato in questi giorni un viaggio per presentarsi al mondo, dal Science Museum di Londra allo Smithsonian Museum di Washington. In sostanza è il più sofisticato modello di robot mai creato, frutto del lavoro durato anni di 17 aziende ad alta tecnologia sparse per il pianeta. Il suo padre putativo si chiama Richard Walker, direttore della Shadow Robot Company e capo del team di ingegneri che lo ha fatto nascere. Ma la sua ispirazione, e il suo modello, è Bertolt Meyer, uno psicologo 36enne dell’Università di Zurigo nato senza la parte inferiore del braccio sinistro, al posto della quale ha sempre avuto una protesi bionica. La faccia di Rex è basata su una scansione in 3D della faccia di Meyer. La prima idea del progetto è nata da lui e dalla sua menomazione. «Volevamo mostrare che la tecnologia moderna può fornire protesi estetiche a coloro che hanno perso parti del volto, per esempio il naso, a causa di un incidente, o di un tumore», spiega lo psicologo svizzero.
«Estetiche» è un modo di dire. Pur avendo un volto con sembianze umane, Rex ha l’aspetto di un robot, e non del tutto rassicurante. È alto oltre un metro e novanta, ha arti metallici e un corpo che somiglia a un puzzle meccanico. «Devo ammettere di avere provato un lieve disagio la prima volta che l’ho visto», confessa Meyer. «Mi faceva effetto vedere lo stesso viso che guardo nello specchio tutte le mattine, montato su un apparecchiatura piuttosto rivoltante». Ma dopo che è stato rivestito, con capi d’abbigliamento forniti dal più lussuoso grande magazzino di Londra, Harrods, Rex fa meno spavento. In realtà, precisa il capo — ingegnere Walker, questo Incredible Bionic Man (così s’intitola il documentario che ne racconta la storia sul canale televisivo dello Smithsonian) ha soltanto il 60-70 per cento delle funzioni umane. Ha un cuore che, usando una pompa elettronica, batte e fa circolare sangue (anch’esso artificiale, naturalmente, ma contenente ossigeno come il sangue umano). Un rene artificiale fornisce le funzioni di una normale unità di dialisi. Ma il rene è solo un prototipo. E mancano svariate parti: non c’è sistema digestivo (d’altronde non ha bisogno di nutrirsi), né fegato, né pelle. E ovviamente manca il cervello. Che però potrebbe essere sostituito da un computer dotato di appositi programmi di software. Un ultimo particolare degno di nota: fabbricare Rex è costato un milione di dollari (740 mila euro). Piuttosto caro, come uomo artificiale, se dovesse in futuro prendere il posto degli originali, ma mai quanto “l’uomo da sei milioni di dollari” dell’omonimo serial tv. Vendendone tanti esemplari, come ci insegnano telefonini e tablet, il prezzo sarebbe prima o poi destinato a scendere. Un giorno, chissà, ognuno di noi potrà avere un Uomo Bionico di riserva nell’armadio.