Roberta Castelfarin e Paola Valentini, Milano Finanza 12/10/2013, 12 ottobre 2013
UN DOLCE ARRIVEDERCI
Con le due uscite eccellenti di Franco Bernabè da Telecom Italia e di Enrico Cucchiani da Intesa Sanpaolo è tornato alla ribalta della cronaca il tema delle liquidazioni milionarie che finiscono nelle tasche dei manager della finanza che rassegnano le dimissioni. Il secondo addio di Bernabè a Telecom Italia costerà ad esempio alla compagnia 6,6 milioni di euro. A Bernabè è stato riconosciuto «il trattamento a cui avrebbe avuto titolo sino alla naturale scadenza del mandato (fisso, variabile, benefit e altri compensi) pari a 3,7 milioni», cui si è aggiunto «un patto di non concorrenza di 12 mesi per altri 2,9 milioni». Poco meno di quanto il manager trentino incassò nel 1999 quando lascio per la prima volta la compagnia telefonica. All’epoca Bernabè, dopo la scalata di Roberto Colaninno, dovette togliere il disturbo in cambio di 7,1 milioni lordi. Un anno prima, nel 1998, sempre Telecom Italia liquidò Gian Mario Rossignolo con 5 milioni lordi dopo soli 10 mesi di presidenza del gruppo. Cucchiani ha invece chiuso la sua esperienza in Intesa lo scorso 29 settembre (ma resterà in organico sino a fine anno con la carica di direttore generale) con una buonuscita di 3,6 milioni.
Proprio Telecom Italia spicca per essere stata negli anni la società più generosa con i suoi manager: la compagnia telefonica ha girato buonuscite ai top manager uscenti per oltre 74 milioni. Come emerge da un’analisi condotta da Milano Finanza, sulla base dei bilanci aziendali e dello studio sulle remunerazioni delle società quotate italiane del 2011 e 2012 di Frontis Governance, società specializzata nell’analisi della governance per la tutela degli interessi degli azionisti. Nel 2001 Colaninno, dopo due anni al vertice di Telecom Italia, che aveva scalato nel maggio 1999 con i soci bresciani, è uscito dalla compagnia telefonica con 25,8 milioni.
Certo il record assoluto lo tiene ancora saldo Cesare Romiti che quando disse addio a Fiat nel 1998 dopo 24 anni al Lingotto incassò 101,5 milioni di euro lordi. Seguono in classifica due banchieri, ossia Alessandro Profumo che ottenne 38 milioni quando lasciò dopo 13 anni la carica di ad di Unicredit nel 2010 e Matteo Arpe che uscì da Capitalia nel 2007, dopo uno scontro di potere con il suo presidente Cesare Geronzi, con una liquidazione di 37,4 milioni. L’avventura romana dell’ex direttore finanza di Mediobanca è durata da ad di Capitalia quattro anni, dal 2003 al 2007, e si intreccia con quella di Geronzi che dal 2002 al 2007 è stato numero uno di Capitalia fino alla fusione con Unicredit, quando lasciò il gruppo bancario per approdare in Mediobanca per poi passare, nel 2010, alla presidenza delle Generali. Dove rimase in carica per soli 11 mesi ottenendo una way out di 16,65 milioni. Una cifra che fa salire il banchiere di Marino nella top ten dei manager con le buonuscite più ricche di Piazza Affari. Lo stesso Geronzi, quando lasciò Capitalia, ottenne un altro assegno di 20 milioni definito all’epoca un premio alla carriera dopo 25 anni di lavoro (era entrato nel 1982 in Cassa di risparmio di Roma che poi tra varie fusioni e acquisizioni si era ingrandita fino a diventare Capitalia).
Quel che si nota è che le società continuano a elargire ricche liquidazioni ai manager m uscita (e talvolta anche in entrata), nonostante il parere negativo delle authority. «Le raccomandazioni della Commissione Europea del 2009, che prevedevano un limite alle indennità nell’equivalente di due annualità di compenso fisso, risultano ancora disattese in molte realtà. Ciononostante, grazie al più serrato dialogo tra emittenti e azionisti, derivante dall’introduzione del say-on-pay, diverse Relazioni sulle Remunerazioni pubblicate nel 2013 hanno definito meglio le clausole di severance, attraverso un graduale allineamento alle best practice», dice Sergio Carbonara di Frontis Governance che ha appena pubblicato lo studio sulle remunerazioni 2012 incluse le indennità di fine rapporto pagate nel corso del 2012 a ceo e dirigenti strategici dalle 98 società quotate italiane a maggiore capitalizzazione. Da questa analisi emerge che lo scorso anno il manager che ha ricevuto la liquidazione più ricca è stato Sergio Perissinotto all’uscita dalle Generali, dove group ceo: ha ottenuto 10,6 milioni di euro, seguito da Diego Bolzonello, ex amministratore delegato di Geox che ne ha incassati 9,6. Resta da verificare se quest’anno, a parte i casi di Cucchiani e Bernabè, ci sarà un freno agli esodi dorati.
Nel caso di Alitalia la buonuscita dell’ad Andrea Ragnetti è stata inferiore a un milione di euro. Mentre si attende al varco la liquidazione di Maurizio Costa, ex ad e vicepresidente di Mondadori, uscito lo scorso febbraio, dopo oltre 15 anni di militanza nel gruppo di Segrate.