Paolo Siepi, ItaliaOggi 12/10/2013, 12 ottobre 2013
PERISCOPIO
Ieri Silvio Berlusconi si è incontrato a Palazzo Grazioli con Raffaele Fitto. L’ex governatore della Puglia ha spiegato al presidente la sua «idea sull’unità partito, sul ruolo o dovere dei governativi, sul progetto di riforma della vita democratica del Pdl (o Forza Italia) che deve passare necessariamente attraverso una fase congressuale indispensabile per eleggere e non nominare?». Stranamente Berlusconi non si è addormentato: ne siamo sicuri perché sbadigliava. Mattia Feltri. La Stampa.
L’Italia è l’unico paese al mondo dove gli artisti, anziché bere, drogarsi, darsi alle orge e fare risse, si sono ridotti a fare i moralisti e a battere la mani ai pm. Pierangelo Buttafuoco. Il Foglio.
In Sampdoria-Torino ho visto appioppare otto ammonizioni per contrasti che, un tempo, non sarebbero stati nemmeno falli. Il campo si è trasformato in una sorta di «tea party». La Tv ha completato il tutto (sono stati quei morbosi segaioli di Sky a cogliere un coro che nessuno aveva sentito). Un calciatore che ha ricevuto un pestone non può nemmeno usare una sacrosanta imprecazione, che l’arbitro non ha sentito o saggiamente ignorato che, zac, la moviola la traduce sul labiale. La tv ha invaso il sacrario. Basta, via, raus, foera de ball. Ridateci il calcio di una volta. «Un po’ di violenza non fa mai mal». Massimo Fini. Il Fatto quotidiano.
Il faccia a faccia con Guido Barilla è avvenuto nello studio del consigliere regionale dell’Emilia-Romagna, Franco Grillini. Nel comunicato si legge che «le associazioni omosessuali hanno avuto occasione di illustrare il loro punto di vista sulla nota polemica e di ascoltare le considerazioni di Barilla. Dopo uno scambio durato circa un’ora e mezza, l’azienda si è impegnata a produrre proposte concrete in tempi certi, che saranno oggetto di successivo incontro». E non creda di cavarsela con la nuova linea di cazzetti in brodo. Andrea Marcenaro. Il Foglio.
Jimmy Fontana sosteneva che il mondo non si è fermato mai un momento solo perché non conosceva il Pd. Jena. La Stampa.
Pietro Grasso, presidente del Senato, nella ricorrenza del 2010 della strage di via dei Georgofili a Firenze (1994) dichiarò ai parenti delle vittime che la mafia aveva messo le bombe per agevolare l’avvento di nuove realtà politiche che potessero esaudire le sue richieste. Allusione scopertissima a Forza Italia e a Berlusconi. Scoppiata la polemica disse di essere stato frainteso, in realtà aveva parlato a vanvera. Tanto che nel 2012, il Cav. mafioso diventò eroe antimafia: «Gli darei un premio speciale», disse Grasso, «con le sue leggi abbiamo sequestrato alla mafia beni per 40 miliardi». Continuando a dare un colpo al cerchio e una alla botte il Superprocuratore è diventato presidente del Senato. Giancarlo Perna. Il Giornale.
Gianni Letta ha il merito di aver rappresentato e difeso sempre le istituzioni. Ricordo che nel giugno 1994 ci trovammo a casa di Berlusconi in via dell’Anima. Giuliano Ferrara e Cesare Previti erano per eleggere presidente del senato Carlo Scognamiglio. Io e Letta volevamo riconfermare Giovanni Spadolini. La vittoria di Scognamiglio fu la prima sconfitta dei moderati nella storia della Seconda repubblica. L’inizio della ventennale contrapposizione selvaggia tra berlusconiani e antiberlusconiani. Pier Ferdinando Casini. Sette.
Il successo non regala la felicità. Perché il successo, prima o poi, passa. E quando passa, lascia le persone che ha sfiorato con la sua bacchetta magica, vuote, impaurite, talvolta acide e rancorose. Il successo è come un lifting. Lì per lì ci illude, rimodellando al meglio i muscoli esteriori della nostra personalità. Ma quando, con il tempo, la plastica si corrode, viene a nudo quello che c’era prima. La struttura di base. E spesso si tratta di un fragilissimo spessore umano. Conosco anche molti uomini potenti. Ma guardando nel fondo dei loro occhi dove non riesci mai a vedere nitidamente la loro verità, non ho mai visto tracce di felicità. Così come la felicità non va per forza a braccetto con la bellezza. Perché la bellezza è un dono della natura. Mentre la felicità è una conquista dell’anima. E nemmeno la troppa intelligenza garantisce la felicità. Perché chi è troppo intelligente, spesso diventa superbo, oppure diventa matto e infelice, proprio per il troppo ragionare e riflettere. Enrico Vanzina, Commedia all’italiana. Newton Compton editori.
Quei ragazzini, oggi tutti felicemente inseriti «nel sistema» promossero l’occupazione del Liceo Parini a Milano. La prima notte, io e tua madre non dormimmo. capì che non era una cosa seria quando, dopo due giorni di lotta dura senza paura, tuo fratello Guido, si prese un paio di ore di licenza e tornò a casa perché, disse, «i cessi del liceo sono ridotti da far schifo». Allora commisi un errore imperdonabile: mi introdussi nel castello assediato dopo aver superato agevolmente lo sbarramento delle sentinelle, tutti ragazzi che avevo visto aprire il frigorifero di casa nostra senza nemmeno dire «posso?» o «grazie». Raggiunta l’aula magna parlai agli insorti esortandoli a un’onorevole resa. Mi cacciarono con urla e fischi. Vidi Guido nascondersi sotto il banco. Un’ora dopo i carabinieri sgomberarono il liceo. Guido, che con pochi irriducibili non voleva mollare, fu sollevato di peso e deposto sul marciapiede. C’eravamo tu ed io, io come padre e tu come cronista de «la Notte». Tornammo a casa insieme e io dissi: «Bella soddisfazione vedere un figlio tra i carabinieri...». Lui rispose: «Bella soddisfazione vedere un padre preso a pernacchie...». Tacevi ma lessi nei tuoi occhi quello che non avevate osato rinfacciarmi durante le discussioni che esplodevano a tavola: per voi io era un reazionario cretino. Un giorno mi stancai e vi dissi. «Credete di essere di sinistra ma se volete ricostruire il nuovo, dovete prima abbattere il vecchio e solo la Dc è in grado di sfasciare tutto! Un vero rivoluzionario non vota Pci, ma Dc!». Guglielmo e Vittorio Zucconi, La scommessa. Rizzoli.
Il vantaggio dei campi nudisti è che quando arriva un tizio per dirle: «Vi amo», lei può rispondere: «Sì, signore, lo vedo». Coluche, Pensèes et anecdotes. Le Cherche Midi.
Mi sento realizzato solo quando non faccio niente. Roberto Gervaso. Il Messaggero.