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 2013  ottobre 13 Domenica calendario

CONDANNA DI UN SALUTO E SCUSE DA ANNI

DI PIOMBO –

Le parole in maiuscolo non sono mie: “Il signor Felice Evacuo ENTRO STASERA deve effettuare la RESCISSIONE DEL CONTRATTO. E’ pregato di LASCIA-RE LA CITTA’ entro lo stesso termine. L’eventualità che Felice Evacuo possa presentarsi alla prossima seduta di allenamento sarà considerato UN AFFRONTO ALLA CURVA SUD e come tale sarà trattato. Ribadiamo il concetto nel caso fossimo stati poco chiari: FELICE EVACUO DEVE LASCIARE LA CITTA’ EN-TRO QUESTA SERA SENZA FARVI RITORNO. CURVA SUD BENEVENTO”. Il comunicato è stato emesso domenica scorsa, dopo Benevento-Nocerina, finita 1-0 (gol di Montiel). Cos’era successo di così grave? Che, dopo aver salutato con i compagni la sua curva, Evacuo, capitano del Benevento, era andato a salutare anche i tifosi della Nocerina, squadra dove aveva giocato nella scorsa stagione e dove gioca suo fratello Davide.
Da qui un polverone durato giorni. Evacuo (maglione scuro, barba lunga, un telo bianco sullo sfondo) ha ricostruito i fatti, chiedendo scusa a chi si era sentito offeso. Vedere quei due minuti di filmato mi ha riportato agli anni di piombo. Ora, Evacuo, 31 anni, nato a Pompei, cresciuto nel vivaio della Lazio, di gol ne ha sempre fatti nelle categorie minori. E con la maglia del Benevento, giocando contro la Lazio, s’era fratturato una tibia proprio il giorno del suo compleanno, il 23 agosto di cinque anni fa. E sempre con quella maglia aveva segnato cinque gol in una sola partita. Tutto dimenticato,
o cancellato dalla presunta infamia di aver salutato i tifosi della squadra avversaria. Manco avesse giocato per perdere, manco si fosse venduto la partita, manco avesse sbagliato tre rigori. Perché ne scrivo? Perché questa piccola storia ignobile, come direbbe il cantore di Pavana, dice molto sulla mentalità degli ultrà italiani, ed è una mentalità che travalica Benevento e Nocera e il loro astio da campanile. Potrebbero essere quelli di Brescia che ricusano il vice di Giampaolo, Gallo, e poi fanno capire a Giampaolo che per lui a Brescia non c’è più posto. E, a proposito, non mi risulta che Giampaolo sia stato sommerso da attestati di solidarietà. Potrebbero essere quelli di Bergamo, che hanno fatto festa con un carro armato che schiacciava due auto dipinte coi colori del Brescia e della Roma, e su quella della Roma, giusto perché un po’ di discriminazione territoriale è come la rucola, ci sta sempre bene, c’era scritto “Totti terù”. Traduzione superflua.
Potrebbero essere tutti quelli, e sono tanti, che il minuto di silenzio per i morti nelle acque di Lampedusa non l’hanno rispettato. Peggio, l’hanno fatto a pezzi con premeditazione, passandosi parola. Capissero gli altri, capissimo tutti che di quei morti non gliene poteva importare di meno, non erano morti loro, non valevano neanche un minuto di silenzio, e allora forza
Brescia, forza Roma, forza Inter. In settimana, guarda caso col campionato fermo, s’è molto parlato di ultrà e di regole. Rientrata rapidamente, per ora, la sanzione al Milan: con l’Udinese non giocherà a porte chiuse. Buon per il Milan, ma si spera di vedere la stessa rapidità nel caso si trattasse di tutelare il Cagliari o il Chievo. Che, in questo settore, non ha bisogno di aiuti: da anni vince il premio Scirea (in B, il Cittadella) destinato alla tifoseria più sportiva e pacifica. Premio che la Juve difficilmente vincerà, anche per il notevole apporto in senso contrario della curva intitolata proprio a Scirea (10 non perché è morto ma per quello che ha rappresentato da vivo).
Tutti i papaveri del calcio sono insorti contro le nuove norme e sono gli stessi che in agosto le avevano approvate senza dire bah, e già questo fa capire in che mani è il calcio italiano. Non so, non ho visto e se c’ero dormivo. Ci ha messo del suo anche Platini, che dice d’aver scoperto che esiste discriminazione territoriale solo a Cuccaro, ritirando il premio Liedholm. Dal che si deduce che a squalificare il campo della Lazio è stata un’altra Uefa, non quella da lui presieduta. E, a proposito di Lazio, va dato atto a Lotito di aver fatto tutto il possibile contro la dittatura ultrà, esponendosi in prima persona. Ma a tutti gli altri papaveri, ai presidenti che in coro intonano il “ma che cosa possiamo fare?” va posta un’altra domanda: fin qui, cosa avete fatto? E non consoliamoci col mal comune mezzo gaudio, quasi dappertutto stanno meglio di noi. Forse non a Sofia: il neoallenatore del Levski, Ivaylo Petev, lo stesso giorno della presentazione ufficiale, in conferenza- stampa, è stato accerchiato da un gruppo di tifosi e costretto a togliersi la tuta con i colori sociali. Motivo: in passato Petev aveva espresso simpatie per un’altra squadra della capitale, il Cska. Lui ha smentito di averlo mai fatto. E poi si è dimesso. “Non sopporto di essere trattato come un criminale”, ha detto. Il Levski, vinto il ventiseiesimo scudetto nel 2009, in quattro anni ha cambiato undici allenatori senza risalire la corrente. Dodici con Petev, che se non altro detiene il record della durata più breve. Roba che Zamparini se la sogna.