Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  ottobre 13 Domenica calendario

IL 90% DEL GETTITO DA 10 TASSE MA CE NE FANNO PAGARE 100


Tartassati e vessati. Un improperio ormai diventato luogo comune. Eppure lo Stato potrebbe lavorare per ridurre pesantemente se non il valore, almeno il numero delle tasse. E già così i cittadini tirerebbero una bella boccata d’ossigeno. Dove non si può tagliare, la parola d’ordine dovrebbe essere “accorpare”. Quando i partiti decisero che era arrivato il momento di inglobare la scadenza dell’Ici, così allora si chiamava la tassa sugli immobili, con la denuncia dei redditi, ci si chiese per quale motivo non era stato fatto prima e non lo si faceva con altre imposte. Unificare le scadenze fiscali vorrebbe dire ammettere duplicazioni di uffici e arretratezza informatica della Pubblica amministrazione. Ed esubero di personale. Forse il motivo sta qui. Lavorare però per una soluzione che sollevi le famiglie e le imprese dalle incombenze fiscali, troppo pesanti anche in termini di tempo perso, è fondamentale.
Il perché lo si deduce facilmente da uno studio della Cgia di Mestre: l’elenco delle tasse che gravano annualmente sugli italiani, scrive l’associazione degli artigiani, annovera un centinaio di voci. «Nonostante il nostro sistema tributario sia così frammentato, il gettito è invece molto concentrato: gli incassi assicurati dalle prime dieci imposte valgono quasi 413,3 miliardi di euro. A fronte di un ammontare complessivo di oltre 472 miliardi di euro di entrate tributarie, l’incidenza percentuale del gettito prodotto da queste prime dieci voci è pari all’87,5 per cento del totale».
Le imposte che pesano maggiormente sulle tasche dei cittadini italiani, scrive ancora la Cgia, sono principalmente due: l’Irpef (imposta sui redditi delle persone fisiche) e l’Iva. La prima garantisce un gettito nelle casse dello Stato che sfiora i 164 miliardi di euro all’anno, la seconda poco più di 93 miliardi di euro. Messe assieme queste due imposte incidono per oltre il 54 per cento sul totale delle entrate tributarie. A gravare maggiormente sui bilanci delle aziende, invece, sono l’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive), che assicura 33,2 miliardi di gettito all’anno, e l’Ires (Imposta sul reddito delle società), che consente all’erario di incassare 32,9 miliardi di euro.
«Quest’anno - sottolinea Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - ciascun italiano pagherà mediamente 11.800 euro di imposte, tasse e contributi previdenziali. E in questo conto sono compresi tutti i cittadini, anche i bambini e gli ultra centenari. Tuttavia, il dato disarmante è che gli italiani non usufruiscono di servizi adeguati. Molto spesso, nel momento del bisogno, il cittadino è costretto a rivolgersi al privato, anzichè utilizzare il servizio pubblico».
Il che vuol dire che «spesso siamo costretti a pagare due volte lo stesso servizio. Gli esempi che si possono fare - continua Bortolussi - sono moltissimi: succede se dobbiamo inviare un pacco, se abbiamo bisogno di un esame medico o di una visita specialistica, di spostarci, ma anche nel momento in cui vogliamo che la giustizia faccia il suo corso in tempi ragionevoli con quelli richiesti da una società moderna».