Andrea Franceschi, Il Sole 24 Ore 12/10/2013, 12 ottobre 2013
IN EUROPA SOLTANTO LE «LOW COST» HANNO RESISTITO AI VENTI DELLA CRISI
Da una parte le compagnie low cost, con solidi margini di guadagno grazie a un modello di business fondato sul contenimento dei costi. Dall’altra i vettori più tradizionali, che resistono solo grazie ai margini dei voli a lunga percorrenza. In mezzo compagnie come Alitalia che non sono abbastanza grandi per guadagnare quote di mercato sulle tratte più lunghe e si trovano a competere sulle quelle medie con le low cost ma senza una struttura di costi che glielo permetta.
Questa è la fotografia del settore del trasporto aereo che emerge dai dati di bilancio e dalle performance di Borsa delle principali compagnie aeree del Vecchio Continente. Partiamo dalla Borsa. Il verdetto, come si può vedere dal grafico a fianco, è inequivocabile: il mercato in questi anni ha premiato le low cost. Da gennaio 2011 a oggi il rialzo delle azioni easyJet è stato del 230% mentre Ryanair ha registrato un balzo del 78 per cento. E questo a fronte di un andamento decisamente deludente dei colossi Lufthansa (-10,3%) e Air France (-43,6%). Questo "spread" tra le compagnie tradizionali e le low cost riflette un migliore andamento del conto economico di queste ultime. Il fatturato di Ryanair negli ultimi tre anni è cresciuto del 16,7% mentre quello di easyJet del 12,5% a fronte di una media di settore che la banca dati S&P Capital Iq fissa all’8 per cento. Sulla redditività poi non c’è proprio partita. L’incidenza del margine operativo sul totale dei ricavi è al 14,1 per la compagnia irlandese mentre la rivale britannica si ferma all’8,6 per cento. E questo a fronte di un 1,7% di Lufthansa e di un margine negativo dell’1,2% per Air France. In negativo anche il dato di Alitalia che ha chiuso il bilancio 2012 con un operating margin negativo del 3,3%, in flessione del 3,1% rispetto al 2011. In questi anni le low cost sono poi riuscite a ridurre in maniera rilevante il proprio indebitamento grazie ai consistenti flussi di cassa. Il debito lordo di Ryanair nel 2008 era pari a 7,1 volte l’Ebitda, oggi è sceso a 3,3 volte mentre per easyJet il rapporto è sceso da 4,2 a 1,5 volte. Numeri nettamente migliori della media di settore in Europa che S&P Capital Iq fissa a 4,1 volte. Soglia superata di molto da Air France che ha un debito lordo pari a 7,6 volte l’Ebitda.
Questa polarizzazione tra compagnie tradizionali e low cost si è amplificata con la crisi. Secondo il Centre for Aviation, provider internazionale di analisi sul settore, le compagnie tradizionali possono sopravvivere solo conservando posizioni predominanti nei voli a lunga tratta, una nicchia di mercato «ancora abbastanza difendibile». La differenza la fa il chilometraggio medio dei voli. Sopra la soglia dei 1.500 km per le compagnie tradizionali c’è ancora mercato, sotto è territorio delle low cost. Alitalia, che sotto la gestione Cai ha tagliato la percorrenza media dei voli, viaggia a una media di 1.463 km, appena sotto la soglia spartiacque. Questo a fronte di una struttura di costi non paragonabile a quella delle low cost. Non c’è da stupirsi se, a cinque anni dal salvataggio in nome dell’italianità (costato oltre 3 miliardi ai contribuenti), l’azienda sia tornata al punto di partenza: a corto di liquidità e a caccia di un cavaliere bianco che ne risollevi le sorti.
@24finanza