Angela Frenda, Io Donna 12/10/2013, 12 ottobre 2013
ELENA CATTANEO: “IL PRIMO GIORNO A PALAZZO MADAMA? COME A SCUOLA”
E ora? Dobbiamo parlare di me?». Elena Cattaneose ne sta rintanata dietro la sua scrivania, al quarto piano di una palazzina anonima e scalcinata con affaccio sui treni della stazione di Lambrate. qui, nella prima periferia di Milano, c’è la sede del laboratorio dove lei e il suo staff di ricercatori ogni giorno studiano e cercano di sconfiggere la malattia di Huntington, di tipo genetico neurovegetativo. la neosenatrice a vita, scienziata di fama mondiale, direttore di Unistem, il centro di ricerca sulle staminali dell’Università di Milano, è uno scricciolo di 50 anni («non 53 come hanno scritto molti!») che non indossa mai gonne, un passato da pallavolista («battitrice»), laureata in Farmacia, cattolica non praticante, padre operaio Fiat, madre casalinga, originaria di Brugherio, da ragazzina girava su un Gilera rosso 4 marce («regalo per la licenza media») e quando può, adesso, va a nuotare alle 7 del mattino («Faccio 120 vasche in un’ora e venti»). la sua nomina ha suscitato scalpore. Terza donna nella storia d’Italia a ricoprire questo incarico, dopo Camilla Ravera e Rita Levi Montalcini, e in assoluto la più giovane senatrice a vita nella storia della Repubblica, è stata attaccata da alcuni giornali di centrodestra che ne contestavano la terzietà, ma anche il valore. Cattaneo spalanca gli occhi: «quelle critiche non riesco a spiegarmele. Ma non importa. Io credo che quello che infastidisce è il concetto rivoluzionario adottato dal presidente Napolitano con la mia e le altre nomine: pescare fuori dal gruppo e mettere pezzi di società attiva in Parlamento.
Perché la prossima volta che si parlerà di staminali ci sarà qualcuno che saprà davvero di cosa si sta discutendo. non dimentichiamo che questo è il senato che ha votato a favore del caso Stamina, una follia priva di evidenze di fatto. su argomenti specifici bisogna avvalersi di professionisti che aiutino a distinguere tra ciarlatani e persone serie». l’unica certezza della professoressa Cattaneo, al momento, è che non lascerà mai il suo laboratorio: «Me lo ha chiesto proprio Napolitano: lei deve proseguire i suoi studi, è quello l’impegno che le chiedo». E il Senato? «Per esserci ho rivoluzionato la mia agenda, eliminando tutte le attività extralaboratorio. Anche l’insegnamento, in parte. Così ho recuperato il 30 per cento del mio tempo. Fantastico, no? Per la prima volta nella mia vita faccio solo due cose». La conciliazione su di lei come funziona? «Ho due figli. una di 21 che fa medicina. Il 16enne che... è interista. A 7 anni lo trovai ipnotizzato davanti alla tv a vedere il videomessaggio di Berlusconi. C’era un silenzio surreale. Al termine si alzò e disse: mamma, da grande sarò un bambino comunista». Il vero segreto, per una donna, «è però avere un partner complice. Mio marito è un architetto che insegna da sempre, con testardaggine e convinzione nella scuola pubblica. quando ci siamo sposati, nel 1988, avevo 26 anni e sono partita quasi subito per Boston per 3 anni. A memoria è venuto sempre lui da me... E anche dopo, quando sono nati i bambini, siamo stati intercambiabili». Prima lo choc iniziale di essere stata scelta da Napolitano e gli inizi semicomici: «È stato divertente quando abbiamo scelto i posti. sembrava di essere a scuola. Il presidente Pietro Grasso ce li mostrava sulla piantina. Sotto i grillini ci abbiamo messo Rubbia. Io mi sono seduta vicino a Monti, che mi ha subito detto: professoressa, non si faccia spostare da qui, mi raccomando...». Timori? «Mah, sa cosa le dico: io sono una scienziata e noi siamo abituati a essere soli nel deserto. Siamo temprati alle difficoltà. Non ho paura di niente. In questo Paese si manipolano fatti ed evidenze... anche nella polemica sugli animali: senza di loro non si possono portare avanti molte sperimentazioni. Questo è un fatto. sennò chi glielo dice ai bimbi affetti da sclerosi multipla che ci fermiamo qui?».
La neosenatrice intende creare per il suo staff una task force di giovani «nel mio bellissimo ufficio al senato. Certo, Renzo Piano ha un tavolo fantastico. Ma il mio ha una luce stratosferica. sto cercando, sulla base di curricula, una persona laureata in Filosofia della scienza o in storia della Medicina. una seconda invece dovrebbe avere specificità sui temi politici e legislativi. l’obiettivo è poi di allargare il gruppo di lavoro. Mi piacerebbe se qualche innovatore investisse in un dottorato di ri- cerca sulle tematiche di scienza e Politica». Non vuole sentir parlare di soffitto di cristallo, «almeno non nel settore scientifico. Io ne sono la prova». Gioca con le collane etniche che compra nel negozio di una zia a Cesano Maderno. «Ci vado due volte l’anno a fare incetta di abiti e acces- sori. sono pericolosa...». non si trucca, solo una terra basic, ma ammette di avere il complesso delle gambe troppo corte. E un grande rimpianto: «Ho portato la mia prima figlia in laboratorio che aveva quattro giorni di vita. la mettevo sotto la scrivania. l’ho allattata per 3 mesi, poi è toccato al papà occuparsene... Ma mi porto dietro il continuo senso di colpa di non esserci stata abbastanza per loro. l’unica soluzione che ho trovato è stata quella di coinvolgerli e spiegare cosa fa- cevo, perché ero sempre fuori. Hanno capito. E ora pensano ne sia valsa la pena».