Nadia Fusuni, La Repubblica 13/10/2013, 13 ottobre 2013
IL MONARCA OSSESSIONATO DA UNA DONNA DIFFERENTE
Nei molti ritratti ufficiali di Holbein, Enrico VIII appare come un uomo grande, grosso e corpulento, ben ritto sulle gambe aperte, sicuro di sé, aggressivo. Sfoggia in aperta evidenza una forza virile e muscolosa che tutta si condensa nella gonfia brachetta - a conferma di un potere che si sostiene sulla potenza procreativa. Del resto, è sulla performance sessuale del sovrano che si fondano le dinastie regnanti. È proprio questo, però, il punto debole del nostro aitante monarca, il quale, per quanto sia bello e forte sembra non riuscire a depositare nel grembo della sua regina Caterina d’ Aragona il seme del futuro. Dopo anni di matrimonio tutto il raccolto consiste in una deludentissima femmina, mentre crescono gli aborti, le morti precoci dei regali infanti, e il disamore tra i coniugi. Enrico si distrae con le dame di corte e con la caccia, finché non incontra Anna Bolena, meno regale, ma più giovane di Caterina; ed è tutto preso da lei. Ha già avuto un affair con la madre, si mormora, e anche con la sorella, sì che torbida è la loro liason, odora di incesto. Anna non sarà bella, ma in tutte le descrizioni si esalta il suo "magnetismo" animale. Ha sex appeal. È svelta di lingua, precoce d’ intelletto e ha potuto coltivare tali doti naturali nelle corti di Francia e di Navarra. È raffinata nel gusto: a Parigi e Amboise l’ arte è di casa, Leonardo lavora a corte. È amica di Margherita d’ Asburgo, figlia di Maria di Borgogna, grande principessa, e di Claudia di Francia, la quindicenne moglie di Francesco I, e di Margherita Angoulême. Forse proprio Margherita la introduce all’ interesse per la poesia e la letteratura e per la riforma religiosa. Con un corredo di modi perfetti, e una moderna curiosità rivolta alla vita intellettuale, è appena tornata in patria che abbocca al suo amo niente meno che il re. Anna potrebbe fare come fan tutte, compiacerlo. E invece no. È una donna moderna, una donna dei tempi nuovi. Non sarà nobile abbastanza per la corona, ma è troppo intelligente per fare la concubina. Così tiene a bada la voracità dello spasimante bulimico: non si concederà a lui, a meno che in cambio non le siano concesse le nozze. Qui non c’ entra il pudore, c’ entrano l’ orgoglio e l’ ambizione. E c’ entra l’ intuito: Anna capisce che non di facili amori quest’ uomo è alla ricerca, né di più o meno eccentrici bunga-bunga. Enrico non è un libertino; è un’ altra la sua magnifica ossessione. Si annida sempre nell’ orizzonte del coito, ma lo trascende nella tensione ideale di chi intende assolvere il compito politico della continuità dinastica. Anna non è affatto avversa all’ idea, ma comprende che l’ atto procreativo al servizio della dinastia troverà il massimo orgasmo, se la copulazione produrrà un frutto che non sia bastardo. Anna ha intelletto d’ amore, e si impegna nel soddisfare quel desiderio: darà a Enrico il maschio per la corona. Per questo, però, Enrico dovrà divorziare da Caterina. Si badi bene, non è per gelosia servile, né per vendetta sociale; semplicemente Anna non vede altra strada, né la vede Enrico, per realizzare il sublime scopo: bisogna che Enrico abbia l’ annullamento del matrimonio incestuoso; non si può pensare che succeda a Enrico la figlia Maria la spagnola, come la madre cattolica e in combutta con la Spagna. Anna è inglese, una patriota, e vuole l’ indipendenza della sua isola: Maria Tudor non la garantisce. La garantirà invece il figlio maschio che lei darà al suo re. Quando l’ avrà sposata. Se Anna diventerà regina, sarà grazie alla memorabile accusa contro se stesso e la legittima consorte da parte di Enrico VIII, che dichiarerà di aver vissuto in incestuoso adulterio con la sposa vedova del fratello Arturo. Seguirà il grande scisma da Roma, che non riconosce il "sacrosanto diritto" del re inglesea sciogliersi da chi non gli scodella il figlio maschio. Purtroppo neanche la politica Anna ci riuscirà. Il 7 settembre 1533 nasce non un bel bambino, ma una femminuccia: Elisabetta. E nella testa di Enrico ritorna l’ antico rovello: Dio lo umilia nella sua virilità perché copula nel letto di una donna impura. Al terzo aborto Anna è davvero nei guai. Enrico la denuncia come strega eretica: lui è un cornuto, lei un’ adultera, Elisabetta una bastarda. Il 15 maggio del 1536è processata per adulterio, incesto, stregoneriae alto tradimento, il 18 sale sul patibolo. Il giorno dopo, il re tutto vestito di bianco sposa Jane Seymour. A questo punto, Enrico si trasforma in un Barbablù paranoico, immobilizzato in una montagna di grasso, che colleziona regine come prede immolate sull’ altare della sua impotenza. Tanto che in inglese circola una filastrocca che elenca le sue ben sei successive spose recitando: ripudiata, decapitata, morta; ripudiata, decapitata, sopravvissuta. Comincia con Caterina ripudiata; continua con Bolena decapitata; poi è la volta di Jane Seymour che muore spontaneamente, di Anne di Clèves ripudiata, di Catherine Howard decapitata, e di Katherine Parr che gli sopravvive e muore di morte naturale.