Guido Santevecchi, Corriere della Sera 14/10/2013, 14 ottobre 2013
A TOKYO ARRIVA LO STADIO-ASTRONAVE LE ARCHISTAR: «ROVINA L’AMBIENTE»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO — Ottantamila posti a sedere, 290 mila metri quadrati, un tetto scorrevole e una forma da nave spaziale. Per il costo di un miliardo di euro. Sono i numeri dello stadio dove Tokyo celebrerà i Giochi olimpici estivi del 2020. Sorgerà al posto di quello dei Giochi 1964. Ma un gruppo di archistar giapponesi si è mobilitato contro il progetto firmato dalla loro collega britannica (di origine irachena) Zaha Hadid, l’autrice del Maxxi di Roma e del Centro acquatico di Londra 2012.
Niente di personale con Zaha Hadid, assicura Fumihiko Maki, 85 anni, decano dei geni dell’architettura giapponese e premio Pritzker 1993 (una sorta di Nobel del settore). «Paragonando volume, altezza e superficie lorda di altri stadi olimpici, quello di Tokyo è enorme: i 75 metri massimi di altezza distruggeranno ambiente e assetto urbanistico», ha detto Maki, citato dall’agenzia Ansa . Con Fumihiko Maki si sono schierati altri grandi, da Sou Fujimoto, a Toyo Ito, Kengo Kuma e Taro Igarashi.
Ancora l’anno scorso i sondaggi dicevano che meno della metà degli abitanti di Tokyo voleva che il circo dei Giochi tornasse nella loro città dopo il trionfo del 1964. Negli ultimi mesi, però, l’indifferenza si è trasformata in entusiasmo: in primavera i sì erano diventati il 70% e a settembre, quando il Comitato olimpico ha deciso, il 90%. Secondo i sondaggisti il merito è soprattutto del consenso per l’Abenomics, la politica di stimolo e sostegno all’industria lanciata dal premier Shinzo Abe che sta facendo correre la crescita del Prodotto interno lordo giapponese a un ritmo del 4%, dopo quindici anni di stagnazione.
Comunque, tra i nove cittadini su dieci di Tokyo che sono contenti, non c’è di sicuro il signor Kohei Jinno, tabaccaio di 79 anni: prima dei Giochi del 1964 la sua casa fu abbattuta per far posto a un parcheggio dello stadio olimpico; fu sfollato in una casa poco più in là. Ora che l’impianto dev’essere ricostruito e ingrandito, gli hanno già detto che anche la seconda casa sarà sacrificata: «Il fato non è stato gentile con me», ha detto.
E ora che l’operazione Tokyo 2020 è partita, si comincia a ragionare sui suoi effetti: si calcola che l’Olimpiade creerà 150 mila posti di lavoro e un giro d’affari da tremila miliardi di yen (circa 30 miliardi di dollari) nei sette anni che ci separano dall’evento. Spalmato da qui al 2020 si tratterebbe di circa 4,3 miliardi di dollari l’anno, meno dello 0,1% del Pil. Una cosa come venti giorni di Pil.
Nel piano degli organizzatori ci sono Giochi «compatti»: molti stadi riciclati; impianti sportivi nuovi e villaggio degli atleti saranno finanziati dagli sponsor; il governo pagherà per strade, miglioramento della rete ferroviaria locale e degli aeroporti.
Il primo ministro Abe ha promesso 26 riforme strutturali mirate alla crescita. La scadenza del suo piano è stata fissata al 2020. Significa che, se l’Abenomics avrà successo, l’Olimpiade sarà la coronazione del progetto di rinascita del Giappone e la sua celebrazione.