Fabio Scuto, La Repubblica 13/10/2013, 13 ottobre 2013
“ARAFAT FU UCCISO DAL POLONIO” DA LANCET L’ULTIMA VERITÀ SUL RAÌS
RAMALLAH
I SOSTENITORI della uccisione di Yasser Arafat hanno trovato un inatteso alleato in The Lancet, uno dei più autorevoli giornali medici del mondo, che ha avvalorato la possibilità che il presidente palestinese sia stato avvelenato con il polonio 210, una sostanza radioattiva già usata per uccidere ex spie russe in Inghilterra.
I sostenitori della uccisione di Yasser Arafat hanno trovato un inatteso alleato in The Lancet, uno dei più autorevoli giornali medici del mondo, che ha avvalorato la possibilità che il presidente palestinese sia stato avvelenato con il polonio 210, una sostanza radioattiva già usata per uccidere ex spie russe in Inghilterra. Le rivelazioni di Lancet aggiungono un altro tassello a uno dei grandi misteri del Medio Oriente: chi avvelenò il vecchio e già malato Arafat? Come arrivò il veleno fino al vassoio della sua cena la sera del 12 ottobre 2004? I servizi segreti israeliani — il Mossad, l’Aman e lo Shin Bet — hanno sempre negato ogni coinvolgimento, invocando anche una promessa fatta dall’allora premier Ariel Sharon a Bill Clinton di «non attentare all’incolumità di Arafat». E il fondatore dell’Olp aveva molti nemici, anche fra i “fratelli arabi”.
La ricerca degli esperti di Lancet, otto clinici di fama mondia-le, conferma che sono stati trovati alti livelli di polonio nelle macchie di sangue, urina e saliva sui vestiti e sullo spazzolino da denti di Arafat, a livelli tali da poter essere indicato come causa del decesso e i sintomi della “malattia” compatibili con l’avvelenamento radioattivo. Secondo i medici stranieri che accorrevano al suo capezzale dalla Tunisia, dall’Egitto e dalla Giordania l’anziano raìs soffriva invece solo di una forte influenza. Ma quando le tv inquadrarono quell’uomo dal volto scavato, debole, magrissimo che saliva su un elicottero giordano per andare a farsi curare in Francia, fu chiaro a tutti che non era un malanno di stagione. Morì l’11 novembre 2004 a 75 anni, di una malattia a cui i 50 medici francesi che hanno avuto in cura il paziente Etienne Louvet — con questo nome Arafat entrò nell’ospedale militare di Percy — non hanno saputo dare una risposta chiara. Nelle 100 pagine di relazione medica però fra i molti test a cui fu sottoposto Arafat a Parigi non compare quello per il polonio. Il leader dei palestinesi fu poi seppellito nel Mausoleo di Ramallah senza che venisse eseguita l’autopsia (eventualità rara tra i fedeli islamici). Poi nel luglio scorso da Al Jazeerale prime rivelazioni sul polonio ritrovato sugli effetti personali di Arafat, dopo delle analisi eseguite da un blasonato Istituto svizzero (la cui veridicità nelle ricerche è oggi confermata da Lancet).
E per far luce sulle cause che hanno portato al suo decesso, su richiesta della moglie Suha, la salma dell’ex presidente palestinese è stata riesumata il 27 novembre dell’anno scorso da parte di esperti forensi svizzeri, francesi e russi. I risultati di questa indagine sui campioni prelevati della salma sono attesi a breve.
Arafat mangiava pochissimo e non consumava il cibo della mensa nella Muqata. Una volta al giorno i suoi bodyguard andavano in un popolare ristorante di Ramallah a prendere il solo pasto che consumava durante la giornata. Molti leader arabi, anche adesso, hanno nella loro cerchia di sicurezza “l’assaggiatore” per cibi e bevande, ma non Arafat. Il polonio-210 era probabilmente contenuto — dice una fonte dell’intelligence palestinese a Repubblica— nel kebab o nella frutta che Arafat mangiò la sera del 12 ottobre 2004. I servizi segreti palestinesi hanno sempre sposato la tesi dell’avvelenamento attraverso gli alimenti o l’acqua. Il generale Tawfik Tirawi — ex capo dei servizi segreti
a capo del team che indaga — ne è «sempre stato certo». Adesso partirà un’inchiesta interna “senza guanti” che è un po’ come il giorno della resa dei conti per Fatah.
«Qui a Ramallah la gente ha sempre pensato che sono stati gli israeliani a uccidere Arafat, e se non con il polonio con qualcos’altro », spiega ancora lo 007 palestinese, «c’è però un problema più profondo racchiuso in questo mistero. Gli israeliani non potevano raggiungere Arafat direttamente dentro la Muqata dove era assediato; qualcuno dall’interno deve averli aiutati, lo abbiamo sempre saputo. Adesso la caccia ai quei traditori è ufficialmente aperta».