Annalena Benini, Io Donna 12/10/2013, 12 ottobre 2013
HELEN FIELDING: “BRIDGET JONES (NON) SONO IO”
Bridget jones è nata, si è sposata ed è rimasta vedova su una poltrona. Non si siede a una scrivania per scrivere? «Orrore, no! Ho bisogno di stare comoda!». Non rispetta orari o tabelle di marcia? «Ho sempre aspirato a fare come Hemingway, che si alzava presto, scriveva subito e per il resto della giornata giocava a tennis e pranzava senza rinunciare a un paio di bicchierini, ma sono, diciamo, meno ordinata». Divora anche lei una confezione dietro l’altra di formaggio grattugiato quando è in crisi? Passa le sere a spidocchiare la testa dei figli e controllare Twitter? Le piacciono i ragazzi più giovani? Ha un debole per il burbero insegnante di suo figlio?
È grande la tentazione di vedere in Helen Fielding l’incarnazione di Bridget Jones: lo è da quando, nel 1999, l’eroina di una generazione di donne single sui trent’anni ha fatto la sua prima comparsa sulle pagine del quotidiano Independent nella forma di rubrica anonima. Era lei? Non era lei?
«All’inizio ho fatto di tutto per nascondere che l’avevo creata io: no, no, non sono così! Non fumo, non bevo, sono vergine... La realtà è che ogni genere di scrittura ha un che di autobiografico, ma Bridget e io non siamo la stessa persona». Dopo tre romanzi, due film e qualcosa come 40 milioni di euro in diritti d’autore, la scrittrice è tutt’ora costretta a sottolinearlo. Del resto, un po’ se la cerca: la Bridget di Un amore di ragazzo (appena pubblicato da Rizzoli) ha passato i 50, ha due figli, un maschio e una femmina, è di nuovo alla ricerca di un uomo dopo la morte di Mark Darcy; Fielding ha la stessa età, lo stesso numero di figli e dello stesso sesso, si è recentemente separata dal compagno Kevin Curran, il produttore dei Simpsons...
Il continuo confronto non le dà fastidio? «Credo sia inevitabile. Cerco di restarne fuori, mi chiudo nel mio mondo». Un mondo bello e confortevole - lasciando partner e California ha acquistato una villetta nel quartiere trendy di Primrose Hill, a Londra - e sicuramente straripante di risate, perché se c’è una qualità che Bridget e Fielding hanno in comune è il senso del buffo e del ridicolo: la perspicacia di cogliere l’humour anche in situazioni all’apparenza difficili.
Se bridget è sempre sull’orlo del baratro, la sensazione è che Helen invece se la sappia cavare. «Mi succedono cose molto divertenti: sono circondata da episodi che sembrano vignette, scrivo tutto, ho sempre un taccuino con me. I miei libri nascono così. Prima di usare qualcosa che arriva da altri cerco di chiedere il permesso, se è possibile. La gente mi racconta le cose più strane». Tipo? «Tipo questa mia amica che ha conosciuto un uomo, si sono piaciuti, sono andati a letto. Lei pensava che fosse libero. Invece tre giorni dopo le è arrivata con Instagram una foto dell’uomo raggiante di felicità con in braccio un bambino. Sua moglie aveva appena partorito. Cosa puoi fare se non ridere? ». Il tutto, chiaramente, è finito nel libro.
Fielding non pesca solo tra le disavventure degli altri. Nell’episodio nel primo romanzo in cui Bridget lega i porri con lo spago blu e si ritrova una minestra di un colore assurdo, la protagonista originale era lei stessa. « Mi capita, e soprattutto mi capitava, di essere troppo ambiziosa in cucina. Inviti gli amici a cena, decidi di fare una ricetta nuova, un po’ ricercata, ti manca lo spago, ce n’è uno blu, che male può fare, ti chiedi? E arriva il disastro» .
In Un amore di ragazzo Bridget si distrae un attimo e le vanno a fuoco gli spaghetti. « Fatto anche quello» . Immaginazione, occhio osservatore, creatività. Sorprende, allora, che siano solo tre i romanzi di Bridget Jones e che, tra il secondo e il terzo, ci sia stata una pausa di 14 anni. « Ho scritto altre cose, per il cinema e la tv, ho imparato molto. Questa volta non ho avuto bisogno di rubare la trama a Jane Austen! Scherzi a parte, a Bridget ci tengo. Per me la sua voce è molto chiara. Non volevo scrivere tanto per scrivere. Sono tornata a lei quando mi sono resa conto di avere altre cose da dire».
Ecco, dunque, l’amore al tempo di Facebook, Twitter e sms (« Chi parla al telefono oggi? Quando qualcuno mi chiama mi sembra quasi un’intrusione» ), la difficoltà di destreggiarsi tra gli impegni dei figli (« Chi ha deciso che per crescere bambini felici bisogna scarrozzarli da una festa a tema a un corso di judo?» ), la constatazione che il tempo avanza. Il tutto, e qui si vede il talento della scrittrice, infilando tra le righe l’incolmabile vuoto e l’insostenibile senso di fragilità che lascia la scomparsa della persona amata. ma doveva proprio farlo fuori, il nostro signor Darcy? Perché privarci di Colin Firth nel prossimo film?
«È stato difficile dirglielo. Gli ho telefonato, gli ho chiesto di sedersi e mi sono assicurata che non fosse solo. È stato come se fosse veramente morto qualcuno. Lui continuava a dire che gli dispiaceva moltissimo, io pure. Ci eravamo affezionati, a lui il ruolo piaceva. La verità è che Darcy non avrebbe mai lasciato Bridget, l’adorava, e allora non c’erano alternative. Doveva morire. Ma le fan stiano tranquille. Nel film Colin ci sarà» . È scaduto il tempo, Helen ha un altro impegno, deve correre via. Prima, però, dice all’assistente, deve assentarsi “un momento’’. « Questione di un attimo, ci metto proprio due secondi» assicura. Che, come Bridget, corra fuori a fumare una sigaretta di nascosto e scolare mezzo bicchiere di Chardonnay?